Figli dello Stesso padre- Romana Petri per Longanesi
San Benedetto del Tronto | Dopo 20 anni, forte di un terzo posto al premio Strega 2013, Romana Petri torna a San Benedetto con "Figli dello stesso padre".
di Sabrina Cava
Romana Petri e Barbara Garlaschelli
Per il quarto appuntamento con “Incontri con l’Autore” ieri sera in Palazzina Azzurra, Romana Petri, finalista prima, poi piazzatasi terza al PREMIO STREGA, ha presentato per noi “Figli dello stesso padre”, edito da Longanesi.
Sono andata con l’intento di fare da spettatrice, ascoltare la Petri senza “l’obbligo” di prendere appunti ma, senza i quali poi scrivere diventa un po’ difficoltoso.
Una scrittrice che dopo vent’anni torna a San Benedetto con un prestigioso premio letterario in tasca è sicuramente per chi ama la scrittura e la lettura qualcosa e qualcuno da non perdere.
Forte del mio posto in prima fila, seduta orgogliosamente vicino al POSTO OCCUPATO,
(http://www.ilquotidiano.it/articoli/2013/07/04/117950/posto-occupato), mi sono predisposta all’ascolto.
Come spesso mi capita, ho fatti i conti senza l’oste, non so perché o per come, fatto sta che mi sono ritrovata carta e penna in mano, “gentilmente” fornitemi da un Mimmo Minuto al quale ormai non so dire più di no. Ma gli occhiali?, non ho portato gli occhiali, quelli da vicino, quelli senza i quali sono giornalista a metà…(una battuta divertente alla quale non so rinunciare).
Bene si parte.
Ad introdurre l’autrice Barbara Garlaschelli, anch’essa scrittrice. Barbara, che non mancherò di andare ad ascoltare al Circolo Nautico quando presenterà il suo di libro perché me ne sono innamorata, per la gestualità e la serenità dello sguardo furbescamente intelligente.
Emilio e Germano, due fratelli nati dallo stesso padre. Emilio da madre milanese, Germano da madre romana. Non hanno mai avuto un buon rapporto. Emilio, quarantenne minuto pacato, riflessivo, vive a Pittsburgh dove insegna matematica. Sposato, vive in e per la famiglia. Germano invece è scapolo e ha sempre rifiutato legami affettivi, vive a Roma e conduce una vita molto disordinata. Fa l’artista. In comune hanno solo il padre, una figura ingombrante, disordinata, per certi versi anaffettiva che ha causato scompensi in entrambe le famiglie, prima abbandonando la madre di Germano, poi quella di Emilio. Germano non ha mai perdonato a Emilio di essere stato la causa inconsapevole del divorzio dei genitori. Un giorno però Emilio riceve un invito ad una mostra del fratello a Roma. Non può e non vuole sottrarsi “alla chiamata” .
Sarà l’occasione per rivedersi e tentare insieme di riaprire e sanare vecchie ferite, per un finale solo apparentemente di riconciliazione che però, magistralmente letto dalla Garlaschelli a me ha fatto piangere, una lacrima celata dal buio della sera ma che ora sento la necessità di confessare a testimonianza delle sensazioni e delle emozioni forti che ho provato nell’ascoltare una donna che evidentemente non sa solo scrivere ma sa anche parlare e raccontare, trasmettendo a chi ascolta una gamma ampissima di sentimenti che vanno dall’ira furibonda alla pietà.
Un romanzo introspettivo e psicologico, il richiamo dell’autrice per il suo forte interesse alla psicologia e alla psichiatria fanno intuire come ogni personaggio, e ne sono molti quelli che si intrecciano in questa vicenda familiare, sia stato ampiamente analizzato in modo che ogni lettore possa ritrovare in ognuno, qualcosa di se stesso.
Contrariamente a quanto siamo abituati, in questo caso la trama del libro viene quasi subito svelata e nella sua completezza, come quando in un film giallo il regista parte dal rappresentare l’omicidio scoprendo anche il volto dell’assassino per poi ricostruirne il percorso indagatorio, tutto ciò per espresso desiderio dell’ autrice la quale, fa una riflessione che mi ha colpito molto, lei ritiene infatti, e io condivido, che non è importante se si conosce o meno la trama di un libro perché questo può essere solo da stimolo alla lettura e solo attraverso essa lettura, ognuno di noi poi ne scopre i dettagli , la raffinatezza e la cura.
Ben presto insomma mi sono ritrovata a riporre la penna e ad abbandonare il foglio presa dal rimbalzare di pensieri e parole tra le due donne, la scrittrice e la sua presentatrice. Il desiderio di bearmi di ogni parola mi ha impedito di scrivere e prendere appunti,non volevo correre il rischio di distrarmi e ora affido alla memoria e alla mia “pelle d’oca” il resoconto che ne sto facendo, il linguaggio potente e struggente insieme, viscerale ma sempre sobrio, senza quelle sbavature e ridondanze che molti usano per strizzare l'occhio al lettore mi hanno catturata.
La padronanza del linguaggio, la pacatezza nel descrivere i sentimenti provati da Germano quando, un fratello entra involontariamente nella sua vita e come uno brutto scherzo del destino distrugge tutte le sue certezze e la vita familiare tanto amata, con l'unica responsabilità addossata ad un ruolo genitoriale mal gestito, fanno di questo romanzo solido e godibile una sorta di manuale d’uso di cui mi sento di consigliarne assolutamente la lettura.
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11/07/2013
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