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"L'altra metà, rivoluzionaria" di Adriatico Mediterraneo

Ancona | Nel programma del settimo Festival Adriatico Mediterraneo un incontro, organizzato dalla Commissione regionale per le Pari opportunità, con tre delle donne più note della rivoluzione Araba.

Adriatico Mediterraneo

Alla Loggia dei Mercanti si è parlato dello straordinario e coraggioso protagonismo della donna nei moti rivoluzionari presentando un libro che da voce al mondo femminile di paesi come la Tunisia, l'Egitto, la Libia, la Siria, il Bahreim e lo Yemen.


Rita El Khayat, psichiatra e scrittrice di origine marocchina, attivista per i diritti delle donne e candidata al premio Nobel per la pace; Lina Ben Mhenni, blogger tunisina, premiata con il Deutsche Welle International Blog Award e El Mundo's International Journalism Prize per il lavoro di documentazione e testimonianza svolto durante la rivoluzione tunisina del 2011; Leila Ben Salah giornalista italo-tunisina. Tre donne arabe che hanno svolto e tuttora svolgono un ruolo importante nei moti rivoluzionari dei paesi del Nord Africa.

Tre donne chiamate dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità tra
uomo e donna
a parlare delle loro esperienze alcune delle quali raccontate nel libro scritto dalla italo tunisina, Leila Ben Salah e l'antropologa e psicologa, Ivana Trevisani. Un confronto unico che si è svolto nel pomeriggio di ieri (30 agosto) nella sala della Loggia dei Mercanti, ad Ancona, di fronte a un foltissimo pubblico che ha voluto sottolineare con la sua presenza l'interesse indiscusso per gli eventi organizzati
nell'ambito del Festival Adriatico Mediterraneo.

Coordinato dalla giornalista Rai, Francesca Platanesi, l'evento è stato aperto da Adriana Celestini, Presidente della Commissione regionale PO che nel suo intervento ha spiegato il motivo dell'incontro che è stato quello di:" evidenziare la partecipazione delle donne alla rivoluzione di primavera che ha infiammato alcuni paesi arabi del Mediterraneo.

Una partecipazione che non è stata solo per rivendicare libertà dalle dittature ma anche per rivendicare il diritto alla considerazione delle donne oltre il loro ruolo di mogli e madri." La Celestini ha detto che non è facile parlare di diritti quando ancora la Costituzione di questi paesi nomina le donne solo in quanto mogli, oppure quando ci si deve battere contro le mutilazioni genitali volute da una tradizione, ma le donne della primavera araba hanno mostrato la volontà di volerci essere nel cambiamento
aspirato e di avere un ruolo riconosciuto. "Tutte le donne degli altri paesi - ha concluso la Celestini - si dovrebbero spendere per sostenerle, senza pregiudizi ma legandosi al filo dell'informazione corretta e insieme spingere sul pedale di un effettivo riconoscimento che vale per loro ma anche per noi." Un dibattito vivace e in alcuni momenti intenso, quello scaturito dagli interventi delle relatrici che hanno presentato una donna araba, come ha detto Ivana Trevisani: "sempre attiva e in prima linea nei
moti rivoluzionari. Partecipe, quando all'estero nella diaspora che l'ha costretta i regimi dittattoriali, nelle manifestazioni di sostegno per la democrazia dei loro paesi. La rivoluzione ha dato loo la possibilità di uscire all'esterno e mescolarsi con gli uomini senza subire ritorsioni."
Parlando del suo libro "Ferite di Parole. Le donne arabe in rivoluzione", Leila Ben Salah, ha messo in evidenza la situazione dela donna Tunisina che ha visto mettere in discussione i propri diritti e l'ha condotta a uscire in piazza per bloccare una riforma costituzionale che vorrebbe la donna complementare all'uomo. "La donna araba - ha detto - può insegnare che la conquista dei diritti non è mai scontata." La candidata al Nobel, Rita El khayat, ha parlato delle donne del Mediterraneo e della differenza di
condizioni tra le rive nord e sud. Le turbolenze che stanno interessando questi paesi vedono le donne messe da parte e le loro condizioni peggiorare sempre di più. "I paesi occidentali - ha detto - devono supportorare i movimenti che vogliono la caduta dei regimi dittatoriali invece di proseguire a sostenere governi che non conoscono la democrazia." Intervento agguerrito quello della blogger tunisina Lina ben Mhenni che parlando della sua esperienza di attista rivoluzionaria, ha puntato il dito sugli organi
di informazione internazionali che troppo spesso non mostrano tutte le sfaccettature degli eventi.

31/08/2013





        
  



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