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Planck osserverà "L'origine dell'Universo"

San Benedetto del Tronto | Il 14 maggio, alle ore 15, dalla località di Kourou (Guyana Francese) su vettore Ariane 5, saranno lanciate nello spazio due missioni scientifiche: Planck e Herschel.

di Niceta Cosi

Nazzareno Mandolesi

Compito della missione Planck è quello di registrare il "primo vagito del nostro Universo" dunque della nascita dello spazio e del tempo; Herschel ci darà ulteriori informazioni di come dal brodo primordiale si siano formate le stelle e le galassie. Planck e Herschel sono due prodotti dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea) ma il contributo più significativo l'ha fornito l'ASI (Agenzi Spaziale Italiana) e in particolare l'INAF sezione IASF di Bologna sotto la direzione del dottor Nazzareno Mandolesi.

Il compito di Planck e Herschel sarà quello di rispondere a tante domande quali: cos'è accaduto negli istanti immediatamente successivi al Big Bang? come e di cosa è fatto l'Universo? come si sono formate le stelle e le galassie? e soprattutto quale sarà il destino dell'Universo? Planck misurerà l'anisotropia del fondo cosmico a microonde con uno strumento chiamato LFI (low frequency instrument) che è stato ideato dal dottor Mandolesi e realizzato presso il CNR di Bologna, sotto la sua supervisione e con il contributo e la collaborazione di centri di ricerca dislocati su tutto il pianeta. Herschel è di produzione francese ma con contributi significativi sempre del gruppo del CNR di Bologna e di altri centri di ricerca nazionali (lo sforzo è stato notevole e la realizzazione ha richiesto circa 15 anni di lavoro).

Il vettore Arianne 5 posizionerà i due strumenti su orbita denominata Lagrange 2, a 1,5 milioni di km dalla Terra sulla direzione Sole-Terra, ma dalla parte opposta del Sole. Da questa posizione Planck osserverà un grande cerchio nel cielo ma in realtà ogni rivelatore di Planck osserverà un proprio particolare cerchio di cielo. Riordinando le osservazioni prese, cerchio per cerchio, si costruisce una mappa del cielo per ogni rivelatore.

Dalla combinazione delle mappe specifiche si estrapolerà la mappa finale a ciascuna delle nuove frequenze osservate da Planck (9 frequenze fra 30 ed 857 GHz, ovvero fra 1 cm e 0.35 mm di lunghezza d'onda). Dovendo la strumentazione di Planck separare i segnali astrofisici dal segnale di fondo cosmico (CMB) permetterà agli analizzatori di studiare anche le varie sorgenti di emissione prodotte nella nostra galassia ed in quelle distanti.

L'analisi dei dati non sarà mai esatta in senso matematico in quanto, per quanto performanti, le ottiche di Planck non sono esattamente ideali. Per intenderci: quando un rivelatore punta in una direzione del cielo risulta sensibile, anche se in maniera minima, al segnale galattico spurio purtroppo non eliminabile. Ma la conoscenza accurata delle proprietà ottiche di Planck consente di tenere conto di questi effetti e sottraendoli alle mappe li rende praticamente trascurabili. Tutto questo perché? Secondo il Dr. Mandolesi "fotografando ed ascoltando l'Universo Bambino si risalirà alla fisica che ci domina cercando di gettare luce anche sulla ‘materia oscura' e tutto ciò che di ignoto ci circonda, dato che la materia luminosa conosciuta è solo il 4% della materia stimata nell'Universo".

Le ricadute di questa spedizione nel sociale possono essere notevoli: con la tecnologia sviluppata per Planck si può rendere trasparente la nebbia nel senso che si possono produrre strumentazioni da applicare sulle auto per ‘vedere' oltre il muro della nebbia....e non è poca cosa. Applicazioni possono farsi nel campo della chirurgia di alta precisione: sta all'industria ingegnerizzare i brevetti prodotti dal CNR.

Cosa dire a Nazzareno Mandolesi? Dire grazie non basta. Nazzareno è una persona che non ama i clamori ma con i fatti farà grande la Scienza Italiana in campo Astrofisico e di riflesso anche la nostra Provincia. Un grazie da parte del collega Paolo De Maio e degli alunni del Liceo Classico di Ascoli Piceno per i seminari che egli ha tenuto presso il nostro Istituto e per il trattamento riservatoci quando siamo stati ospiti presso il suoi laboratori. I suoi collaboratori, e in particolare il dottor Luca Valenziano, ci hanno edotti con seminari propedeutici alla visita presso i vari laboratori del CNR di Bologna. Ancora grazie Reno per la disponibilità e per l'amicizia che mi hai sempre riservato e di cui io mi onoro.

13/05/2009





        
  



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