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Quanto costa la democrazia ?

Ascoli Piceno | Raffaele Tassotti facendo largo usi di punti esclamativi, si scaglia contro la proposta di adesione della Provincia di Ascoli Piceno all’associazione Reti del Nuovo Municipio

di Antonella Ciccanti

Nei giorni scorsi i giornali locali hanno pubblicato un intervento del segretario provinciale dell’U.D.C Raffaele Tassotti  che, facendo largo usi di punti esclamativi, si scaglia contro la proposta di adesione della Provincia di Ascoli Piceno all’associazione Reti del Nuovo Municipio.
 
La contestazione parte dal costo dell’adesione, in realtà irrisorio, per trasformarsi rapidamente in un ideologico e generico attacco all’orientamento politico di cui Massimo Rossi è un esponente,  rappresentato secondo i cliché e le rozze approssimazioni che costituiscono lo standardizzato linguaggio della destra.
 
Del resto la Casa delle Libertà lavora da tempo per liberare le persone dalla fatica del pensiero e trasformare il cittadino, da soggetto politico da motivare e convincere in base a ragionamenti e contenuti,  in semplice elettore-acquirente da condizionare con la martellante ripetizione di slogan che, proprio come avviene nella pubblicità, non devono necessariamente avere senso.
 
L’enorme ricchezza e complessità di  domande, saperi, pratiche ed esperienze che spingono un  enorme numero di persone a cercare alternative a una  realtà in cui pochissimi gruppi di potere decidono, in base all’esclusiva logica del profitto, in quali guerre dobbiamo morire, quanti i veleni possiamo mangiare e respirare, quanta parte della popolazione mondiale abbia diritto di bere acqua potabile e di curarsi da malattie epidemiche senza intaccare la proprietà dei brevetti sui farmaci;
 
la presa di coscienza da parte di molti  dell’interdipendenza del nostro destino da quello degli altri, per cui un paese senza diritti per i lavoratori immigrati è un paese dove  sono precari e sempre riducibili i diritti di tutti i lavoratori, la certezza che sarà impossibile respingere alla frontiera, per mancanza di documenti di soggiorno, il morbo della mucca pazza o i disastri provocati dalle variazioni climatiche, il peso di milioni di persone che scendono in piazza contro le guerre travestite da missioni di pace, tutto ciò, viene  ridotto da questa destra, che detiene il monopolio privato dell’informazione pubblica,  all’icona del no global che spacca le vetrine, “agli amici anarchici”di qualcuno.
 
Non sono stupidi, sanno benissimo che una corretta e plurima informazione favorirebbe l’evasione di massa dalla “Casa delle Libertà.”
 
Quindi, anche di fronte a scelte fondamentali quali quelle riguardanti le modalità del governo del territorio, che attengono alla qualità della nostra vita e del nostro futuro, come del resto accade per il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla pensione, la domanda fondamentale che l’accorto elettore-acquirente viene sollecitato a porsi, proprio come quando compra un telefonino, è:quanto costa?
 
Bene, alla base della visione del mondo che muove l’Associazione Rete del Nuovo Municipio c’è l’idea che a vita non è una merce.
 
Da questa affermazione, considerata pericolosamente eversiva da persone come appunto l’esponente dell’U.D.C,  e assolutamente irrinunciabile da una grandissima parte del mondo cattolico,  deriva che ciò che attiene direttamente alla vita delle persone, l’acqua, l’aria,  l’ambiente,le risorse non rinnovabili, il patrimonio culturale ed artistico, in breve tutto ciò che è essenziale ed insostituibile, non può essere mercificato, non può essere venduto o comprato,  ma deve essere considerato bene comune.
 
La proprietà, la gestione ed il controllo  di questo patrimonio comune, in  quanto res publica, deve rimanere pubblica e il più possibile partecipata.
 
Il riferimento non è il  “becero statalismo sovietico” tanto presente nei discorsi di  Berlusconi ma l’espletamento della Costituzione della Repubblica Italiana, ancora vigente, fino quando non sarà ritenuta, lo stanno facendo, pericolosamente anarchica e assolutamente troppo costosa.
 
L’affermazione, a partire dal  territorio in cui viviamo, di questi semplici principi etici  necessita di un nuovo rapporto tra le forme della democrazia rappresentativa  e le forme della democrazia diretta, un rapporto in cui il cittadino non sia chiamato ad esercitare la sua sovranità  solo in occasione del voto ma venga coinvolto, attraverso un processo di condivisione decisionale strutturato e trasparente,  nelle scelte che attengono al territorio in cui abita.
 
L’ottica che si assume è quella di uno sviluppo territoriale che tenga conto delle specificità,   che decida cosa e come produrre, valorizzando il patrimonio locale, sia come risorse naturali che come saperi acquisiti,  per non essere in balia di incontrollabili leggi di un mercato, per non ritrovarsi sempre prigionieri del ricatto occupazione-salute.
 
 La presenza di un’industria come la S.G.L. Carbon, nel centro di Ascoli Piceno, il dibattito in corso nella nostra Provincia sulla concessione a gruppi privati dei diritti d’ imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini che finora abbiamo bevuto dai nostri rubinetti e che forse domani dovremo comprare al supermercato, condizionato dalla pressione della  reale necessità di occupazione e sviluppo della zona montana, testimoniano della concretezza delle questioni di cui stiamo parlarlando.
 
Non pretendo di saper descrivere in poche righe la complessità di questi temi, per questo invito i lettori ad interrogarsi , le associazioni dei cittadini, le istituzioni, i partiti politici tutti,  a promuovere discussioni pubbliche e partecipate su questi argomenti perché questo  e non altro è , a mio avviso, il contenuto della politica.
 
E’ in base a domande come quella che Alex  Zanottelli, missionario comboniano, ha rivolto agli amministratori campani.”State con l’acqua o con i ladri d’acqua?”  che molti cittadini decideranno per chi votare.

30/01/2005





        
  



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