De Crescenzo in jazz
San Benedetto del Tronto | Eduardo De Crescenzo - Essenze jazz
di
EDUARDO DE CRESCENZO
Essenze Jazz
"Essenze Jazz" è un'idea che vagava da tempo nella mente di Eduardo De Crescenzo, autore di un classico italiano come "Ancora". E' il tipico progetto che salta alla mente di ogni cantate che con gli anni, e lo studio rigoroso della musica, affina la propria sensibilità artistica (uno degli ultimi esempi è quello di Gino Paoli con Danilo Rea).
Dall'esordio live nella primavera 2012 al Blue Note di Milano e alla Casa del Jazz di Roma il progetto jazz ha visto compiere passi importante nel concerti del San Carlo di Napoli, del Sistina di Roma e dei Festival di Ravello e a Umbria Jazz. E cosi oggi "Essenze Jazz" vede la luce su disco grazie all'apporto di alcuni eccellenti musicisti del panorama nazionale che da una ventina d'anni rappresentano l'eccellenza della nostra musica all'estero. In primis Stefano Sabatini, pianista e arrangiatore di tutto il lavoro cui si affiancano il contrabbasso di Enzo Pietropaoli e i sassofoni di Daniele Scannapieco e Sandro Deidda, la batteria di Marcello Di Leonardo e il violoncello di Lamberto Curtoni.
‘Tutti nomi che contano nella scena jazz italiana', commenta De Crescenzo, ‘a cui io rimango alieno, quanto vicino: qui ci sono i profumi del jazz, la sua scelta di scarnificare, mirare al cuore. Non è un live questo, ma quasi, tutto suonato in diretta, provando a sintetizzare la mia storia: la canzone, la melodia mediterranea, i suoni americani, la mia ugola che a volte sembra andare dalla parte opposta della fisarmonica e altre sembra invece essere la sua logica prosecuzione o il suo invitabile incipit.".
Tutto il repertorio di questo disco appartiene al passato del cantante fisarmonicista, ad eccezione dell'ispirato brano di apertura, "Non tardare", inedito e composto per l'occasione. Il progetto è sicuramente bello e degno di nota anche se lo sguardo d'insieme lo configura in un passato ormai remoto da più che proiettarlo nel presente. A tratti i pur bravissimi musicisti giocano sui propri strumenti mordendosi di autoreferenzialità e girando intorno alle note come una Giorgia intorno alle proprie corde vocali. Si sente, in definitiva, la mancanza di una canzone vera (uniche eccezioni "Ancora" e "Dove c'è il mare") che si nutra di un testo sentito e autentico, di immagini e metafore di cui ogni verso ha bisogno. E così i suoni si arrovellano e i musicisti giocano spesso di contorsioni che fan venire in mente l'algida fusion dei primi anni Ottanta. Probabilmente una più oculata scelta di brani e l'inserimento di qualche cover avrebbe giovato alle originali corde vocali di un artista sui generis che è comunque da apprezzare per il tentativo di svolta della sua carriera.
Voto 6,5/10
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11/01/2014
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