I 60 anni della Costituzione repubblicana con i professori Francesco Bertolini e Francesco Rimoli.
Teramo | Tre Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale festeggiano alla Università di Teramo i 60 anni della Costituzione italiana del 1948. Due sono le giornate celebrative: giovedì 6 e venerdì 7 novembre al Campus Sant'Agostino, Facoltà di Giurisprudenza.
di Nicola Facciolini
Tre Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale festeggiano a Teramo i Sessant'anni della Costituzione repubblicana, all'Università degli Studi di Teramo con due giornate celebrative, giovedì 6 e venerdì 7 novembre. Evento organizzato dall'Ateneo aprutino in collaborazione con la Prefettura di Teramo, con il coordinamento scientifico dei professori Francesco Bertolini e Francesco Rimoli della Facoltà di Giurisprudenza.
Giovedì 6, alle ore 10, nell'Aula Magna del Campus universitario di Coste Sant'Agostino sarà presentato il volume: "I giovani al tempo del 2008. A 60 anni dalla Costituzione, a 40 anni dal '68", edito dalla Banca di Teramo. Dopo i saluti del rettore dell'Università degli Studi di Teramo, Mauro Mattioli, interverranno l'on. Antonio Tancredi, presidente della Banca di Teramo, Francesco Camerino, prefetto di Teramo, e Rita Tranquilli Leali, preside della Facoltà di Giurisprudenza. La giornata di venerdì 7 sarà dedicata al convegno dei Sessant'anni di Costituzione.
I problemi dell'integrazione nell'esperienza repubblicana, che si terrà, a partire dalle ore 10, nella Sala delle lauree della Facoltà di Giurisprudenza. Nel corso dell'incontro di studio sarà analizzata la capacità della Costituzione repubblicana di presiedere ai processi di integrazione sociale, economia e politica che hanno caratterizzato la vita della Repubblica, ma la Carta Costituzionale sarà approfondita anche come fattore di continuità e stabilità sia nelle grandi trasformazioni del sessantennio repubblicano sia nei processi incompiuti di "integrazione" (condivisa?) negli ultimi 10 anni.
Dopo i saluti del rettore, Mauro Mattioli, del prefetto di Teramo Francesco Camerino, e del preside della Facoltà di Giurisprudenza Rita Tranquilli Leali, la prima sessione dei lavori sarà presieduta da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, e sarà dedicata al tema La Costituzione e i processi di integrazione sociale. Interverranno Francesco Cerrone, dell'Università di Perugia, e Cesare Pinelli, dell'Università "La Sapienza" di Roma.
La seconda sessione, dal titolo La Costituzione e i processi di integrazione economica, sarà presieduta da Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale. Interverranno Luisa Cassetti, dell'Università di Perugia; Roberto Nania, dell'Università "La Sapienza" di Roma; Salvatore Bellomia, dell'Università di Roma "Tor Vergata". La giornata si concluderà con una sessione pomeridiana, con inizio alle ore 15.00, che sarà dedicata al tema La Costituzione e i processi di integrazione politica. Sotto la presidenza di Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale, interverranno Paolo Ridola, Giuseppe Ugo Rescigno e Angelo Antonio Cervati, dell'Università "La Sapienza" di Roma.
E risuonano le parole pronunciate da Piero Calamandrei agli studenti milanesi, pronunciate nel 1955 così attuali ancora oggi. "Tanti auguri Costituzione, tanti auguri agli italiani. La Costituzione - afferma Calamandrei - non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica. È un po' una malattia dei giovani l'indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n'importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?»
E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn'è mica mio!». Questo è l'indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c'è, si vive in regime di libertà. C'è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono... Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l'aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica...
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell'Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c'è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane...
E quando io leggo nell'art. 2: «l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell'art. 11: «L'Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie... ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini! O quando io leggo nell'art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour! O quando io leggo nell'art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell'art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l'ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell'art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani...Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione". Noi ci permettiamo di aggiungere: amiamo la libertà dunque nessuno tocchi il Parlamento della Repubblica, istituzione più che bimillenaria!
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04/11/2008
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