«Perché non realizzare un ospedale unico tra San Benedetto ed Ascoli?»
San Benedetto del Tronto | E' la domanda che si pone Giuseppe Cameli, infermiere con quasi quarant'anni di servizio. Cameli giunge a questo quesito articolando un'interessante riflessione su ben 4 decadi di sanità regionale, da Ancona sino a San Benedetto.

L'ospedale di San Benedetto del Tronto
Da Giuseppe Cameli, Operatore Sanitario "Infermiere" da trentanove anni, riceviamo e pubblichiamo:
La più grande discussione sulla sanità Sambenedettese risale a 40 anni fa, quando nel lontano 1970 il nostro ospedale doveva essere declassato da Ospedale Provinciale ad Ospedale di Zona. In quell'occasione tutti scendemmo in piazza: destra, sinistra, sindacati e cittadini tutti, con il conseguente blocco della SS.16. L'esito di quella protesta ebbe un risultato positivo: il mantenimento del livello di Ospedale Provinciale.
Poi ci fu la grande riforma sanitaria nazionale, notoriamente chiamata legge 833/78, andata in vigore a pieno regime nel 1982. In quell'anno furono istituite 24 U.S.L. (Unità Sanitaria Locale), che successivamente passarono a 13. Non mancarono le discussioni animate sull'opportunità o meno di riconvertire gli ospedali periferici: Ripatransone, Montefiore e Offida. Per fortuna, le decisioni prese allora, si rivelarono poi positive a tutto vantaggio della popolazione del nostro territorio.
Poi con una nuova legge le stesse diventarono A.S.L. (Azienda Sanitaria Locale) e furono aggiunte 3 aziende ospedaliere: San Salvatore di Pesaro, Torrette di Ancona e Salesi.
Infine, nel 2004 si decise di istituire l' A.S.U.R. (Azienda Sanitaria Unica Regionale), che raggruppava le 13 Aziende locali, salvo queste ultime 3 aziende ospedaliere.
Da qualche anno una delibera Regionale prevede l'istituzione delle cosiddette aree vaste, e una di queste riguarda il nostro territorio Ascoli - San Benedetto.
Occorre ricordare che dal 1982 parliamo in modo ricorrente, sistematico e legittimo, di precarietà, di inefficienza, e di risorse economiche insufficienti. In questi 27 anni , abbiamo avuto sempre la necessità di recarci in Regione a battere cassa per ottenere qualche briciola in più ed andare avanti. Ma sempre con scarsi risultati. La concentrazione di risorse finanziarie, a favore dell'Anconetano, ha sempre penalizzato il nostro territorio ed in particolare quello di San Benedetto.
È bene ricordare, che moltissimi piccoli ospedali (Novafeltria, Cagli, Recanati, Sassocorvaro, Pergola, Fossombrone, Loreto, Osimo, Tolentino, Amandola) sono strutture tutt'ora aperte e con costi elevati rispetto alle prestazioni erogate. Tra l'altro sono prestazioni di medio livello e carenti di servizi atti a garantire totalmente la sicurezza dei degenti. Se aggiungiamo le altre 13 strutture ospedaliere che fanno capo alle Zone Territoriali, il sistema risulta eccessivo in una Regione che conta appena 1.450.000 abitanti.
Si sono adottati poi, progetti di "area vasta" per cercare di razionalizzare la spesa e ridurre la cosiddetta "mobilità passiva", con il fine di ottenere una maggiore efficienza a vantaggio di tutti i cittadini. Purtroppo questo sistema di "area vasta" non ha prodotto i risultati sperati, né a livello regionale, né nella nostra provincia.
Ora, siccome il sistema "area vasta" non sta dando i risultati sperati, la Regione Marche, "pensa" di risolvere il problema del Piceno attraverso l'idea di una Azienda Ospedaliera unica del Piceno, che comprenda appunto i due ospedali di Ascoli e San Benedetto, senza però indicare le risorse disponibili per realizzarla. Inoltre non viene specificato quanto verrebbe a costare la messa a norma delle due strutture. Diversamente da tutto ciò, penso che l'idea di una struttura ospedaliera unica tra Ascoli e San Benedetto, sarebbe lungimirante e proiettata nel futuro.
La discussione su questo progetto iniziò già qualche anno fa con l'arrivo, in veste di commissario straordinario, del Dr. Mauro Marabini (coadiuvato dall'allora direttore sanitario Dr. Giuseppe Petrone) il quale aprì un dibattito serio ed approfondito con il direttore generale ASL 13 di Ascoli Piceno Ing. Mario Maresca. Sembrava che qualche cosa iniziasse a muoversi in questa direzione, ma ad un tratto il dibattito si arrestò, probabilmente a causa della preoccupazione da parte di tutti i partiti politici di perdere consensi.
Oggi le condizioni sono senz'altro più favorevoli rispetto al passato, in quando la nuova provincia Picena è geograficamente molto piccola, (33 comuni e 205.000 abitanti) tanto che si potrebbe definire "una città territorio".
Una struttura unica a metà strada tra Ascoli e San Benedetto, sarebbe intanto raggiungibile molto agevolmente da quattro vie di accesso (dalla superstrada Ascoli Mare, dalla Salaria, dalla A14, e dalla strada Bonifica confinante con l'Abruzzo) senza contare l'eventuale realizzazione una di pista di atterraggio per eliambulanza e con sede anche della Protezione Civile presso S.E.I s.p.a. di Centobuchi.
Questa soluzione libererebbe risorse umane ed economiche, quantificabili in almeno 1/3 dall'attuale, che permetterebbero investimenti a favore di nuove specialità di eccellenza e quindi elevare notevolmente la qualità dei servizi quali: neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare, PET, ecc.
Inoltre potrebbe, finalmente, prenderebbe consistenza l'istituzione di quella Facoltà universitaria di medicina e chirurgia, che andrebbe ad affiancarsi alla già esistente Facoltà di Scienze infermieristiche, già presente ad Ascoli.
Certamente tale progetto, non è di semplice realizzazione, vista anche la congiuntura economica in cui viviamo, ma si potrebbe ipotizzare la partecipazione di risorse finanziarie anche da parte di soggetti privati, per quanto riguarda tutta la parte dei servizi tecnici.
Da parte delle forze politiche, sia esse di maggioranza che di opposizione, a qualsiasi livello istituzionale, sarebbe opportuno l'abbandono definitivo della cultura del campanilismo che le ha contraddistinte in tutti questi anni. Accanto a questo è fondamentale il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti, cittadini, forze politiche, forze sociali, forze economiche, presenti nel territorio.
La realizzazione di un Ospedale Unico "Ascoli - San Benedetto" andrebbe a vantaggio delle nostre popolazioni e garantirebbe il diritto alla salute in modo uniforme in tutto il territorio regionale, ponendo così fine ai cosiddetti "viaggi della speranza". Questo è un problema che prima o poi la politica dovrà necessariamente affrontare e risolvere.
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13/09/2009
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