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Silvia Ballestra ha presentato venerdì il suo libro “Piove sul nostro amore” all’Auditorium comunale

San Benedetto del Tronto | Il libro ripercorre gli eventi e i personaggi che hanno accompagnato la discussione pubblica sulla legge 194.

di Maria Teresa Rosini

Silvia Ballestra( Foto Cellini)

"Piove sul nostro amore" è un titolo più da romanzo che da saggio, ma l'autrice Silvia Ballestra, nel libro che ripercorre gli eventi e i personaggi che hanno accompagnato la discussione pubblica sulla legge 194, intreccia così sapientemente le categorie del "privato" e del "politico" che la scelta risulta fortemente evocativa ed efficace.

Il libro è stato presentato venerdì sera all'Auditorium comunale alla presenza dell'assessore Margherita Sorge, dell'organizzatore Mimmo Minuto e di Filippo Massacci che ha introdotto la conversazione con l'autrice.

La legge 194 che consente e regola nel nostro paese l'ivg (l'interruzione volontaria della gravidanza) è stata approvata nel 1978 e confermata dalla vittoria (88%) nel referedum elettorale del 1981 promosso da coloro che ne chiedevano l'abrogazione. Prima della sua approvazione il ricorso agli aborti clandestini era una realtà alla quale si pagava un tributo significativo di morte o di danni permanenti alla capacità di riproduzione delle donne e alla pratica dell'aborto si ricorreva ugualmente in strutture sanitarie straniere, se si aveva abbastanza denaro da poterselo permettere.

Il libro, ci dice l'autrice, nasce dalla necessità di fare chiarezza sul senso attuale della legge e sullo stato della sua applicazione, alla luce delle più recenti prese di posizione che ne rimettono in discussione il contenuto emerse da diversi versanti (cattolici e laici) e della pioggia di dichiarazioni, trasversali ai vari schieramenti politici, orientate nella stessa direzione.

L'aborto è uno di quei temi in cui le scelte della coscienza individuale e l'intervento politico che ne regola le manifestazioni devono cercare un equilibrio che salvaguardi la libertà delle scelte personali nel rispetto di norme stabilite. Insieme alla fecondazione assistita (eterologa), al testamento biologico, alla sperimentazione sugli embrioni, all'eutanasia è anche un tema in cui, nel nostro paese, i pronunciamenti della Chiesa cattolica hanno sempre condizionato pesantemente una discussione razionale che tenesse conto delle differenti concezioni della vita umana e del senso della morte presenti negli individui che di questa nazione sono cittadini.

Il viaggio dentro questo universo di contraddizioni, mancanze, tentativi di ritorno ad un passato che è stato terribile (la condizioni vissuta dalle donne prima della 194) Silvia Ballestra ci racconta di averlo iniziato a partire dall'8 marzo 2008, centenario della "festa" delle donne. In esso l'autrice ha raccolto le testimonianze dei protagonisti storici della battaglia in favore della legge, dal ginecologo Silvio Viale di Torino, al professor D'Ambrosio della clinica Mangiagalli, ma ha ricercato anche le ragioni di coloro che dell'aborto e della 194 sono strenui oppositori, da Giuliano Ferrara, con la sua proposta di moratoria sull'aborto, agli organismi della Chiesa cattolica, al Movimento per la vita, associazione spesso presente all'interno delle strutture pubbliche per dissuadere ed assistere le donne che vi si rivolgono per abortire.

La contrapposizione tra i due fronti, quello dei difensori della legge e quello favorevole a limitarne l'applicazione o a eliminarla, si sono arricchite nel tempo di nuovi elementi di contrasto.
L'ultima "frontiera" degli antiabortisti, ci dice Silvia, è quella dell'opposizione all'aborto terapeutico (previsto anch'esso dalla 194), quello cui la madre può decidere di ricorrere nel caso si evidenzino, dagli esami effettuati durante la gestazione, gravi malformazioni o malattie del feto e che costituisce un vero dramma per la donna in quanto comporta la decisione di rinunciare ad un figlio sicuramente voluto perché non riesce o non può per diverse ragioni pratiche o psicologiche, farsi carico di un futuro difficile.

Emblematica su questo tema, per il risalto avuto sulla stampa, la vicenda dell'irruzione delle forze dell'ordine in una struttura sanitaria di Napoli per verificare le condizioni di un intervento di aborto terapeutico: una violenza in più per una madre già in condizioni di forte stress emotivo.
Un tema attuale è anche quello della pillola RU486, quella in grado di provocare un aborto chimico senza necessità di intervento chirurgico, ben più invasivo. Il suo utilizzo è previsto da molti anni in diversi paesi europei, ma non ancora in Italia dove la sua introduzione, data sempre per imminente, ancora non è stata attuata.

