Il capitale umano, di Paolo Virzì
San Benedetto del Tronto | La recensione di Chiara Tremaroli
di Chiara Tremaroli

Locandina il Capitale umano al cinema Margherita
Sera d'inverno in Brianza; un cameriere in bicicletta sta tornando a casa. Mucchietti di neve fiancheggiano la strada buia. Ad un tratto, un Suv in velocità spunta da dietro una curva; il ciclista viene spinto fuori strada. Morirà in ospedale il giorno dopo.
Intanto, Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio) ha investito un'ingente somma presa in prestito in un fondo fiduciario, e si gode la speranza di un facile guadagno. Piccolo borghese, titolare di un'agenzia immobiliare, è convinto che questo nuovo, grande rapporto di fiducia con il ricco gestore del fondo sia la chiave per entrare finalmente nell'alta società.
Dall'altro lato Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni), titolare del fondo, lotta per fermarne l'emorragia finanziaria; serio, professionale e cinico, è la quintessenza dell'uomo d'affari del nord. Alle sue spalle la moglie Carla, donna debole e tristemente annoiata, tenta di colmare il suo vuoto prendendo le direttive di un teatro in ristrutturazione.
Ultimi, ma più che mai protagonisti, i rampolli delle due famiglie: adolescenti con gli infiniti problemi della loro età, persi tra sogni d'amore e bersagli pericolosi delle ambizioni paterne.
Un mondo costruito, dorato, al di sotto del quale le insospettabili verità ed i problemi scorrono senza che nessuno si preoccupi di guardarli. Fino al giorno in cui, alla porta, non compare la polizia per indagare sul misterioso incidente di un cameriere.
Virzì, servendosi di personaggi caricaturali ma tutt'altro che divertenti, disegna uno spaccato della società brianzina al giorno d'oggi; una sorta di umorismo nero, nel quale l'esagerazione dell'uno è bilanciata da quella dell'altro, ed il tutto si intreccia in due realtà coesistenti, quella seria ed impeccabile della finanza contro la difficile e passionale dell'adolescenza.
Un'universo in cui, come nella realtà, poche cose cambiano e ognuno, alla fine, rimane uguale a se stesso.
Libera interpretazione del thriller di Stephen Amidon, il film vanta un'ottima interpretazione da parte dei vari attori protagonisti, ognuno dei quali ha saputo caratterizzare con presenza ed immedesimazione il proprio personaggio. Una menzione in particolare a Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo di Carla Bernaschi, a cui va il merito di aver reso forte una figura di per se trasparente e defilata, trasformandola forse nel soggetto più caratterizzato ed interessante della storia.
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16/01/2014
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