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Conferenza regionale sanità. Gli interventi di Mezzolani, Paolo Galassi e Piero Ciccarelli

Ancona | Mezzolani:"La riforma sociosanitaria, per venire compresa, non può che essere vista alla luce dei mutamenti sociali in atto nel nostro Paese".

Conferenza Sanità

Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani, in apertura dei lavori della Conferenza regionale. "Una riforma imposta dai cambiamenti dei bisogni, dovuti alla trasformazioni avvenute. Occorre mantenere il sistema sul piano finanziario o rischiamo di scivolare verso forme che potrebbero determinare iniquità maggiori rispetto a quelle odierne. Alle vecchie povertà ne stanno subentrando delle nuove: un milione di famiglie non ricorre a cure mediche che in altre situazioni sarebbero indifferibili. Dobbiamo confrontarci con questo quadro di riferimento e agire di conseguenze. Posizioni e rendite del passato non sono più giustificabili. È il momento di mettersi in discussione, oltre che avanzare rivendicazioni".

 Il percorso costruito in questi anni non è più sufficiente, ha continuato Mezzolani. "Abbiamo combattuto gli sprechi, abbiamo snellito l'organizzazione burocratica e amministrativa per ridistribuire le risorse ai servizi per i cittadini. A chi oggi chiede un ritorno alla personalità giuridica dell'Area Vasta, diciamo no, perché sarebbe un ritorno a una forma di autonomia che ha affossato il sistema del passato. Occorre delineare un modello nuovo che sappia contrastare e contenere gli effetti dei tagli lineari nazionali che hanno raggiunto un impatto al limite della sostenibilità economica e sociale. Un modello in grado anche di dare risposte ai nuovi bisogni dei cittadini, oggi espressi da un incremento delle patologie croniche, rispetto a quelle acute, proprio dovuto all'invecchiamento della popolazione".

"Rivendichiamo con forza la coerenza del percorso intrapreso con il nuovo Piano sociosanitario. Da quel piano Piano discendo quelli di Area vasta discusi e condivisi con il territorio. Oggi diversi sindaci reclamano un mancato rispetto degli impegni, senza però considerare che a luglio è arrivata la spending review, con tagli triplicati rispetto alla previsione. Per affrontare questa situazione è stata necessaria un rimodulazione della proposta tecnica, in grado di riorientare i tagli in proposte organizzative. Abbiamo ascoltato i territori, apportando le modifiche che hanno riguardato la distribuzione dei posti letto e i punti di primo intervento, senza sconvolgere li quadro di riferimento". Se alcuni possono sfuggire alle proprie responsabilità, "a non noi non è concesso - ha concluso Mezzolani - Sappiamo che la riforma è necessaria per continuare a garantire l'universalità del nostro servizio sociosanitario".

L'intervento del presidente Coordinamento Direttori generali, Paolo Galassi
"Potenziare il saper fare, ovunque sia". Questo lo slogan che racchiude il principio di fondo che muove il processo di riforma del sistema sanitario regionale come è stato evidenziato nell'intervento del presidente del Coordinamento dei Direttori generali, Paolo Galassi, questa mattina ad Ancona nel corso della Conferenza regionale sulla sanità. "Rivisitare il Sistema sanitario regionale - ha detto Galassi - non può prescindere dal toccare tutti i punti salienti, prendendo in esame tutte le fonti di spesa secondo i parametri di efficacia, efficienza e qualità. Per questo ci siamo concentrati su tre linee: la rete ospedaliera, dell'emergenza e le reti cliniche".nSulla rete ospedaliera, l'obiettivo è la riduzione della frammentazione con la riconversione delle piccole strutture per garantire servizi sempre più rispondenti ai bisogni dei cittadini; la soppressione delle unità operative complesse; l'organizzazione per intensità di cura e l'attivazione di strutture per l'assistenza al paziente sub acuto. "Intendiamo creare - ha spiegato Galassi - una sanità più vicina al territorio, di eccellenza e di qualità. Una qualità che passa attraverso il potenziamento della rete dell'emergenza e nell'organizzazione delle reti cliniche, di cui si discute tanto a livello nazionale e che la Regione Marche è riuscita a mettere a punto per discipline, patologie, e linee produttive".

