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Spacca: fermiamo il declino

San Benedetto del Tronto | Il presidente nella Riviera delle Palme al convegno Marche 2020 per cercare strategie integrate di sviluppo.

di Martina Oddi

Spacca e Gaspari

Un brand di successo, capace di essere evocato dai prodotti tipici venduti in giro per il mondo, da valorizzare attraverso l'internazionalizzazione e la cooperazione tra imprese, dentro e fuori i confini regionali. Il brand Regione Marche sfrutta solo in parte il suo appeal e le sue potenzialità, dal turismo ai finanziamenti europei, carenti -nonostante il grande numero di progetti italiani presentati - proprio a causa della latitanza delle istituzioni del bel paese nei confronti di Bruxelles.

Se le Marche restano fedeli a un modello di sviluppo policentrico, che evita grandi agglomerati urbani ma punta sulla valorizzazione delle vocazioni dei singoli territori, il sistema va aggiornato e rafforzato sul fronte del web e della promozione attraverso i nuovi canali di comunicazione, e nella costituzione di reti e sistemi integrati di imprese che agiscano in modo sinergico.

Solo così il territorio con le migliori aspettative di vita a livello internazionale, con la comunità tra le più longeve del continente, avrà la forza di uscire dalla crisi che attanaglia l'Italia. E mentre Letta e Renzi litigano su chi debba interpretare la leadership con più convinzione il paese sembra rotolare verso una inarrestabile deriva in cui la corsa agli ultimi soldi scandisce il tempo della fine.

E se il trend è quello dell'incedere della decadenza, Spacca scandisce l'invito a darsi una scrollata e ripartire al più presto nonostante gli strepiti degli industriali. Spacca non lesina consigli a Gaspari, invitandolo a mettere a punto una strategia di valorizzazione del Centro agroalimentare, a investire sui saperi, e promette a breve un master sulla formazione turistica che sarà proposto dall'Istao. Insieme al presidio al Bit di Milano, dove verrà presentata non la tattica improvvisata di una stagione, ma l'intera strategia turistica dei prossimi anni fino al 2020 con tutti i clouster del segmento turistico, mare, colline, religione e cucina, per citare i più forti. Dando un seguito alla cultura dell'accoglienza, in verità piuttosto carente stando ai risultati di una indagine sul sentimento regionale più diffuso. Per contro spiccatissima, rivela la ricerca, la tendenza a concentrare i desiderata su una bella storia d'amore, per un marchigiano medio caratterizzato anche da una grande attitudine al risparmio.

E poi i prossimi impegni all'expo 2015, tutto rivolto alle grandi opportunità del segmento nutrizionale, inteso come filiera di qualità e di enogastronomia del benessere. E se il trend positivo delle aziende alimentari conferma gli orientamenti del mercato, lo stesso si può dire delle aziende che investono molto in innovazione, che tengono botta alla crisi, come la Gem Elettronica. E mentre le grandi multinazionali hanno tradito il territorio abbandonandolo, alle piccole e medie imprese non può sfuggire l'occasione di spartirsi la fetta più grande del mercato globale facendo rete.

E infine le infrastrutture, che devono essere ispirate al criterio della dimensione minima di efficienza, che non permette duplicati e sovrapposizioni. Un aereoporto e scali ferroviari dell'alta velocità, diritto consacrato anche della dorsale adriatica. E ancora il ruolo di leadership che le marche, con il loro pluralismo culturale e economico, possono giocare nella macro regione adriatico ionica, a patto di svegliarsi e di cogliere la velocità del cambiamento, facendo ammenda delle gravi lacune che le condizionano, soprattutto quelle nel campo delle energie rinnovabili e del fabbisogno energetico industriale.

Ricominciando dalla tutela della produzione del reddito e dalle agevolazioni al mondo del lavoro, dalla valorizzazione delle tipicità e delle eccellenze, dal rapporto consolidato con le istituzioni, le banche e l'Europa. Perché questo è il momento di rialzare la testa, puntando sulla sfida dell'internazionalizzazione senza delocalizzare e impoverire il tessuto produttivo, nei due segmenti storici del manifatturiero, che ha fatto grande l'entroterra marchigiano, e dei turismi della blu economy.

 

08/02/2014





        
  



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