I "censori" del Papa hanno vinto. Inizia la nuova caccia alle streghe?
Roma | Le reazioni di Forza Italia alla "cacciata" di Papa Benedetto XVI dalla Università La Sapienza. Gli azzurri: "Un fatto gravissimo".
Papa Benedetto XVI "cacciato" dalla Università La Sapienza
Forza Italia critica fortemente la "cacciata" del Pontefice dall'Università La Sapienza di Roma.
"Quanto è accaduto è gravissimo. Forza Italia - si legge in una nota - non può tacere il proprio sdegno per il trattamento riservato a Papa Benedetto XVI dai novelli “censori” della moderna inquisizione europea del 21° Secolo. E’ forse iniziata la nuova caccia alle streghe? Ha avuto successo, infatti, la lettera che i 67 professori hanno inviato al Rettore dell’Università La Sapienza per impedire l’intervento del Papa durante l’apertura dell’anno accademico. Un’iniziativa censoria che passerà alla Storia.
E’ gravissimo perché il fatto che non sia possibile garantire la sicurezza per la visita del Santo Padre rappresenta l’ennesima brutta figura per il nostro Paese, dopo l’invasione di mondezza sui teleschermi di tutto il mondo. Ma è anche il segno di un rigurgito di anticlericalismo come non si vedeva da diversi decenni in Italia.
Il Governo Prodi aveva il dovere di garantire il regolare svolgimento della cerimonia, assicurando la partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI.
Accettare da parte delle Istituzioni qualsiasi ricatto di minoranze illiberali è un incomprensibile cedimento etico e morale che equivale a limitare la libertà religiosa in Italia (libertà costituzionale) ed a mettere il bavaglio a tutti coloro che nelle libere università ed in tutto il Paese non sono in sintonia con il volere degli intolleranti.
Una delle più grandi comunità di pensiero d’Europa che attendeva con interesse il discorso del Pontefice dalla viva voce di Benedetto XVI, non doveva trasformarsi in un pericoloso “ricettacolo” di ottocentismo postmoderno. Un pericoloso precedente. L’iniziativa di zittire il Pontefice è senza ombra di dubbio molto discutibile e viene dalle stesse e solite frange minoritarie che contrappongono la censura al desiderio di confronto e di discussione.
La comunità scientifica italiana rifiuti questa iniziativa inaccettabile di chi non ha nulla da dire con la forza del pensiero e vuole demolire con violenza la cultura occidentale. Proprio in nome della laicità dello Stato non si può consentire che un’Università pubblica diventi nel 2008 il primo tribunale d’inquisizione, il primo di una lunga serie.
I rapporti problematici e controversi tra fede e razionalità scientifica sono un tema politicamente sensibile. Ma la dimostrazione di arroganza e di impotenza dei censori del Papa non aiuta, ma compromette la possibilità di discutere, di difendere la presenza del Papa alla Sapienza (come in qualsiasi altra Università italiana) e il suo diritto di discutere criticamente i contenuti e le conseguenze del progresso scientifico. Negare tutto questo significa negare la civiltà, significa difendere il principio fondamentale della società libera ed aperta.
Una società libera non ammette né che la ricerca scientifica sia proibita in omaggio alla religione, né che la libertà di critica sia interdetta per rispetto e ossequio della scienza.
Troviamo francamente stucchevole e sconfortante che gli scienziati della Sapienza non accettino che si può escludere o espellere dall’Università solo chi vi si presenta usando le armi della minaccia e della violenza, e non chi, da professore ed accademico qual è Benedetto XVI, intende partecipare alla discussione usando gli argomenti della logica e della mitezza, che si possono, allo stesso titolo, criticare o contestare, ma nel libero confronto.
Sembra fantapolitica, ma il Santo Padre è stato trattato peggio di un ex brigatista che voleva “fare lezione” all’università. Ci chiediamo se il gruppo di professori universitari anti-Benedetto XVI, spalleggiati dai collettivi, faccia parte di quello stesso gruppo docente che nulla ha avuto a ridire in altre occasioni.
Questa vicenda è l’epilogo dello sconfortante dibattito culturale tra laici e cattolici nel nostro Paese. Da liberali ci chiediamo quale sia il significato di boicottare la visita del Santo Padre, nonché teologo e studioso di fama mondiale, nella grande università romana.
Ci chiediamo se questi stessi professori avrebbero boicottato la visita del Dalai Lama o di un’altra autorità religiosa e culturale. Come se confrontarsi sui temi della religione e della spiritualità non fosse una questione centrale nella vita dell’uomo e nella società. Vivere in una democrazia e in uno Stato di diritto, significa innanzitutto non chiudersi al confronto e al dibattito.
