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"Porcile": Pasolini nella sua interezza

Grottammare | Si è tenuta ieri sera, in anteprima regionale, la prima di "Porcile", tratto da una tragedia di Pasolini che lo stesso poeta traspose in un film.

di Francesca Poli

Un momento della rappresentazione

E' Pier Paolo Pasolini. Nella sua ambiguità, nel suo disprezzo nei confronti di una società sempre più capitalista, nella sua alienazione dell'eros. Questa è stata la prima, al teatro delle Energie, di "Porcile", dramma tratto da una delle sei tragedie scritte nel 1966 dal poeta friulano, diretto da Massimo Castri ed interpretato magistralmente da Paolo Calabresi, Corinne Castelli, Milutin Dapcevic, Ilaria Genatiempo, Miro Landoni, Mauro Malinverno e Antonio Peligra.

La vicenda, ambientata in Germania, narra la storia del venticinquenne Julian, figlio di una famiglia di industriali alto borghesi, che arriva alla sua maturità senza aver avuto alcun rapporto sentimentale. Il ragazzo cerca di sfuggire dalla sua famiglia, isolandosi da tutto e nascondendo un segreto: il ragazzo è zoofilo e trascorre i pomeriggi, all'insaputa di tutti, in un porcile della tenuta di famiglia. Scoperto questo suo "passatempo", che appare a tutti come una nefanda deviazione mentale del ragazzo, si intravede una identificazione della storia di Pasolini, dei suoi eccessi, delle sue condanne ma anche di una invincibile e poderosa capacità profetica.
Il Porcile è il simbolo della relazione tra l'antico e il nuovo capitalismo, quello della Germania dei secondi anni Sessanta, rinata dalle macerie della guerra e lanciata verso la riconquista del primato economico e da cui il protagonista Julian, giovane rampollo di un industriale, vuole alienarsi cadendo nell'irrazionalità, nascondendosi e proprio per questo la società lo divorerà, i "maiali" della società lo divoreranno. Ed è qui che la protesta anti-borghese di Pasolini prende forza convinto che il mondo borghese "non può tollerare i poeti e tenta di integrarli, quando non tenta di sbatterli in prigione". Ma è quasi una sublimazione, è la metafora di una diversità più grande (non solo sessuale), la fine di Julian (sbranato dai maiali) è un'ascesa verso una sorta di grazia. Julian rappresenta una definizione assoluta del tema della personalità dell'individuo e della sua sensibilità, è lo stesso Pasolini che parla per sua bocca

L' alleggerimento creato da una scenografia onirica e colorata (un prato verde, fiori enormi e una panchina) e dai costumi dei personaggi che ricordano vagamente un "Alice nel paese delle Meraviglie", non basta ad alleggerire la rappresentazione. Pasolini resta, nei suoi dialoghi e nei suoi monologhi, di non facile ed immediata interpretazione ma comunque di grande forza linguistica e morale.

"E' stata una grande sfida portare un'opera del genere nella nostra cittadina - afferma l'assessore Piergallini alla fine dello spettacolo - E' un testo molto forte che può lasciare interdetti, ma abbiamo voluto scommettere su di un pubblico maturo". Questa sera si replica.

24/01/2009





        
  



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