Campofilone e i suoi “maccheroncini”: un’antica tradizione culinaria
San Benedetto del Tronto | Immerso nel verde della campagna marchigiana, tra vicoli e stradine che offrono al visitatore scorci di rara bellezza, si dispiega il paese di Campofilone, la cui fama è principalmente legata alla produzione dei “maccheroncini”.
di Elvira Apone
il paese di Campofilone
Sulla sponda destra del fiume Aso, immerso nel verde della splendida campagna marchigiana, racchiuso da massicce mura che lo hanno protetto e custodito nei secoli, si dispiega il paese di Campofilone, la cui fama è principalmente legata alla produzione dei “maccheroncini”. Il vecchio borgo, tutto concentrato intorno alla via principale, si snoda tra vicoli e stradine coperte da volte a botte e a crociera, che offrono al visitatore scorci di rara bellezza sul paesaggio circostante, in cui si fondono la sinuosità delle colline marchigiane, l’azzurro del mare Adriatico, il fascino dei monti Sibillini. Percorrendo un lungo viale alberato, si arriva al centro storico, cui si può accedere da più entrate: la Porta da bora, ricostruita in epoca rinascimentale, la Porta da Sole, risalente all’XI secolo, ma di cui oggi restano solo le mura e un passaggio coperto, forse un tempo collegato alla porta, e Porta Marina, ingresso principale del paese, di origine medioevale e restaurata nel corso del XVIII secolo.
Il centro storico nacque intorno all’abbazia benedettina di San Bartolomeo Apostolo, che venne edificata nell’XI secolo sui resti di una villa romana e di un tempio pagano. Purtroppo, però, questa chiesa oggi non presenta più le caratteristiche originali del periodo romanico, poiché venne demolita nella prima metà del XIX secolo e ricostruita in stile neoclassico, pur mantenendo la sua pianta rettangolare. Anche dal suo orto abbaziale, circondato da mura medioevali, si può godere di un magnifico panorama. Fuori dalle mura del vecchio incasato, si possono visitare la chiesa di San Patrizio, anch’essa ricostruita nel XIX secolo, e quella di Santa Maria d’Intignano, eretta nel 1556 e recentemente restaurata. Avvolta da una graziosa pineta, questa piccola costruzione di pianta rettangolare si apre in un unico ambiente coperto con capriate di legno.
La storia del teatro comunale di Campofilone, invece, che risale alla fine degli anni ’20, è davvero interessante. Il teatro, infatti, fu costruito grazie a una cessione gratuita da parte del podestà di Campofilone; muratori e braccianti offrirono gratuitamente giornate di lavoro e altri cittadini sottoscrissero polizze per la sua realizzazione. Usato poi come rifugio per gli sfollati durante la seconda guerra mondiale, è stato di recente restaurato, riacquistando così non solo lo splendore di un tempo, ma anche la funzione cui è preposto.
Ma il vero fiore all’occhiello di Campofilone, che lo ha anche reso celebre in tutto il mondo, sono i suoi maccheroncini, le cui origini arrivano fino al 1400 e la cui ricetta è stata tramandata di madre in figlia, per generazioni. Persino il poeta Giacomo Leopardi li cita tra i suoi piatti preferiti, suggerendo ai suoi cuochi ben tre modi diversi di prepararli. Le loro particolarità sono la sottigliezza della sfoglia e il taglio molto fine, che permettono di cuocerli praticamente in un solo minuto, o direttamente passandoli nel condimento, senza nemmeno lessarli in precedenza. Inoltre, questi maccheroncini vengono realizzati con un numero maggiore di uova rispetto agli altri tipi di pasta all’uovo, e senza l’aggiunta d’acqua, per poi essere sottoposti a un lento processo di essiccazione, che incide inevitabilmente sulla loro capacità di trattenere il sugo. Non dimentichiamo, inoltre, che la loro lavorazione, rimasta per secoli invariata, viene tuttora eseguita completamente a mano.
Citati nella prima guida gastronomica del Touring Club italiano come prodotto tipico di Campofilone, nel 2013 i maccheroncini hanno ricevuto dalla Commissione Europea la certificazione IGP, indicazione geografica protetta, un marchio rilasciato dall’Unione Europea a prodotti alimentari strettamente legati a una determinata area geografica in cui devono unicamente essere prodotti. Vanto e tradizione del loro paese di origine, Campofilone li commemora ogni anno, durante la prima decade del mese di agosto, in una sagra nazionale a loro interamente dedicata. Al ragù, o con qualsiasi altra salsa, i maccheroncini di Campofilone sono ormai divenuti un piatto comune e ricorrente della nostra cucina, ma soprattutto non possono mancare nel menù di Natale di tutti quei marchigiani che non vogliono e non possono rinunciare alle antiche tradizioni culinarie della nostra regione.
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17/12/2015
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