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Falcone e Borsellino visti da vicino: gli uomini e gli eroi

San Benedetto del Tronto | Una raccolta di testimonianze che scavano nel "privato" dei due magistrati, uomini dall'animo nobile e dal coraggio eroico

di Fabiola Corradetti

Sabato 14 luglio presso il Circolo Nautico, si è tenutala presentazione del libro "Visti da vicino", scritto da Alessandra Ziniti e Francesco Viviano; due noti inviati di "La Repubblica", gli unici giornalisti autorizzati dalle famiglie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a raccogliere testimonianze sulla vita privata dei due magistrati per poi divulgarle attraverso i giornali.
L'opera contiene frammenti di vita autentica, che Falcone e Borsellino hanno sempre condotto con onestà, senso di giustizia e profondo rispetto per le Istituzioni.
Falcone e Borsellino, uomini diversi nel carattere ma al contempo uniti da una vera amicizia; solo la morte riuscì a porre fine al loro legame e a dividerli "spietatamente".


Quale fu la loro vita?
Viviano e la Ziniti ci raccontano spezzoni di vita dei due magistrati, "infaticabili" nel portare avanti il proprio lavoro ed eroi nella lotta contro la mafia...strappati troppo presto alla vita da uno scontro impari.
Falcone era un uomo metodico, preciso nel lavoro, determinato e dal contegno "austero". Riponeva la massima fiducia nelle sue due segretarie, Barbara Sanzo e Anna Radica, che: "lo seguivano ovunque e che con lui hanno condiviso segreti, speranze, paure ma anche grandi avventure in paesi lontani per realizzare importanti interrogatori.
Le testimonianze ci dicono che alle 9 di sera, al termine della giornata lavorativa, Falcone pronunciava sempre la stessa frase: "Le nove? Togliamo il disturbo allo Stato".
Per stemperare la tensione, Falcone non si faceva mai mancare un bicchiere di brandy o di whisky che "si concedeva" di sera, al termine della giornata lavorativa, nel suo ufficio.


Borsellino era diretto e solare nel suo "sorridere alla vita"; tanto che trovava sempre il modo di manifestare la sua simpatia con dei "momenti di leggerezza".
Ad esempio, come si racconta nel libro, egli aveva il "vizio" di tirare molliche di pane quando era a tavola (o in mancanza tirava palline di carta, come faceva in aereo). Inoltre Borsellino era impulsivo, a volte fin troppo schietto... come quando, a proposito di chi lo pressava troppo volendolo in politica, affermò: "sai che c'è? Ora dico che sono monarchico così li mando a fare in culo a tutti".


Forse Borsellino era conscio del fatto che la morte presto lo avrebbe "raggiunto", tanto che (nei giorni che precedettero la sua morte) affidò la figlia Fiammetta al ginecologo Alfio Lo Presti, "l'inseparabile compagno di una vita..." a cui disse:"Tu mi devi fare solo un gran favore: ti devi portare via Fiammetta, lontano da qui". Indubbiamente Borsellino, come uomo, temeva la morte; un giorno parlò così:"sono un essere umano che ha sangue nelle vene..." tuttavia aggiunse:"è bello morire per le cose in cui si crede".
Le sue parole sono giunte al mondo e...restano nella mente di chi crede ancora nella giustizia.

15/07/2012





        
  



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