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Il giro è finito. Menchov è il terzo russo a vincerlo. A Roma vince Ignatas Konovalovas.

Roma | Di Luca esce come il numero uno italico, ha galvanizzato i terremotati dì Abruzzo, ha trovato popolarità, finalmente, in un' Italia ciclistica che non lo ha mai amato.

di Renato Novelli

Avrebbe vinto anche la cronometro finale, se non fosse scivolato dietro la bici sui sampietrini di Roma, a poco più di un misero chilometro dall'arrivo. Una decina di minuti prima, forti di un vantaggio di 5 secondi di Di Luca al passaggio del terzo Km., i cronisti ci hanno fornito un ennesimo, improvviso grido alla retorica dell'"incredibile dictu" che ha accompagnato tutta la corsa.

Menchov vince il Giro con 43 secondi di vantaggio. La tappa va a Ignatas Konovalovas. Lituano, 24 anni, qualche risultato significativo. Nel 2009 ha vinto il Tour del Mendrisiotto. Uomo da crono breve, aiutato oggi da un po' di fortuna per il tempo atmosferico mutato e l'incidente di Menchov.

Sui 91 giri disputati, i vincitori non italiani sono stati 17,(3 svizzeri, 3 francesi, 3 russi, come detto, 2 spagnoli, 2 belgi, e uno ciascuno per la Svezia, gli USA, l'Irlanda e il Lussemburgo, cioè il mitico scalatore Gaul vincitore nel 1956 e nel 1959).

I giri vinti dagli stranieri sono 26 e rappresentano il 28,5% del totale di 91. Il primo straniero a vincere fu Hugo Koblet nel 1950, famoso per l'abitudine di pettinare i biondi lisci capelli in vista del traguardo. Un signore e seduttore di folle. Vinse anche un Tour e il Giro del 1953 lo perse solo perché Coppi fu più furbo di lui.

Koblet era maglia rosa e Coppi non riusciva a staccarlo, mentre tutta Italia lo implorava all'impresa. Ma notò che superati i mille metri Hugo aveva un respiro affannoso. Nell'ultimo giorno utile, chiese a DeFilippis, passista tra i più battaglieri di attaccare in pianura e far faticare il biondo elegante angelo svizzero. Poi superati i mille metri sulle salite, lo stroncò e vinse il suo ultimo giro. Storie di altri tempi. La chiusura è tempo di bilanci.

Basso esce ridimensionato, non è mai stato competitivo, anche se se l'è cavata. Promette sicura vittoria alla Vuelta di Spagna. Sicuro lui...Il suo compagno Pellizzotti con un terzo posto salva l'immagine e la faccia della squadra Liquigas. La Lampre esce con le ossa rotte e molti pensieri di quelli che un tempo (prima dell'avvento dei cellulari), facevano parlare da soli per strada.

Cunego ha accumulato 28 minuti di ritardo. Qualcosa si è rotto. Che fare ? Vedrà Saronni, ottimo manager, ma la rotta seguita finora non sembra la migliore. Per di più Bruseghin, se ne va alla Liquigas. Ha provocato l'ira del patron per essere stato uno dei promotori della protesta di Milano. Chissà se, da allevatore di somari farà ricordare al patron medesimo, la massima folgorante di Franz Kafka "è proprio calciando un asino che te ne può venire un calcio".

Di Luca esce come il numero uno italico, ha galvanizzato i terremotati dì Abruzzo, ha trovato popolarità, finalmente, in un' Italia ciclistica che non lo ha mai amato. La sua assoluzione al processo per droga di due anni fa, gli disegna l'aureola. La Columbia ha corso solo metà giro, ma i suoi giovani ci sono piaciuti e speriamo di risentirli presto.

Il Giro ha confermato che inizia nelle volate l'era Cavendish, uomo di punta, appunto della Columbia. Lance, Lance dei nostri sogni passati. Torna dopo tre anni di inattività a 39 anni, un'età nella quale Coppi viaggiava nel gruppo e non riusciva a lasciare. Ma al Mondiale del 1958, fu il vecchio Campionissimo, quasi direttore tecnico in corsa a gridare al giovane Nencini e al giovanissimo Baldini vincitore del Giro di quell'anno, di unirsi alla fuga lunga che nasceva al quarto Giro. Conosceva loro due, conosceva gli altri.

Baldini vinse in solitario. Ma Coppi gli predisse carriera breve e così fu. Armstrong, dicevo. E' già molto che corra. Gli organizzatori l'hanno coccolato e hanno fatto del suo rientro l'avvenimento scoop. Non è andata granché. Speriamo che lo spettacolo venturo riprenda su grandi salite, non addomesticate come i ben 300.000 rettili che secondo le statistiche, adornano frastornati belle case italiane.

Ma dove sono i corridori da grandi giri? Forse Sastre non era in forma o forse avrebbe dato il meglio di sé in una salita come L'Alpe Duez come fece al Tour del 2008. Altri verranno. Il ciclismo riserva sempre sorprese. Perché come disse l'Imperatore Adriano della sua anima, la "biciclula è per sua natura "vagula blandula"

Aggiungerei che è remedium traffico rum, civitatis regina, stella urbis et orbis, mundi redemptrix. E mi fermo qui.

31/05/2009





        
  



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