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Il leone di Terracotta di Silvana Giacobini- Cairo Editore

San Benedetto del Tronto | Nell'ambito di Adriatic Way, la Bibliofila porta in Riviera Silvana Giacobini, una vera Signora del giornalismo.

di Sabrina Cava

silvana giacobini

Per riuscire così bene in un mondo come quello del giornalismo e arrivare ai vertici di giornali con tirature dai numeri stratosferici non  basta essere belle donne  e simpatiche, ci vuole competenza, impegno, intelligenza non indifferente, modi  gentili e tanta umiltà e disponibilità, così mi è parsa ieri sera la Signora Silvana Giacobini  durante l’incontro ai bagni La Conchiglia, presentata magistralmente dall’avv. Roberta Alessandrini, in Riviera per parlare del suo nuovo romanzo giallo “ Il leone di terracotta” per Cairo Editore.

Un pubblico nutrito ed equamente diviso tra uomini e donne ha deciso di partecipare all’appuntamento con la cultura nell’ambito di Adriatic way in collaborazione con la Bibliofila.

Stimolata dalla presentatrice la Giacobini parla del suo libro ma anche di tanto altro rifiutando la parola gossip intesa come pettegolezzo e confermando come i suoi giornali riportino sempre e solo notizie e mai voci di popolo, una correttezza e deontologia professionale che l’hanno sempre ripagata sia professionalmente che umanamente consentendole di rimanere sempre in ottimi rapporti, addirittura amicali con i tanti personaggi incontrati e intervistati nella sua lunga carriera.

Il Leone di terracotta un giallo avvincente e coinvolgente che tiene il lettore col fiato sospeso dall’inizio alla fine con un intrecciarsi di eventi e personaggi e ce ne sono molti, che danno vita ad una vicenda dal finale tutt’altro che scontato e prevedibile, queste le parole della Alessandrini che lascia poi all’autrice il compito  di illustrarne  brevemente la trama: un'amica dei vecchi tempi chiede un favore.

Così  Margot Amati, scrittrice di gialli di successo, decide di rispondere alla richiesta di aiuto dell'ex compagna di collegio Maria Beatrice Tornero d'Albrizzi  che la prega di aiutarla a far luce sulla misteriosa scomparsa, avvenuta ormai vent'anni prima, del fratellastro James. Margot non è una detective ma, anche se solo attraverso i personaggi dei suoi libri, è abituata a condurre indagini.

E i Tornero d'Albrizzi sembrano proprio una famiglia da romanzo, nobili di antico lignaggio, vivono nella loro villa da sogno immersa nei boschi dell'Alta Langa e sono ricchi, molto ricchi. Ma non tutto è come sembra. Margot scava, fa ipotesi, deve imparare a muoversi in un ambiente formalmente ineccepibile, ma nella sostanza spietato. Si scontra con l'ostilità della matriarca, la nonna Maria Laura Tornerò, che non vuole riaprire vecchie ferite, ma soprattutto vuole preservare a ogni costo segreti che tali devono rimanere. Matrimoni non proprio felici, figli illegittimi, un impero economico solo all'apparenza florido. Pare infatti che il giovanissimo James, prima di scomparire dalla faccia della terra, abbia portato con sé una grossa fetta del patrimonio, dando così il via all'inesorabile decadenza del casato. Decadenza che il mondo non deve nemmeno sospettare.

La chiave di tutto il romanzo la spiega la scrittrice stessa con la citazione della frase che lei utilizza nel suo romanzo e che ha preso in prestito da Shakespeare il quale la fa pronunciare da Macbeth  “Nulla è, tranne ciò che non è”,  nulla è ciò di cui vediamo la realtà perché spesso ciò che non esiste e non vediamo è ciò che è, in soldoni, spesso dietro un’apparenza perfetta si può celare tutt’altra realtà, quel qualcosa di misterioso e indicibilmente indecente che poi è il filo che conduce tutta questa intricata storia.

Dal parlare del libro a scorrere la vita professionale e privata della Giacobini, che non si è sottratta nel raccontare anche episodi molto divertenti della sua infanzia, o toccanti come l’incontro con Papa Woityla, il passo è stato breve e piacevolissimo e non sono mancate delle belle e genuine risate.

Una donna che piace alle donne e a conoscerla si capisce anche il perché, un direttore che qualunque giornalista vorrebbe come capo, precisa, professionale, attenta, con la giusta dose di generosità e rispetto per il lavoro degli altri. Ne ho incrociato lo sguardo più di una volta e mi è piaciuta molto per quella sorta di empatia che tra donne o scatta subito o mai più, l’ho apprezzata ancora  di più quando mi ha detto che era arrivata in treno da Milano, sintomo di una grande personalità che non ha bisogno di orpelli e contorni per emergere e affermare se stessa,  una signorilità innata che le ha impedito di dire  il treno aveva pure l’aria condizionata malfunzionante, manco questa piccola lagnanza ha voluto manifestare….allora me ne faccio carico io allora.

 Ferrovie dello Stato, Trenitalia, controlla e rendi funzionali e confortevole i tuoi treni perché questa tratta, San Benedetto-Milano e ritorno la dovrò affrontare io e pure spesso nei mesi a venire!!!!

17/07/2013





        
  



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