Alberto Fortis e Dante Marianacci: un’altalena tra musica e poesia
San Benedetto del Tronto | Enorme successo e grande affluenza di pubblico domenica 9 ottobre al Medoc per il secondo appuntamento di In Art con Alberto Fortis e Dante Marianacci.
di Elvira Apone
un momento dell'evento del 9 ottobre
Il secondo appuntamento di In Art, la rassegna letteraria e musicale a cura dell’associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, ha avuto un enorme successo e ha registrato una grande affluenza di pubblico, giunto da diverse parti d’Italia. Protagonisti dell’incontro di domenica scorsa al Medoc sono stati il cantautore e musicista Alberto Fortis e il poeta, scrittore e traduttore Dante Marianacci, che hanno parlato della poesia, della musicalità della poesia, di poesia e musica e di poesia messa in musica, prima di dare il via al concerto voce e piano di Alberto Fortis. Alle loro spalle, l’emozionante esposizione delle opere del fotografo Paolo Soriani, che accompagnerà tutti gli incontri di In Art fino al 4 dicembre.
La poesia, dunque, ha fatto da filo conduttore di una serata all’insegna dell’arte sentita, vissuta, realizzata e testimoniata; uno scambio di idee, di sensazioni, di esperienze ha alimentato un dibattito vivace ed estremamente interessante, in cui i due ospiti d’eccezione, sapientemente guidati dalle parole del magistrato e poeta Ettore Picardi, hanno regalato al pubblico importanti frammenti della loro vita, votata alla diffusione della cultura e all’espressione, ciascuno nel proprio campo, del proprio mondo interiore.
Poesia e musica sembrano spesso un binomio imprescindibile: la musica può dare un valore aggiunto alla poesia che, però, deve avere già di per sé una sua intrinseca musicalità per poter essere letta e recitata. Inoltre, l’essenzialità della poesia, contro la descrittività della prosa, le conferisce uno straordinario e magico potere di sintesi, attraverso cui un’intera vita può essere raccontata dal poeta in pochi versi. E così anche la canzone, che non è altro che poesia in musica, riesce a narrare in qualche minuto una storia, riesce a trasmettere in pochi istanti sentimenti variegati e intensi, riesce, in un breve arco di tempo, a dischiudere le più riposte pieghe dell’animo umano, le sue gioie, i suoi dolori, le sue inquietudini, le sue amarezze, le sue speranze, le sue delusioni.
Tutto questo ha vissuto il pubblico di In Art quando ha ascoltato i versi del professore Dante Marianacci e, poi, quando si è lasciato trasportare dalle note, dal ritmo, dall’energia, dalla potenza espressiva, dalla carica emotiva delle canzoni di Alberto Fortis, che hanno coinvolto, emozionato, stupito, attratto, allietato, rapito in un crescendo in cui musica e poesia si sono fuse in perfetta armonia, regalando a tutti un concerto indimenticabile. L’umiltà, la disponibilità, l’umanità, la ricchezza interiore e la sensibilità dimostrata da questi due uomini, oltre che artisti di grande spessore, hanno contribuito, come era proprio nell’intento di Rinascenza, a creare momenti di incontro e di socializzazione con il pubblico presente, che è riuscito a conoscerli e ad apprezzarli ancora di più, proprio grazie a questa loro capacità di donarsi in modo totale, naturale e sincero. Entrambi, altrettanto generosamente, hanno rilasciato un’intervista, un colloquio che a stento chiamerei in questi termini, ma che definirei piuttosto una serena, tranquilla e amichevole conversazione, prima con Alberto Fortis e poi con Dante Marianacci.
“Si può parlare di uno spartiacque temporale tra tutta la sua produzione e gli ultimi due album, oppure di una svolta musicale, di un’evoluzione, di un cambiamento tra la sua produzione degli anni ’80 e ’90 e quella più recente?”
Alberto Fortis: “In realtà non c’è un vero e proprio scarto temporale nell’ambito della mia produzione discografica, anche perché bisogna sempre considerare almeno due anni di scrittura e di lavoro prima dell’uscita di un album. Inoltre, c’è sempre un filo conduttore molto personale che mi traghetta dal primo all’ultimo album; chiaramente ci sono delle differenze tra l’uno e l’altro dovute soprattutto alle mie collaborazioni fatte all’estero, alla ricerca crescente di una sonorità e questo è stato proprio l’intendimento del mio ultimo lavoro, cioè, dei cinque brani contenuti nell’album “Con te” prodotti a New York, città cui sono molto affezionato. Per quanto riguarda le tematiche e i testi, sia nel penultimo album “Do l’anima”, sia in “Con te”, sono in linea con tutta la mia produzione, quindi, mi sento di dire che sto proseguendo sulla mia strada”.
