“Un applauso così fragoroso e carico d’affetto si è sentito poche volte all’interno di un teatro. Franco Cesetti meritava questo omaggio, soprattutto per le qualità umane che hanno contraddistinto il suo modo di vivere tra le persone”. Marco Cruciani, giovane regista montefiorano già esperto di set cinematografici di livello nazionale, quell’applauso l’ha ricevuto dalle mani degli spettatori qualche minuto prima del suggestivo spettacolo “Solsifa”, rappresentato nel nuovo Teatro Comunale di Altidona venerdì scorso.

Proprio Franco Cesetti, il direttore dell’Unione Comuni Valdaso improvvisamente scomparso per una malattia che il suo codice genetico ha fatto deflagrare in un pochissimi giorni, aveva promosso nel territorio la brillante idea di Cruciani, accompagnato nell’occasione dal musicista Roberto Zechini. “Solsifa” è piaciuto moltissimo per la formula originale, articolata su immagini e musica. Attivissima in questa operazione l’associazione Altidona Belvedere, che si è occupata anche dell’organizzazione teatrale dell’evento. Con il primo dei tre video è stato trattato un viaggio nella storia del cinema e delle tipologie di spettatori, realizzato in collaborazione con lo scenografo Giancarlo Basili per il Polo Museale San Francesco di Montefiore dell’Aso. Di seguito, ha appassionato un cortometraggio musicale girato in Senegal, che ha messo a confronto la caotica ed effervescente capitale Dakar con i ritmi di un piccolo villaggio di pescatori ancora dediti, secondo millenaria tradizione, alla pesca su piroga.

La terza proiezione della serata, in anteprima nazionale, ha riguardato un altro breve ma intenso viaggio cinemusicale fra i meravigliosi paesaggi marchigiani e i luoghi abbandonati della valle dell’Aso; iniziativa, questa, prodotta in collaborazione con l’Unione Comuni Valdaso. “I tre video - spiega il regista Cruciani - sono rappresentativi di un cinema indipendente, ibridato con la video arte e la tradizione del documentario etnografico. Le tecniche espressive hanno legami con alcune tendenze del cinema sperimentale russo degli anni ‘30 e di quello underground statunitense e anglosassone degli anni ‘70. Un cinema basato quindi sulle immagini e sulle musiche piuttosto che sulla sceneggiatura, un cinema sicuramente più visionario che narrativo. Solo il primo dei tre lavori presentati, l’excursus nella storia del cinema, ha i caratteri canonici del documentario. Il tratto narrativo utilizza infatti interviste e brani di film esplicativi, ma in questo caso sono proprio i personaggi intervistati, con la loro spontaneità e simpatia, ad imprimere al filmato un carattere surreale.

Perfettamente inserita in questa cornice la performance del musicista fermano Roberto Zechini che, appena ultimata una tournèe marocchina, ha composto per l’occasione per chitarre, oud, buzuki e loop station.