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Un gesto di speranza per la Terra Santa

San Benedetto del Tronto | Il vescovo di San Benedetto Gestori ha raccontato ai giornalisti il pellegrinaggio di 110 marchigiani nella patria di Cristo tra il rischio d'attentati e la gioia della visita.

di Laura Ripani

E' un giornalista davvero speciale chi ha raccontato il viaggio dei 110 pellegrini marchigiani in Terra Santa. Monsignor Gervasio Gestori, vescovo della diocesi di San Benedetto, ha colto sabato pomeriggio al Biancazzurro l'occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono della categoria, per esprimere valutazioni socio politiche e i suoi sentimenti di ritorno da un importante viaggio. Un altro di quelli che caratterizzano la sua missione pastorale improntata alla carità concreta.

L'ha realizzato con il presidente, l'arcivescovo di Loreto Comastri, ed altri 8 prelati della Regione oltre a 34 sacerdoti, 7 diaconi, 8 suore e 54 fedeli laici.

"Un coraggioso gesto di solidarietà umana verso popolazioni che soffrono ed una forte esperienza di spiritualità cristiana per i pellegrini". Gestori ha motivato così la decisione di affrontare un viaggio impegnativo e umanamente pericoloso in un momento davvero difficile delle relazioni nella Palestina divisa tra ebrei e musulmani. La possibilità d'attentati, infatti, era altissima "ma ringrazio Dio perché tutto è andato per il meglio" ha sentenziato.

La terra che vide Cristo nascere è oggi lacerata, come noto, da guerre fratricide. Eppure ciò che sconcerta è come da qualche anno la patria di Cristo rischi anche di diventare scristianizzata. Soltanto mezzo secolo fa la popolazione di fede cattolica era, infatti, il 20% ed oggi si è ridotta ad un misero 1%. Tutta colpa, ovviamente, delle difficili condizioni generali che allontanano i turisti, l'unica fonte di sostentamento per la popolazione cattolica del luogo.

"Molti sono fuggiti, e, soltanto nel 2003, 72 famiglie se ne sono andate perché non riuscivano a sopravvivere" ha spiegato. A fronte di quest'esodo, non bastano i 7 milioni d'euro stanziati dal 1990 ad oggi dalla Cei (la conferenza episcopale italiana della quale Gestori è segretario per le Marche) e prelevati dall'otto per mille. Addirittura i 4 milioni e 200 mila negli ultimi 3 anni inviati per realizzare 34 progetti di solidarietà, non costituiscono un incentivo ad arginare  l'esodo.

"Oramai sono tantissime le famiglie che non sono più in grado di pagarsi le medicine ed i ricoveri in ospedale" ha evidenziato ancora "e molti genitori senza lavoro (la disoccupazione tocca la vetta del 12%) quindi non possono pagare le rette scolastiche dei figli". A fronte di ciò, le iniziative di solidarietà sono finalizzate più che all'assistenzialismo a dare lavoro e pane alla gente del posto.

"Occorre tuttavia trovare al più presto un'adeguata soluzione politica che, nella giustizia, permetta di vivere liberamente", ha continuato Gestori citando anche il Papa. Giovanni Paolo II, infatti, il 12 gennaio 2004, proprio alla vigilia di questo viaggio, nel suo discorso al Corpo Diplomatico aveva avuto l'ardire d'affermare come "la mancata soluzione del problema israelo-palestinese continua ed essere un fattore di destabilizzazione nell'area mediorientale che crea indicibili sofferenze.

Soltanto il rispetto delle legittime aspirazioni degli uni e degli altri, il ritorno al tavolo dei negoziati e l'impegno concreto della Comunità Internazionale possono condurre all'inizio di una soluzione". La speranza di un'Authority super partes capace di dare concretezza agli sforzi di pacificazione diventa ancora più realistica se si pensa alla testimonianza di Gestori.
Egli, infatti, ha raccontato di aver incontrato un clima piuttosto sereno a Gerusalemme mentre Betlemme ed altre zone interne sono isolate dall'esercito. Ed è stato difficile entrarvi. I luoghi dove "tutti noi siamo nati (salmo 67 N.d.R.)   rischiano, infatti, di diventare musei della cristianità" ha amaramente riflettuto.

Eppure dal Monte Carmelo dove è iniziato il viaggio, fino al momento alto del Santo Sepolcro, passando per la Grotta dell'Annunciazione, il Monte delle Beatitudini, il Lago di Tiberiade, la vallata del Giordano fino al Mar Morto, Ain Karem (la città della visita di Maria ad Elisabetta) la Basilica della Dormizione, Il Cenacolo, la Via Crucis fino al Calvario, tutto è stato motivo per rimanere "toccati, colpiti e commossi".

Importanti sono stati anche gli incontri con personalità di rilievo che si stagliano come estremi baluardi della cristianità in quei luoghi. Con Monsignor Marcuzzo, vicario del Patriarca di Gerusalemme, i responsabili della Domus Galiaeae, una casa d'ospitalità Neocatecumenale, il nunzio apostolico Sambi e il Custode di  Terra Santa Battistelli, il patriarca di Gerusalemme Sabbah e, infine, anche con il Cardinal Carlo Maria Martini.

Quest'ultimo si trova in Terra Santa per pregare per la pace dopo le fatiche della conduzione della arcidiocesi di Milano. E Gestori vi è legato da un affetto profondo oltre che devozione visto che fu proprio costui ad ordinarlo.
Insomma come si diceva, dopo il viaggio a Cuba, questo pellegrinaggio in Terra Santa è stato un altro momento nel quale si è posto un tassello decisivo per l'attività pastorale del vescovo, molto attento alle questioni cittadine ma anche internazionali. Un entusiasmo, dopo la candida ammissione di un certo timore ad intraprenderlo, che Gestori ha saputo trasmettere a tutti i giornalisti presenti, moltissime le donne.

25/01/2004





        
  



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