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Dure critiche riguardo il Parco Marino del piceno

Ascoli Piceno | Una area protetta, “spacciata” come Parco, che nessuno ha voluto, e che la gente non ama e non vuole, ma che quattro testardissimi politici “ignari” della diversa volontà locale continuano a richiedere.

Parco Marino del Picneo

Quella dell'Area Marina Protetta del Piceno, che potrebbe essere un evento imminente, è, per usare un neologismo ad un paradosso, una situazione "kafkiana".

Un innamoramento di qualche miope politico piceno, portata avanti sottotono negli ultimi anni, per creare 5 o 6 posti di lavoro, sostenuti con contributi pubblici, e nel contempo far sparire (tra Fermo, Ascoli-Piceno e Teramo), circa 500 posti di lavoro frutto di una sana e libera imprenditoria. In questi anni abbiamo sentito chiacchiere sulla "grande risorsa del parco", ma la realtà è ben diversa, e non è narrabile a chi come noi è padrone della materia ed è informato sul settore, pesca e acquacoltura, a noi ed agli operatori non si possono raccontare frottole.

Invenzioni ne abbiamo sentite tante, abbiamo sentito grandi discorsi sulla sostenibilità del "parco", ma solo chiacchiere e nessun riscontro reale e concreto, se non promesse sul futuro (ci si trincerava da parte della politica locale sui "beh, non me lo puoi chiedere ora, non dipende da me"), promesse comunque già deluse in partenza.

Un Area Marina Protetta che parte solo con 250.000 euro di fondi pubblici, che non basteranno a pagare neppure le risorse base per il funzionamento annuo minimo (sede, personale e sorveglianza), e che quindi graveranno ancor più su Regione, Provincia e Comuni soggetti a cui il "parco" è pronto a chiedere; il tutto per garantire lo stipendio a qualche predestinato ? A questo punto è chiaro che noi cittadini e operatori della pesca paghiamo, perché lo sfruttamento di "Pantalone" sia possibile.

Un Area riservata che toglierà lavoro a decine e decine di imprese e centinaia di persone, viene accolto dalla politica, senza supporti ed ammortizzatori sociali; temiamo che qualcuno pur di farsi l'orticello, manda a monte un economia intera per pagare lo stipendio con fondi pubblici a privilegiati. Qualcuno in mala fede parla dell'utilizzo di fondi comunitari (scarsi e di difficile gestione) per il risarcimento dei danni, a parametri ridicoli ed inaccettabili, offerti a chi sarà costretto "obtorto collo", usando una locuzione latina, a chiudere imprese o a perdere il lavoro.

Abbiamo più volte affermato che sull'area in questione, se avesse avuto i criteri di un Parco, avremo rivisto il nostro parere, a certe condizioni; un parere diverso su di una area che se avesse avuto forti vincoli a terra ed a mare, una cosa vera, una tutela del territorio concreta, e non uno "specchietto per le allodole" come è l'attuale area protetta, che non pone vincoli veri sugli scarichi a mare da terra, e non pone blocchi alla cementificazione delle spiagge, che non pone vincoli a certe attività di pesca, ma vincola soltanto, in una spezzettata fascia costiera per un ampiezza di 3 miglia marine lungo coste fortemente antropizzate, le attività economicamente più sostenibili come quelle dell'acquacoltura e della pesca delle vongole.

Non vorremo più sentire frasi del tipo "mettetevi il cuore in pace", sarebbe un tradimento a chi in questi momenti di difficoltà, fa impresa e mantiene occupati tanti lavoratori, ad alta specializzazione e difficilmente ricollocabili. Vorremo ai tavoli anche i Sindacati dei lavoratori, e quindi vedere e valutare se questo atteggiamento potrà continuare.

A nome degli imprenditori ittici e del lavoro e dell'occupazione ad essa collegata ed al suo indotto, e delle famiglie che con esso vivono, chiediamo immediatamente alla Regione Marche ed alla Regione Abruzzo, di rivedere i loro pareri, e di richiedere al Ministero di bloccare l'iter dell'area Marina Protetta. Ricordiamo infine che mai le "consulte ittiche regionali", che avevano l'obbligo di dare un parere alle Regione su questa materia sono state coinvolte nelle decisioni, e la cosa appare gravissima.

17/05/2010





        
  



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