“Data la sua lunga esperienza di lavoro negli Stati Uniti, quali sono le differenze che ha notato tra la musica americana e quella italiana?”
Alberto Fortis: “Di differenze ce n’erano prima, quando ho cominciato a lavorare lì negli anni ’80. Poi le cose sono cambiate, è intervenuta la tecnologia nella realizzazione dei prodotti discografici. L’unica diversità è che lì c’è un mercato molto più ampio che dà la possibilità di sperimentare nuove cose e non fermarsi sempre sulle stesse. Il mio augurio è che anche qui in Italia una nuova linfa di volontà degli artisti e degli addetti ai lavori possa riuscire a smuovere le acque”.
“Come è cambiata secondo lei la musica in Italia, in particolare quella dei cantautori degli ultimi venti anni?”
Alberto Fortis: “Personalmente sono stato un cantautore anomalo, non intimista e solitario, perché amavo sempre cantare e suonare in una band con altri musicisti. Oggi ancora di più c’è l’attenzione alla produzione e ai suoni, ma per quanto riguarda il mercato discografico è successo un po’ quello che succede nei momenti di crisi, dove le cose si concentrano soltanto sui dieci o dodici nomi e nessuno rischia più. Mi auguro, quindi, che l’arte acquisti più voce, indipendentemente dai feudi importanti”.
“Una domanda su una delle sue ultime canzoni, “Infinità infinita”: particolarmente significativi mi sembrano i versi in cui dice: “Perché affannarsi tanto se tanto già si sa che tutto e già deciso anche l’eternità”. Che cos’è l’eternità per Alberto Fortis? Un’altra vita, una continuazione di questa, un destino già stabilito?”
Alberto Fortis: “Io credo nella vita dopo la vita, quindi l’eternità è la somma di queste vite che continuano. Che sia da un punto di vista religioso oppure no, è fondamentale pensare e sperare in qualcosa che premi la continuazione, il buon intendimento, altrimenti sdoganeremmo un far west, una giungla in cui ciascuno si sentirebbe libero di eliminare chiunque non gli piaccia. In questo senso, l’eternità può nobilitare noi stessi e gli altri e creare una condizione di gioia che sia una medicina per la nostra vita”.
“Secondo lei, a che cosa si deve il successo di una canzone?”
Alberto Fortis: “Si deve innanzitutto a una forza di comunicazione, quindi, se, ad esempio, una canzone viene trasmessa dalle due o tre radio principali, chiaramente il pubblico la percepisce. In generale, il discorso sarebbe molto lungo perché sono tanti i fattori che incidono, soprattutto equilibri economici e che riguardano gli addetti ai lavori”.
“Che cosa ne pensa di questa rassegna e dello spirito che la anima, cioè l’intento di unire e mettere a confronto diverse forme d’arte?”
Alberto Fortis: “È uno spirito che soprattutto qui in Italia dovrebbe essere rinutrito molto; mi auguro che da tanti segnali come questo si riescano a creare delle realtà importanti, soprattutto quando c’è la volontà, la voglia di cose belle.”
Dando la parola a Dante Marianacci:
“Può parlarci delle sue numerose esperienze di lavoro all’estero come promotore culturale?”
Dante Marianacci: “Ho fatto il dirigente dell’area della promozione culturale del ministero degli affari esteri; abbiamo una rete di istituti italiani di cultura, in genere nelle capitali, ma in alcuni paesi europei anche in altre città, il cui compito è quello di curare i rapporti culturali tra l’Italia e questi paesi. Nel mio caso, io ero consigliere culturale, direttore e coordinatore d’area, cioè dirigevo l’istituto e coordinavo altri paesi attorno al paese in cui ero. In genere, ci sono dei protocolli, cioè degli accordi governativi, che regolano i compiti di coloro che lavorano in questi istituti di cultura che devono, appunto, promuovere le arti e curare i rapporti con il paese ospite. Io ho incominciato a Praga negli anni ’80, una città molto bella, cui sono particolarmente legato; ho anche amato tanto la letteratura cecoslovacca, Kafka, i grandi poeti”.
