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La rabbia ribelle di Finardi

San Benedetto del Tronto | Eugenio Finardi "Fibrillante"

di

Eugenio Finardi

Fibrillante

E' un altro ritorno per la musica italiana dopo oltre una dozzina di anni di silenzio quello di Eugenio Finardi prodotto da Max Casacci dei Subsonica.

"Sto invecchiando male, tra rabbia e delusione e un futuro che non c'è. E il mondo che sognavo e tutto ciò per cui lottavo ora sembra inutile. Hanno vinto i culi stanchi, gli arrivisti, gli arroganti che più falsi non ce n'è. Urlo alla luna e al sole le mie inutili parole che nessuno sta ad ascoltare. Allora ho voglia di bruciare gridando a squarciagola come savonarola. Bisogna essere qualunquisti, aggressivi e opportunisti per riuscire ad arrivare. Io ti giuro ci ho provato ad esser calmo e controllato ma non son tipo da tacere. Io in fondo sono quello, un disperato, un Masaniello che ormai può solo urlare mentre economisti e professori spacciano prediche e valori per poterci puoi sfruttare".

La canzone di Eugenio Finardi è una lente di ingrandimento sulla realtà quotidiana. E' il megafono della rabbia della strada. E' il giornale aperto sulla contemporaneità fatta di difficoltà, di malessere, di amarezza, di mancanza di futuro e di delusione. E il nuovo lavoro, "Fibrillante" riprende il linguaggio del rock per gridare, urlare e denunciare. Sin dalle prime note generate dal basso e dalla chitarra di "Aspettando", altro inno dell'incertezza in attesa del cambiamento col pericolo costante della caduta. "Morire, dormire, sognare, forse" declamava l'Amleto shakespeariano e Finardi coglie la palla al balzo per continuare a denunciare in "Cadere sognare".  "Ero un bravuomo. Per fare il mio dovere mi sono anche laureato ma poi mi sono accontentato e ho accettato un posto fisso da impiegato, ho acceso un mutuo e mi son sposato, credevo di essere anche fortunato. Ma poi un giorno mi ha chiamato il capo, mi ha detto l'azienda ha delocalizzato, mi dispiace sei licenziato. E poi mi son lasciato andare, ho mollato tutto e ho cominciato a bere. Perché la sporca verità è che nessuno vuole uno della mia età. Classe dirigente di imbroglioni, sfruttatori senza senso del domani, senza voglia di sporcarsi mai le mani, ideologi cresciuti alla Bocconi, il vostro liberismo mi ha ammazzato di ogni mio sogno derubato. Ormai anche mia moglie mi ha lasciato e adesso sono rovinato e mi son sentito cadere, sognare, cadere, sognare....Ma no! io non ci sto io non mi arrenderò e grido finché vi vedrò pagare, maiali senza il minimo pudore, e spegnere quel ghigno che fa male, che offende chi non riesce a respirare. Ho chiuso con la società civile e con i vostri furbi giochi di parole che alla fine resta sempre tutto uguale, e aspetterò seduto in riva al fiume fino a che non vi vedrò cadere giù e non tornare più".

In questo lavoro è la parola che vince e l'artista, il cosiddetto cantautore, lascia la musica in secondo piano (anche se "musica ribelle", l'impressione è che non sia lo scopo del disco) a favore dell'invettiva, dell'indignazione e la voglia di tirar pugni allo stomaco. In "Le donne piangono in macchina" e "Lei s'illumina" riemerge il Finardi più amaro e intimista nei cui occhi si riflettono la fragilità e la delicatezza di molte antiche ballate. A suonare con lui ci sono ospiti di grido come Manuel Agnelli degli Afterhours, Patrizio Fariselli degli Area e Vittorio Cosma della PFM.

Ma la lezioncina finale di "Me ne vado" poteva essere evitata.

Voto 6,5/10

05/02/2014





        
  



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