"Riconvertire le strutture ospedaliere di piccole dimensioni - ha affermato Galassi - significa ridurre la frammentazione. Questo processo va di pari passo con la riorganizzazione della rete territoriale di soccorso. In particolare, la nuova dotazione di mezzi di soccorso avanzato (MSA) salirebbe, in rapporto al numero di abitanti e all'ampiezza territoriale (rapporto 32,5 rispetto all'attuale 31,5)".
Galassi ha concluso insistendo sull'organizzazione delle reti cliniche: "Un'innovazione organizzativa che mira a consolidare e migliorare la sicurezza e la qualità delle cure, l'equità di accesso alle cure e la sostenibilità economica delle scelte".

Intervento del direttore dell‘Asur, Piero Ciccarelli 

Rete territoriale del soccorso, rete ospedaliera, riorganizzazione dei piccoli ospedali, riorganizzazione delle reti cliniche. Sono gli ambiti del processo di riforma del sistema sociosanitario regionale portati al confronto con il territorio e che il direttore dell‘Asur, Piero Ciccarelli ha illustrato nel corso dei lavori della Conferenza regionale. Rispetto alla proposta tecnica dei direttori generali del febbraio scorso, il confronto ha portato a modifiche significative che recepiscono le esigenze del territorio. La principale è che tutte le piccole strutture, trasformate in Case della salute, manterranno il Punto di primo intervento, ridefinito con una modifica della legge 36/98. Era una delle questioni maggiormente avvertite che ha trovato una positiva soluzione rispetto alle sensibilità locali. Una scelta che ha imposto un potenziamento della rete territoriale di soccorso, con una dotazione superiore agli standard nazionali. L'obiettivo è quello di garantire un servizio capillarmente diffuso sul territorio, in grado di assicurare la risposta più appropriata e tempestiva nel luogo ove si verifica l'evento e di trasportare il malato nel posto giusto, nel tempo giusto. Per fare questo si procederà a una ricollocazione dei mezzi, a una revisione della continuità assistenziale con la costituzione di una Centrale operativa unica, alla modifica del rapporto convenzionale dei medici del 118, alla valorizzazione del ruolo professionale degli infermieri.

Altro nodo cruciale della riforma è rappresentato dalla riorganizzazione dei posti letto (PL) il cui limite, imposto dal decreto Balduzzi, è pari al 3,7 per 1.000 abitanti. Attualmente nelle Marche, il rapporto è di 3,99 con 6.251 PL. Complessivamente, tenendo conto della mobilità passiva extraregionale (95 PL) e i PL per cure intermedie (195), si arriva a una dotazione regionale di 5.991 PL con un rapporto di 3,82 per mille abitanti, quindi superiore ai limiti nazionali. La distribuzione territoriale ne prevede 3,16 nell'Area Vasta 1 (geograficamente intesa, comprensiva della struttura di Marche Nord) - 4,72 nell'Area Vasta 2 (compreso il presidio ospedaliero di Torrette) -3,84 nell'Area Vasta 3 - 3,05 nell'Area vasta 4 - 3,54 nell'Area Vasta 5. Questa distribuzione avvia un percorso di maggiore equità nella distribuzione dei posti letto ereditata dal passato, fortemente sperequata, con 5,17 per mille nell'Area Vasta 2- 4,13 per l'Area Vasta 3 - 4,07 Area Vasta 5 - 2,92 Area Vasta 1 e 2,60 Area Vasta 4.

"È necessario offrire una risposta adeguata ai bisogni attuali di salute, sempre più collegati all'aumento delle patologie cronico-degenerative, alla fragilità e ai nuovi bisogni sanitari - ha detto Ciccarelli - La Casa della salute è il luogo ove si sviluppano le cure primarie e intermedie, dove queste esigenze troveranno risposte adeguate".

Per questo il centro della riorganizzazione è il nuovo ruolo che sono chiamati a svolgere i medici dell'assistenza primaria, medici di famiglia e di continuità assistenziale, pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali.

Per quanto riguarda le reti cliniche, Ciccarelli ha detto che la loro riduzione avverrà attraverso la soppressione delle duplicazioni, utilizzando, come criterio, il bacino di utenza e i volumi minimi di efficienza per migliorare qualità e sicurezza delle risposte ai bisogni della salute: "Non dovrà più accadere che una donna, con una patologia seria alla mammella, sia operata in un centro che non garantisca almeno 100 interventi l'anno, quelli che assicurano un miglior risultato clinico e una migliore sicurezza".

27/04/2013





        
  



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