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L’Approfondimatto. La faticosa formazione del Governo e la fastidiosa uveite di Berlusconi

Roma | Il Paese continua a rimanere nell’incertezza

di Gaetano Buompane

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Dopo le elezioni dei presidenti di Camera e Senato nel Pd si è tirato un sospiro di sollievo. Coi tempi che corrono, tra maggioranze traballanti, alleanze per sentito dire e guerra aperta tutti contro tutti, una vittoria è diventata cosa rara o, per meglio dire, è tutto Grasso che cola. Lo stesso Bersani frena l'entusiasmo dei suoi perché da qui a governare l'Italia ce ne corre. Più che piano A e piano B, infatti, sembra di essere ancora fermi al piano terra e forse, se davvero si volessero cambiare le cose, bisognerebbe decidersi a prendere le scale.


Intanto nel M5s è il caos più totale e Grillo ha già estratto il cartellino rosso. Nella segretezza del voto qualcuno ha votato il candidato Pd alla presidenza del Senato di fatto andando contro le direttive dall'alto. Nello statuto del movimento, oltre all'espulsione, sono previste trenta scudisciate e una notte in mutande sul terrazzo. Tra i dissidenti, i più hanno imputato la colpa alla connessione lenta del loro wi-fi e di non aver capito per tempo che cosa dovevano fare. Alla fine, tra un ex procuratore antimafia e un indagato per mafia sono stati costretti a tirare la monetina.


E comunque, mai come questa volta, gli occhi sono tutti puntati sul Quirinale, anche quelli di Berlusconi che potrebbero miracolosamente guarire dall'uveite se al Colle salisse uno del Pdl. Fatto sta che sono settimane che i politici in preda al panico vanno ripetendo di rimettere ogni cosa nelle mani di Napolitano. Lui ha fatto orecchie da mercante e non si decide proprio a prenderla questa patata bollente, anche perché il 15 maggio, ultimo giorno del suo mandato, è ancora lontano e quella patata potrebbe anche trasformarsi in una bomba ed esplodergli in faccia. I soliti esperti danno per certo un trasloco anticipato per dare al nuovo Governo la possibilità di eleggere subito il prossimo capo dello Stato. Dal Quirinale non confermano e Napolitano si dice saldo al comando della Nazione. Fonti sicure, però, riportano la notizia che la signora Clio abbia fatto incetta di vecchi giornali (alcune migliaia di copie invendute de Il Foglio di Giuliano Ferrara) e abbia già incartato e riposto in alcune scatole i bicchieri, il servizio da tè e i ninnoli che teneva sul comò dell'ingresso.


L'unico che per adesso è arrivato ai piani alti e Papa Francesco, anche se i maligni hanno subito insinuato che abbia avuto una bella raccomandazione. Segno forte di cambiamento, il nuovo pontefice è già adorato dal popolo per la sua semplicità e per la sua schiettezza. Per l'altro non c'è stato nemmeno bisogno di affrontare il periodo di lutto: se n'erano già tutti dimenticati quando è sparito all'orizzonte col suo elicottero. Comunque, al momento di scegliere il nome, pare che il papa avesse le idee chiarissime: Diego Armando. Quando i cardinali gli hanno fatto notare che sarebbe stato meglio un nome legato all'Italia, il suo paese di origine, il papa ha subito rilanciato con "Il capitano". Siccome di capitano ce n'è uno solo, alla fine sono stati tutti d'accordo nel ripiegare su Francesco che, all'occorrenza, può sempre essere riferito a quel frate che si spogliò di tutti i suoi averi.

18/03/2013





        
  



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