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“La parola ai giurati”

Ascoli Piceno | Alessandro Gassman, ed Amnesty International: al Ventidio Basso, pièce contro la pena di morte.

di Giuseppina Pica

Ventidio Basso

New York. 1950. È il 15 Agosto al termine dell'ultima udienza di un processo per omicidio, 12 giurati si chiudono in camera di consiglio, per decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte e tutti sembrano convinti della sua colpevolezza.

L'intero impianto drammaturgico si sviluppa dentro un ambiente claustrofobico, che permette di mettere a confronto le personalità, gli stati d'animo, i conflitti culturali ed etnici dei 12 protagonisti chiamati a giudicare della sorte dell'uomo.

Inizialmente, tutti i giurati, tranne uno, Alessandro Gassman, che con meticolosità e intelligenza costringe gli altri giurati a ricostruire nel dettaglio i passaggi salienti del processo e, grazie a una serie di brillanti deduzioni, ne incrina le certezze, insinuando in loro il principio secondo il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine al di là di ogni ragionevole dubbio, sono convinti della colpevolezza dell'imputato: lentamente, dal continuo confronto tra le opinioni dei giurati, emergono tutte le contraddizioni dei testimoni, non adeguatamente valutate dall'avvocato difensore (d'ufficio).

Uno ad uno, tutti i giurati - chiamati innanzitutto a giudicare se stessi - si convincono dell'innocenza del giovane, superando pregiudizi anche razziali che, in prima istanza, stavano per portarli a esprimere un verdetto di condanna.

"In un'epoca in cui il mondo è afflitto da ideologie contrastanti che si nutrono di assolutismo e che spesso scadono a pregiudizi, il "ragionevole dubbio" è una preziosa arma di difesa". Alessandro Gassman

Fra violenti contrasti, dubbi, ripensamenti ed estenuanti discussioni, l'unanimità sarà raggiunta e l'imputato verrà dichiarato non colpevole.

Bellissima la caratterizzazione dei personaggi, che emerge prepotentemente nel secondo atto, un crescendo collettivo ripercorre la vicenda passo dopo passo, proponendo al pubblico personaggi realistici, vissuti "intimamente" dagli attori.

L'architetto, il pubblicitario scanzonato, l'orafo raffinato, il rassicurante presidente di giuria, il timido bancario, il manovale immigrato dall'Europa dell'est, l'italo-americano, l'anziano saggio, il piccolo imprenditore avvelenato dalle proprie vicende familiari, il fanatico razzista, il beffardo tifoso di baseball, l'inossidabile colpevolista.

Seguendo le loro supposizioni, i loro battibecchi, le loro accuse e le loro esternazioni più o meno violente, il pubblico impara a conoscerli, a distinguerli.

I luoghi comuni ed i pregiudizi, lasciano il posto ad una nuova consapevolezza dei personaggi in scena, l'ironia e l'incalzare ritmico delle battute, sostengono la tematica dolorosa e purtroppo sempre attuale, della pena di morte.

Tre ore intensissime, vissute nella "stanza" dei giurati, dove il pubblico viene trasposto. Un susseguirsi d' immagini si sovrappongono alla scenografia, scandendo il tempo della rappresentazione, pause e attacchi divengono metafore, delle incongruenze e delle evoluzioni dei pensieri, che si dipano nello svolgimento dei due atti.

Traduzione di Giovanni Lombardo Radice, con un impegnato e brillante Alessandro Gassman, e gli attori Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Giancarlo Ratti, Fabio Bussotti, Paolo Fosso, Nanni Candelari, Emanuele Salce, Massimo Lello, Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli e Giulio Federico Janni.

Le scene sono di Gianluca Amodio, i costumi di Helga Williams, le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, le luci di Marco Palmieri e il suono di Hubert Westkemper.

21/01/2008





        
  



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Ventidio Basso

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