Una grande università dovrebbe porre questo come tema centrale della sua missione educativa e formativa. Sono tornati i cattivi maestri che accettano i tagli del Governo alla ricerca scientifica e tecnologica d’avanguardia, preferendo fare fortuna all’estero e polemiche in patria".
Forza Italia
"Quanto è accaduto è gravissimo. Forza Italia - si legge in una nota - non può tacere il proprio sdegno per il trattamento riservato a Papa Benedetto XVI dai novelli “censori” della moderna inquisizione europea del 21° Secolo. E’ forse iniziata la nuova caccia alle streghe? Ha avuto successo, infatti, la lettera che i 67 professori hanno inviato al Rettore dell’Università La Sapienza per impedire l’intervento del Papa durante l’apertura dell’anno accademico. Un’iniziativa censoria che passerà alla Storia.
E’ gravissimo perché il fatto che non sia possibile garantire la sicurezza per la visita del Santo Padre rappresenta l’ennesima brutta figura per il nostro Paese, dopo l’invasione di mondezza sui teleschermi di tutto il mondo. Ma è anche il segno di un rigurgito di anticlericalismo come non si vedeva da diversi decenni in Italia.
Il Governo Prodi aveva il dovere di garantire il regolare svolgimento della cerimonia, assicurando la partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI.
Accettare da parte delle Istituzioni qualsiasi ricatto di minoranze illiberali è un incomprensibile cedimento etico e morale che equivale a limitare la libertà religiosa in Italia (libertà costituzionale) ed a mettere il bavaglio a tutti coloro che nelle libere università ed in tutto il Paese non sono in sintonia con il volere degli intolleranti.
Una delle più grandi comunità di pensiero d’Europa che attendeva con interesse il discorso del Pontefice dalla viva voce di Benedetto XVI, non doveva trasformarsi in un pericoloso “ricettacolo” di ottocentismo postmoderno. Un pericoloso precedente. L’iniziativa di zittire il Pontefice è senza ombra di dubbio molto discutibile e viene dalle stesse e solite frange minoritarie che contrappongono la censura al desiderio di confronto e di discussione.
La comunità scientifica italiana rifiuti questa iniziativa inaccettabile di chi non ha nulla da dire con la forza del pensiero e vuole demolire con violenza la cultura occidentale. Proprio in nome della laicità dello Stato non si può consentire che un’Università pubblica diventi nel 2008 il primo tribunale d’inquisizione, il primo di una lunga serie.
I rapporti problematici e controversi tra fede e razionalità scientifica sono un tema politicamente sensibile. Ma la dimostrazione di arroganza e di impotenza dei censori del Papa non aiuta, ma compromette la possibilità di discutere, di difendere la presenza del Papa alla Sapienza (come in qualsiasi altra Università italiana) e il suo diritto di discutere criticamente i contenuti e le conseguenze del progresso scientifico. Negare tutto questo significa negare la civiltà, significa difendere il principio fondamentale della società libera ed aperta.
Una società libera non ammette né che la ricerca scientifica sia proibita in omaggio alla religione, né che la libertà di critica sia interdetta per rispetto e ossequio della scienza.
Troviamo francamente stucchevole e sconfortante che gli scienziati della Sapienza non accettino che si può escludere o espellere dall’Università solo chi vi si presenta usando le armi della minaccia e della violenza, e non chi, da professore ed accademico qual è Benedetto XVI, intende partecipare alla discussione usando gli argomenti della logica e della mitezza, che si possono, allo stesso titolo, criticare o contestare, ma nel libero confronto.
Sembra fantapolitica, ma il Santo Padre è stato trattato peggio di un ex brigatista che voleva “fare lezione” all’università. Ci chiediamo se il gruppo di professori universitari anti-Benedetto XVI, spalleggiati dai collettivi, faccia parte di quello stesso gruppo docente che nulla ha avuto a ridire in altre occasioni.
Questa vicenda è l’epilogo dello sconfortante dibattito culturale tra laici e cattolici nel nostro Paese. Da liberali ci chiediamo quale sia il significato di boicottare la visita del Santo Padre, nonché teologo e studioso di fama mondiale, nella grande università romana.
Ci chiediamo se questi stessi professori avrebbero boicottato la visita del Dalai Lama o di un’altra autorità religiosa e culturale. Come se confrontarsi sui temi della religione e della spiritualità non fosse una questione centrale nella vita dell’uomo e nella società. Vivere in una democrazia e in uno Stato di diritto, significa innanzitutto non chiudersi al confronto e al dibattito.
Una grande università dovrebbe porre questo come tema centrale della sua missione educativa e formativa. Sono tornati i cattivi maestri che accettano i tagli del Governo alla ricerca scientifica e tecnologica d’avanguardia, preferendo fare fortuna all’estero e polemiche in patria".
Forza Italia
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15/01/2008
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