L'autrice ha concluso il suo viaggio all'AIED ( Associazione italiana per l'educazione demografica) di Ascoli Piceno, consultorio storico (esiste dal 1974) tra i più efficienti in Italia, da cui ha ricevuto informazioni sui problemi attuali di applicazione della 194.

Due gli ordini di problemi su cui poi si è sviluppata la discussione in sala, grazie anche alla presenza dei medici operatori dell'AIED (tra i quali le ginecologhe Palma del Zompo, Tiziana Antonucci, la pediatra Olimpi ) che hanno fornito un quadro esauriente dell'attualità della legge 194:
• i pesanti condizionamenti cui l'applicazione della legge è soggetta a causa di una massiccia obiezione di coscienza di cui si avvalgono molti dei ginecologici presenti nelle strutture sanitarie pubbliche (la cui scelta viene, secondo la Ballestra, condizionata da motivi di "carriera" e da un clima intimidatorio);
• un iter burocratico tortuoso cui spesso le donne sono sottoposte a causa della mancanza di operatori sanitari e che costringono ad attese estenuanti che culminano spesso a ridosso dei termini previsti per poter praticare l'ivg;
• la mancanza delle risorse finanziarie stanziate per l'attuazione della legge e poi disperse in rivoli di altre destinazioni;
• la condizione delle donne straniere senza permesso di soggiorno private (per l'emendamento della Lega che costringerebbe i medici alla denuncia) sia della possibilità di accedere sia all'ivg, o alla contraccezione, sia di un'assistenza adeguata durante la gestazione.
• Il fatto che l'accesso alla contraccezione più efficace subisca condizionamenti dovuti, ad esempio, alla mancanza di un farmaco contraccettivo orale "generico", quindi di costo inferiore, e sia a pagamento.

Un' applicazione della legge quindi fortemente penalizzata e che costringe i non obiettori a farsi carico di un lavoro certo non facile né psicologicamente neutro.
Tutto questo in un paese in cui, oltretutto, come ricorda Silvia Ballestra, nessuna seria e credibile politica in favore delle donne e della maternità viene realizzata e in cui l'ipocrisia della doppia morale finisce col penalizzare maggiormente le donne meno tutelate economicamente e socialmente.

Al termine della discussione il problema si definisce, pur nel quadro esauriente di tutti gli aspetti evidenziati, nell'incapacità di settori della società e delle forze politiche che li rappresentano, di avere uguale considerazione di sensibilità e concezioni etiche della vita differenti le une dalle altre, di avere consapevolezza delle condizioni sociali, culturali ed economiche spesso drammatiche delle donne e di permettere alla coscienza individuale la possibilità di operare scelte che sono comunque estremamente dolorose e raramente frutto di comportamenti di leggerezza e irresponsabilità come spesso vengono raffigurati.

Il condizionamento più intransigente alla libertà delle donne proviene da coloro che intendono affidare ad una legge dell'ordinamento dello stato (o alla sua abolizione), la possibilità di operare da catalizzatore etico, da costruttore di moralità all'interno di una società quando il percorso è esattamente l'opposto: una visione etica della vita non viene calata dall'alto, ma è frutto di un percorso personale o sociale.

Legittimo quindi che la Chiesa cattolica o altri movimenti di opinione si pronuncino su questi temi sollecitando una riflessione collettiva utile alla società (il che sarebbe auspicabile anche su molti altri temi etici spesso tralasciati o comunque poco considerati), mentre riesce più difficile accettare che tutto questo si risolva nel voler collaborare ad eliminare o contrastare l'applicazione di una legge dello Stato sulla quale la volontà dei cittadini si è già espressa (e non sembra essersi modificata considerando che la lista "Pro life" di Ferrara non ha certo ottenuto grande adesione da parte degli italiani).

E' pericoloso che alcuni vogliano ergersi a giudici di tutti e sarebbe più opportuno che si cercassero altre strade per condurre una sensibilizzazione su questi temi.
Il sospetto legittimo che può essere indotto nella pubblica opinione è che sul tema dell'aborto, della vita e della morte le considerazioni e gli obiettivi che entrano in gioco e diventano determinanti nell'affermazione di determinate posizioni, non abbiano nulla a che vedere né con l'etica né con la fede.

09/12/2008





        
  



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Silvia Ballestra( Foto Cellini)
Silvia Ballestra( Foto Cellini)

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