Il mondo di David Crosby
San Benedetto del Tronto | David Crosby "Croz"
di
David Crosby
"Croz "
"Scorre lento il tempo, giorno dopo giorno, tutte quelle ore passate a non far niente, e con niente in mano anche oggi" scrive e canta in "Holding back to nothing", il gran vecchio della West Coast, David Crosby mentre la tromba di Wynton Marsalis ricama impreziosendo l'aria e l'atmosfera rarefatta e la voce di Marcus Eaton doppia continuamente, come in un pallido coro, le corde di Crosby. C'è qui tutta l'intensità dell'autore di "If i could only remember my name" che si rifà vivo dopo così tanto tempo, a vent'anni di distanza da "Thousand roads" e dopo il suicidio di suo fratello Ethan, suo maestro e mentore e dopo la strana doppia paternità (con il suo seme Melissa Etheridge e la compagna Julie Cypher avevano avuto 2 bambini).
Di padre in figlio la storia di David Crosby si rinnova comunque. Su "Croz" è il figlio James Raymond, dato in adozione e ritrovato dopo trent'anni, che dirige suo padre e lo spinge ancora a cantare. La cosa più incredibile è che dall'ascolto di ogni canzone sembra che il tempo non scorra davvero lento ma si sia fermato completamente. Stesso timbro e stessi accordi vocali, stesse atmosfere tra chitarre e amore per la fusion jazz tipica degli anni '80, tra Steely Dan e Doobie Brothers ("Find a heart", "What's broken", con le sovraincisioni di chitarra di Mark Knopfler, "Holding back to nothing"), stessi colori acustici del David Crosby più classico che, grazie alla maestria di suo figlio e all'uso della tecnologia nel suo piccolo studio privato, intesse un magnifico suono privo di qualsiasi sporcatura e sovrabbondante di ricordi.
E' il tempo con la sua lezione che è ancora maestro in queste canzoni. E' un coltello affilato, il tempo, che regge in pugno il filo sottile della vita cercando sempre un polso forte che non dia mai cedimenti ("Slice of time") mescolandosi agli incubi e ai fantasmi che ogni errore ha generato, tra stazioni e abbandoni, tra passi falsi e valige svuotate ("Set that baggage down"). E scrollandosi le spalle David cerca ancora di disfarsi di quel peso e di continuare ad andare avanti. Ed è un continuo sguardo all'indietro quello del 73enne Crosby con la voce benedetta dagli anni. "Croz" è un lavoro pieno ancora di magia. Ascoltatelo a notte fonda o prestissimo di mattina mentre sorge il sole, mai col televisore acceso o qualcuno che vi parli accanto. E' emblematico il flirt col silenzio di "If she called", uno sguardo nel vuoto addolorato che si veste di sogni, troppo spesso uccisi dalla paura -l'antitesi della pace- e dalla violenza ("Time i have", "The clearing"). In "Croz" c'è dentro tutto il Crosby che conosciamo. Immobile e sacro. Con lo sguardo critico e antimilitarista verso un futuro in declino che lascia intravedere la fine di un mattino che diventa ombra e si spegne ("The morning falls" -e qui James Raymond diventa un gigante). Il mondo, canta Crosby in "Radio", è una tempesta e siamo noi i capitani della nostra nave, nostre sono le mani che aiutano gli altri ad uscire dall'acqua, siamo sempre noi che decidiamo cosa fare, in ogni momento. E tutto il progetto di "Croz" nasce come un lavoro di famiglia (l'altro figlio Django, ha curato la foto e la grafica di copertina) nel quale padre e figli si ritrovano dopo anni e camminano insieme alla ricerca dell' armonia e della pace nel silenzio di una notte ("Dangerous night").
Voto 8,5/10
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04/02/2014
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