«Dalle promesse ai fatti»
Ascoli Piceno | Il Consigliere provinciale Emidio Mandozzi analizza la situazione di crisi del territorio piceno e chiama all'assunzione di responsabilità il governo Berlusconi, quello degli enti locali e l'Assindustria.
Emidio Mandozzi
Da Emidio Mandozzi Capogruppo del Centrosinistra nel Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno:
Dalle promesse ai fatti. Le parole spese in campagna elettorale dal centro-destra debbono ora tramutarsi in azioni concrete per il Piceno in crisi, o la politica si gioca la sua credibilità residua. Così come se la sta giocando la locale Associazione degli Industriali, completamente estraniata dal dramma che tanti cittadini e lavoratori stanno vivendo sulla propria pelle, quasi a voler fuggire dalle responsabilità. Che pure ci sono ed hanno nome e cognome.
Abbiamo detto in più occasioni, e lo ripetiamo ancora, che il Pd ed il centrosinistra vogliono fare la propria parte e si mettono al servizio del territorio, ma certo non ci si renderà disponibili ad assistere passivamente o, peggio, ad essere fagocitati dentro al solito teatrino di una politica che sembra vivere solo dei suoi riti.
Quello che crediamo si debba fare, ed al più presto, per provare ad uscire da questa che è una crisi oltretutto pesante per mancanza di progettualità e coraggio imprenditoriale, lo abbiamo ripetutamente detto in tutte le salse. Ora però è il tempo di agire, e per agire al meglio occorre l'intervento, diretto e celere, del Governo Berlusconi e dei suoi ministri, ad iniziare da quel Claudio Scajola chiamato a tramutare le promesse in fatti.
Se fossimo solo noi a dirlo e ad esigerlo, potremmo essere tacciati di voler lucrare politicamente su di una situazione drammatica e delicata, ma quando in questi giorni leggiamo le critiche che provengono dai sindacati, anche da quelli storicamente vicini alla parte politica attualmente al Governo del Paese, della Provincia e del Comune di Ascoli, quando leggiamo critiche anche dure sull'operato, o meglio sull'afasia della locale associazione degli imprenditori piceni, che provengono da dentro le fabbriche (vedi la Barilla), forse allora qualcosa da ritarare in questo nostro territorio c'è.
Se, infatti, dal lato politico la partita che si giocherà sarà quella di un territorio che, obiettivamente, a Roma non è stato mai granché ascoltato (anche se qualcosina di quanto fatto dal centrosinistra è rimasto ed è da lì che si deve ripartire, vedi il Protocollo d'intesa sulla crisi della Vallata del Tronto e della Val Vibrata), dal lato degli imprenditori e della loro associazione ad essere a rischio è la credibilità stessa di quanti, nel corso degli anni, hanno sempre chiesto, e spesso ottenuto quanto volevano (sulle spalle dei lavoratori, che oggi vengono estromessi dal lavoro in un batter di ciglia), in nome di una competitività di sistema che ora si disconosce a priori. Ciò mina alla base anche il rapporto di fiducia che gli stessi hanno con le istituzioni e lo stesso sindacato, vanificando quanto di buono si credeva e si vuole continuare a credere di aver fatto.
Vogliamo continuare a lavorare e ad impegnarci per uscire dalle sabbie mobili della crisi, ma non è possibile che a rimanere impantanati debbano essere sempre i soliti noti e sempre gli ultimi, ovvero i lavoratori. Ergo, ad ognuno i propri compiti e le proprie responsabilità di fronte ai cittadini.
E se queste responsabilità tarderanno ad essere assunte, chiameremo ad una mobilitazione di massa tutto il popolo ascolano e piceno.
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21/08/2009
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