“Come viene recepita la cultura italiana all’estero ?”
Dante Marianacci: “Quando ero in Irlanda, mi ricordo che il Times literary supplement, un supplemento letterario del giornale inglese, fece un’inchiesta sullo scrittore più amato dagli inglesi: risultò Dante Alighieri, ancor prima di Shakespeare. Questo è un esempio che dimostra quanto sia apprezzata all’estero la nostra tradizione poetica, soprattutto Dante. Vorrei anche ricordare a questo proposito che la riscoperta di Dante nel secolo scorso è stata opera di due grandi poeti statunitensi: Thomas Sterne Eliot ed Ezra Pound, che hanno sia scritto su di lui sia stimolato a studiarlo. Anche la nostra arte, per esempio, in particolar modo quella rinascimentale, è molto conosciuta all’estero. D’altra parte il nostro patrimonio artistico è il più grande del mondo, per quanto non venga sufficientemente sfruttato e valorizzato se pensiamo che l’Italia potrebbe vivere di turismo culturale. Per fare un esempio a questo proposito, sui marciapiedi di Dublino ci sono scritte citazioni dell’Ulisse di James Joyce proprio perché per loro Joyce è un simbolo culturale che attira studiosi di diverse nazionalità. La lingua italiana, inoltre, è una delle quattro lingue più studiate al mondo, non solo per ragioni letterarie, ma anche per motivi commerciali. Ho scoperto, per esempio, che addirittura in Egitto l’italiano viene studiato da oltre 120000 studenti”.
“Oltre ad essere un poeta e uno scrittore, lei è anche un traduttore. Che cosa ha tradotto e da quali lingue?”
Dante Marianacci: “Devo ammettere di aver studiato parecchie lingue, alcune delle quali, come ad esempio l’ungherese, che tra l’altro è molto difficile, solo per necessità. Ho tradotto dall’inglese Ferlinghetti, Yang Lian, un poeta cinese candidato al Nobel, ho tradotto dal ceco”.
“Qual è il paese che le è più rimasto nel cuore?”
Dante Marianacci. “Sono stato a Praga due volte, prima e dopo la rivoluzione di velluto, poi a Dublino, a Edimburgo, poi sono andato a Budapest, poi a Vienna, infine al Cairo e devo dire che ogni paese è una storia a sé, anche se la cultura italiana è veramente il nostro petrolio”.
“Lei ha scritto sia prosa sia poesia. Si sente più poeta o più scrittore?”
Dante Marianacci: “Anche se ho esordito con un racconto, ho scritto più poesie. Non credo, però, che il poeta possa scrivere chiuso in una torre d’avorio; io, per esempio, ho scritto le mie più belle poesie nei posti più strani e impensati, come, ad esempio, negli aeroporti. Un romanzo, invece, non si può scrivere in un aeroporto perché richiede sistematicità, applicazione”.
“Lei ha anche intervistato tanti personaggi del mondo della cultura. Quale è quello che l’ha più colpita?”
Dante Marianacci; “Ho un ampio ventaglio di personaggi che ho incontrato e conosciuto. Uno dei personaggi più affascinanti è stato l’ex presidente della repubblica Francesco Cossiga, che conobbi quando si era appena dimesso dal suo incarico. Un altro è stato sicuramente Umberto Eco, che riusciva a comunicare grandi cose e conosceva tutti i dialetti italiani, dal siciliano al piemontese. Anche Havel, l’ex presidente della repubblica ceca, era un uomo interessante, autore di teatro”.
“Che cosa pensa della rassegna In Art?”
Dante Marianacci: “Personalmente mi sono molto divertito. Inoltre, mi è piaciuto il fatto di aver dialogato con Alberto Fortis, un cantautore stimato e apprezzato, che ha scritto anche poesie e che è molto sensibile alla letteratura. Ritengo che questi incontri siano davvero utili e interessanti”.
Un secondo appuntamento, dunque, stimolante e denso di emozioni, che ha sicuramente lasciato un’impronta profonda e duratura nei cuori di tutti quelli che, sfidando persino l’ostacolo della distanza, hanno comunque voluto esserci per godere, ancora una volta, della vera bellezza.
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11/10/2016
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