Per noi Peppino Englaro è un grande, è un eroe
San Benedetto del Tronto | Tutti nella vita hanno avuto a che fare con gli eroi. Spesso sono eroi patinati, di cartapesta o mediatici, eroi della retorica ed eroi passamaneria del potere. Ma per chi come noi abita sotto l'Olimpo gli eroi sono altri.
di Antonio Savino
Tutti nella vita hanno avuto a che fare con gli eroi. Spesso sono eroi patinati, di cartapesta o mediatici, eroi della retorica ed eroi passamaneria del potere. Ci sono anche i "Cavalieri del Lavoro", ma qui siamo al ridotto, alla patente di vicinanza alla casta.
Ma per chi come noi abita sotto l'Olimpo, fuori dei turbini dei palinsesti televisivi, gli eroi sono altri. Spesso sono eroi "della porta accanto", eroi del vissuto quotidiano, eroi del bene comune. Eroi invisibili che cadano da un'impalcatura di un cantiere, perchè non possono dire no al padrone, perchè hanno bocche da sfamare, o persone che fanno grandi cose per il bene comune come Gino Strada senza doversi pavoneggiare in televisione due volte al giorno.
Anche Peppino Englaro è un eroe per tutti noi che abitiamo fuori dal "palazzo". E' un eroe con occhi dei semplici, un eroe "diffuso" come tanti tra noi, e suscita empatia, appartenenza, un già visto. I nostri occhi riescono a vedere in lui e nelle sue scelte solo dei grandi gesti d'amore, il suo parlare, il suo camminare sono di un uomo giusto.
Per noi Peppino Englaro è un grande, nel suo dire e soprattutto nel suo non dire, quando è silenzioso come è silenzioso "l'urlo" di Munch. Con queste parole Edward Munch descrive la sua opera più famosa: «Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura...e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura». Riconosciamo nel suo volto i segni di chi ha visto il "Il grido della natura" avvolgere i suoi cari, ti piega le ginocchia e sei solo, non c'è nessuno a cui aggrapparti.
Ci identifichiamo perchè dietro le scelte apparentemente crudeli (sono tali solo per i poveri di spirito) ci vediamo solamente un'infinita vera, grande con-passione per una figlia. Chi come lui ha voluto portare alla luce del sole pratiche, necessità, gesti d'amore diffusi e altrettanto nascoste, del fare e non dire, chi ha voluto dare dignità umana e sociale al senso della vita e al senso dell'amore, ebbene, costui lo definiamo eroe.
Chi come lui ha vissuto sa che la vita e la morte non sono vuoti vocaboli contrapposti, ma un intreccio multicolore che chiamiamo esistenza. Solo i poveri di linguaggio, le comparse della vita, le "anime morte" del'agorà televisivo possono ridurre il vissuto, la vita, l'affetto ad un interruttore.
Welby, Peppino Englaro hanno provato a dare diritto di cittadinanza alla vita e di questo saremo loro sempre grati.
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18/02/2009
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