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Presepio vivente di Miano: oltre 100 figuranti per la Natività. Come a Betlemme,Epifania di culture.

Teramo | Prima Edizione del Presepio vivente a Miano per riscoprire la Natività di Gesù di Nazareth. Epifania, evento-ponte tra la cultura ebraica e cristiana. Oltre cento figuranti hanno animato la sacra rappresentazione tra le vie del borgo medievale.

di Nicola Facciolini

Natività

La grande visione di san Francesco d'Assisi, della Gerusalemme Celeste sulla Terra, possiamo certamente cercarla e trovarla nella povera e gelida capanna della Santa Famiglia di Nazareth, rappresentata nel Presepio da otto secoli a questa parte, in ogni modo possibile e immaginabile. Secondo le usanze e i costumi del territorio, il Presepio è il centro focale delle festività natalizie.

Dall'Oriente all'Occidente, il presepio è un "ponte" culturale tra ebrei e cristiani: presepio di statuine e presepio vivente, annunciano mirabilmente all'umanità sofferente l'Epifania, la manifestazione di Dio sulla Terra per la nostra salvezza, fertile substrato storico tra Israele e l'Occidente. Dunque, non di mera rappresentazione teatrale stiamo parlando, attesa la sua profonda valenza spirituale e sociale nei secoli, bensì di "vissuto" divino e umano per la riscoperta della pace autentica nei cuori, visione dell'umanità nuova, redenta e trasfigurata in Cristo. Lo hanno capito benissimo i cittadini della provincia di Teramo: a Cerqueto, a Giulianova, in vari paesini montani e, per la prima volta nel 2009 a Miano, sorridente borgo medievale del comune di Teramo, affacciato sul maestoso Gran Sasso d'Italia, re degli Appennini.

La temperatura polare, domenica 4 gennaio, non ha certamente scoraggiato i coraggiosi mianesi, mamme, papà, piccini e nonni, nel mettere in scena la loro prima edizione del Presepio Vivente di Miano. Tra le scene bibliche che connotano questa importante manifestazione, i mianesi hanno voluto porre la loro attenzione sulla quotidianità, sulla familiarità degli antichi mestieri e sulla semplicità degli animali che hanno fatto da cornice ai numerosi personaggi che con umiltà rappresentano il periodo più importante della nostra Storia. Miano si è trasformato in Betlemme e tra le atmosfere dell'epoca, centinaia di cittadini hanno rivissuto con incanto la Natività.

In verità, i personaggi storici del Presepio sono ebrei: lo erano Gesù di Nazareth, la Madonna, san Giuseppe, i pastori, gli abitanti dell'antica Palestina. Ebrei, non cristiani. Per questo, speriamo che i nostri "fratelli maggiori", nel rispetto delle reciproche differenze culturali e religiose, abbiano modo di comprendere l'autentico desiderio di Pace manifestato dal presepio e di partecipare alla comune visione del futuro nella storia. Come cristiani europei, infatti, dobbiamo riscoprire le nostre origini: non possiamo più tacere e nascondere la nostra storia e la nostra cultura che sono profondamente radicati nel vissuto delle popolazioni ebraiche di duemila anni fa. La riscoperta del valore universale Presepio, quale "ponte" tra le nostre culture e identità religiose, abbiamo ragione di credere che farà il "miracolo".

Il più grande ringraziamento và proprio ai nostri amici di Miano che, con coraggio ed amore verso il presepe, grazie al suo ideatore Don Cristian della parrocchia di san Silvestro, hanno accettato di accompagnare i cittadini in questa nuova avventura. Che non ci sarebbe senza gli amici del Presepio, le tante persone che seguono oramai da anni le tante edizioni nel nostro territorio e che ogni anno dedicano una giornata del loro tempo a questa manifestazione, forse scontata ma sempre magica senza la quale il Natale aprutino non sarebbe più lo stesso.

Un grazie sincero deve giungere a tutte le persone veramente impagabili che con amore verso la nostra Città di Teramo trovano sempre nuovi spunti e nuovi entusiasmi per riaccendere ogni anno la voglia di Presepio che inizia con l'allestimento di quello luminoso per concludersi con quello vivente. Anche la manifestazione religiosa e sociale del Presepio Vivente di Miano può e deve crescere negli anni, alimentata dal fuoco dello Spirito, dai valori universali della famiglia, del lavoro e della pace. La lettura biblica ebraica di domenica 4 gennaio 2009 ha presentato il confronto tra Giuseppe e Giuda, due dei dodici figli di Giacobbe: il primo è viceré d'Egitto, il secondo portavoce degli altri fratelli.

Il testo e la tradizione interpretativa li presentano come portatori di due diversi incarichi: Giuseppe garantisce, attraverso il rapporto con gli altri, la sopravvivenza fisica e materiale della famiglia, il nucleo originario delle dodici tribù. Il secondo è piuttosto garante della sopravvivenza spirituale attraverso lo studio.

Per gli ebrei sembra che solamente dalla loro collaborazione possa derivare il futuro del popolo di Israele, al quale apparteniamo anche noi cristiani come rivela la Sapienza nel libro del Siracide. La realtà è sempre più complicata ma i nostri popoli in Israele e in Palestina troveranno la soluzione per la futura unità in Europa. La Natività nel presepio è la diretta emanazione del Patto, così spesso ribadito nella Bibbia, con cui Dio promette ad Abramo di rendere la sua discendenza numerosa come le stelle.

Gli ebrei nella storia hanno fatto del loro meglio per rispettarlo, ma questo Patto rimane una promessa mancata a metà. Gli ebrei sono infatti uno dei popoli più piccoli della terra. Ebrei e cristiani oggi hanno il dovere di andare insieme incontro a questa promessa moltiplicando le vite e i discendenti. La Shoah del XX Secolo appartiene a tutti, non solo agli ebrei. Le testimonianze indirette e la teoria, però, servono a ben poco. Per avere un sussulto emotivo o emozionale è sufficiente Primo Levi.

La Memoria è divenuta fonte d'ispirazione letteraria ma è ancora assente nel Presepio cristiano. Forse per il senso di una materia che sempre più ci sfugge o per un senso di colpa. Anche nei confronti di Israele che come Stato non è nato dalla Shoah, come così spesso sentiamo dire. Israele è frutto dei 150 anni di sionismo che precedono la sua nascita. Siamo convinti che sarebbe nato anche senza la Shoah. Quest'ultima non ha infatti trasfigurato la storia ebraica. L'ha deturpata, ma la dignità della civiltà ebraica, del popolo e delle sue tradizioni sono rimaste intatte.

L'identità fondata sulla Shoah è stata per molti versi una scelta dello stesso mondo ebraico. Crediamo che l'ebraismo ha ormai capito che questo fondamento va progressivamente superato. Gli ebrei europei e gli israeliani sanno bene che la costruzione di un'identità nuova va fondata su altri valori. Che, in tutta umiltà, sono ben presenti anche nella tradizione culturale cristiana. Così potremo costruire insieme una Europa della civiltà, della vita e dell'amore. Come insegnano San Francesco e San Domenico, con il dialogo tutto è possibile.

05/01/2009





        
  



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