Distretti pesca autodisciplinati, che sezionino il mare in aree in cui - sul modello dei cogevo delle vongole - si pratichino regole comuni e condivise circa la quantità e la modalità del pescato. Per superare il fermo pesca e assicurare il ripopolamento dell'Adriatico. "Perchè il fermo pesca non garantisce un reale ripascimento, non seguendo né logiche di economia turistica né quelle della riproduttività biologica".

Questa la proposta sul tavolo del Ministro con cui mercoledì ci sarà un importante incontro per il settore, durante il quale - anche se non sembra un provvedimento di imminente attuazione - "si cercherà di far condividere la costituzione dei distretti, riuniti in una sorta di ente comune - tipo Consorzio - per disciplinare le risorse, modificare lo sforzo di pesca, non solo sottraendo le imbarcazioni ma diversificando le aree; il reperimento dei fondi necessari passerebbe attraverso la Finanziaria dopo che l'investimento sarebbe attivato con un capitale minimo" racconta Luciano Agostini.

Questo l'obiettivo imminente del progetto di attuazione del Piano Regolatore del Mare, mentre sul fronte comunale l'Assessore Urbinati annuncia il taglio di 40.000 € sui diritti d'asta, ricordando come il comparto sia il più vessato dai continui rincari di gasolio, che incide per il 60% su ogni singola unità di prodotto, come i lavori alla sala d'asta siano in pieno svolgimento, come pure di breve inizio la realizzazione dell'impianto di illuminazione e delle torri faro. Di prossima attuazione anche l'innertizzazione della cassa di colmata e la manutenzione allo scavo di ingresso del porto, tanto insabbiato da richiedere un'ordinanza della Capitaneria di Porto secondo la quale l'ingresso e l'uscita devono essere alternate.

Misure che testimoniano l'attenzione alla materia in un momento di forte crisi, "un investimento nella ripresa" che prima o poi nelle intenzioni porterà qualche risultato.