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Caro Léo Ferré hai vent’anni

San Benedetto del Tronto | Nata senza rumors a San Benedetto del Tronto, oggi è un evento nazionale. Quest’anno, in silenzio, una piccola svolta con artisti che hanno lasciato un segno nella nostra città.

di Felice Di Maro

20° Festival Léo Ferré al teatro Concordia

20° Festival Léo Ferré al teatro Concordia da giovedì 11 giugno a sabato13. Organizzata dal comune di San Benedetto del Tronto e dalla provincia di Ascoli Piceno come ogni anno la Direzione artistica è stata di Giuseppe Gennari e quella operativa di Maurizio Silvestri. La manifestazione è dedicata al noto cantautore e poeta che è morto il 14 luglio del 1993. Maurizio Silvestri nel programma, una brochure di 48 pagine ben articolata, proprio a pag. 4 ne ha ricordato i tratti salienti della prima edizione, “Memorial Ferré”, del 27 maggio del 1994, appena dopo pochi mesi dalla sua scomparsa. La serie è iniziata dal 1995 ed è denominata “Festival Léo Ferré”, si ripete ogni anno ed è per la città un evento nazionale. Giuseppe Gennari per questa edizione in silenzio come è nel suo stile di comunicazione ci ha invitato ad una riflessione sulla dicotomia “desistere o resistere” (s. v. a pag.4 op.cit.).

Note sono le tematiche oggetto di polemiche di fuoco per la fase attuale a tutte le latitudini che non le presento qui naturalmente. Gennari sa che la musica ha una sua forza autonoma che anche se non mostra mai i muscoli, è tale però da unire e ricreare sempre nuove sponde con obiettivi continuamente in evoluzione. Musica e società con Léo Ferré si ordina ogni anno per uno spettacolo che nella nostra città è sempre atteso e possiamo dire che chi ha partecipato alle tre serate lo ha fatto con il cuore perché Léo ormai idealmente risiede in città. Importante i ringraziamenti del Centro Léo Ferré all’amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto (pag.46 op.cit.). Gli artisti sono stati tutti all’altezza del ventennale che si è voluto fosse grande. Hanno partecipato Eugenio in via di gioia, Dante Francani, la Scraps Orchestra, Alex Bandini, Benjamin Clementine, Sandra Aliberti, e Daniela Fiorentino. Come da programma i two special songs: Carmine Trocchia e Lucio Matricardi.

Questa edizione, che è quella del ventennale è stata accompagnata oltre che dalle tensioni di celebrazioni che hanno ritmato anche le passate edizioni anche dai nuovi fenomeni di musica come gli “Eugenio in via di gioia”. Cosa sono? Gennari li aveva presentati scrivendo “…l’ironia è presente nella versione più pregiata e intelligente, quella che si può permettere di autocolpirne gli autori” (pag. 10, op.cit.). E l’ironia con i ritmi della musica è stata di certo la padrona dei loro pezzi. Si tenga conto che non sono mancati anche in passato operazioni di rottura a livello sociale e nei vari contesti ma con loro l’ideologia che ha sempre animato i vari gruppi musicali sembra assente. Assente, ma attenzione è sottostante in parte alle maglie dei pezzi e messa in freddura e disponibile a secondo del contesto. Certo potrà sembrare strano ma non si può dire che non hanno idee in relazione al quadro socioeconomico contemporaneo. Al riguardo. due esempi.

Uno, “Il mondo che avanza” che è un pezzo che inizia con “Addobbi luminosi, isola pedonale/La gente ha soffocato il senso logico delle spese di Natale” (pag.26, op.cit.) che presenta il ritornello “Padrone dacci fame abbiamo troppo da mangiare” è un manifesto proprio del consumismo obiettivamente selvaggio della nostra società. L’altro ”Ho perso” come titolo che è anche ritornello e riguarda il tema del concorso, tema caldo che investe i giovani chiaramente alla ricerca di un lavoro. Cogliere i messaggi espliciti o nascosti dei pezzi scritti e cantati dal quartetto degli “Eugenio in via di gioia” non è molto impegnativo ed è piacevole ma gli applausi che hanno avuto e le richieste di bis sono spie di tensioni presenti nel pubblico che vanno oltre lo spettacolo ordinario dei quattro bravi musicisti. Sono la coscienza sporca della fase della globalizzazione attivata negli anni novanta e ancora imperante? La musica è musica e lo spettacolo è spettacolo.

Loro ci provano a presentare gli squilibri evidenti della nostra società poi sta a chi partecipa di cogliere insieme alle note musicali i messaggi che sono connessi che sono anche presentati in modo chiaro perché parlano anche e presentano i contesti dei loro pezzi. Il mito di Léo Ferré con loro si è fatto carne che si scioglie armonicamente in bocca ritmando i gagliardi ritornelli. Ho scritto mito e mi scuserà il Direttore del Festival Giuseppe Gennari ma a San Benedetto Léo Ferré ha vent’anni e si voglia o no anche se “….. l’anarchia è amore” qui si è rinnovata. Si dice che l’anarchia non ha futuro però a quanto pare è sempre presente e certo cambiano i toni delle emozioni perché è la nostra vita che cambia con noi e con la nostra immagine. Sia chiaro e senza equivoci non è che gli altri artisti non siano stati anche innovativi anche per il loro repertorio. Penso alla “Scraps Orchestra” e a “Sandra Aliberti” e solo per citare innovazioni artistiche di rilievo. In chiusura del Festival Daniela Fiorentino è stata veramente grande.

La chiusura è stata riservata al centenario della nascita di Édith Piaf, cantautrice francese nota come il "Passerotto" parigino. Francesco Esposito ci ricorda: “dalla statura minuta ma dalla voce potente, resa inconfondibile dalle mille sfumature e in grado di passare dai toni aspri a quelli dolci con estrema facilità” (pag. 24, op.cit.). Sul palco si è materializzata nella voce e anche nel corpo di Daniela Fiorentino che in finale ha ricevuto la Targa Léo Ferré per il 2015 da Maria Cristina Ferré, moglie di Léo. La consegna è stata un momento solenne perché è sembrato in ideale un passaggio simbolico d’impegni tra due donne che da fronti differenti celebrano la grandezza di questo festival dedicato a Léo Ferré. Il repertorio di Daniela Fiorentino si è presentato ben articolato e con pezzi veramente forti. Ha iniziato con Milord del 1959, musica di Marguerite Monnot e parole di Georges Moustaki.

Com’è noto Milord è un pezzo simbolo con il quale Édith idealizzava una ragazza del porto che invitava un uomo dell'alta borghesia, il milord, ad avvicinarsi e mettersi comodo e si accorge che è triste e cerca di rallegrare. Daniela Fiorentino com’è noto ha messo in scena il musical “Édith Piaf” e il monologo “Je chante Piaf”, qui al Ferré ha presentato vari pezzi di Édith. Piace scrivere che ad accompagnarla è stato un quartetto di musicisti napoletani veramente bravi: Mariano Bellopede al pianoforte, Giosi Cincotti alla fisarmonica, Davide Esposito alla batteria e Alessandro Anzalone al Contrabbasso.

17/06/2015





        
  



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