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Delitto di Nereto. Le impronte digitali e plantari incastrano i tre ignoti assassini

| TERAMO - Il maggiore Pasquale Nurzia del Reparto operativo Carabinieri di Teramo rivela i particolari. Il pm Bruno Auriemma toglie i “sigilli” alle indagini e rassicura i cittadini. “Chi sa, parli”.

di Nicola Facciolini


Giovedì 2 giugno 2005 l’avvocato Libero Masi e la moglie Emanuele Cheli vengono barbaramente trucidati nella loro abitazione di via Lenin a Nereto. Il massacro, consumatosi dopo la mezzanotte, si tinge di giallo: passano i mesi e gli inquirenti sono sempre più convinti dell’ipotesi della rapina degenerata. Prova ne sia la scomparsa di 10 mila euro dalla tasca dei pantaloni dell’avvocato. Ne è convinto il dr. Bruno Auriemma, pm della Procura della Repubblica di Teramo, che ieri ha ufficialmente tolto i “sigilli” alla divulgazione delle indagini, spiegando i motivi di atto che si era reso necessario al fine di proteggere elementi di prova utili ad inchiodare i due o tre assassini dei coniugi Masi. Ai giornalisti intervenuti ieri alla conferenza stampa, è stato mostrato il video agghiacciante della scena del crimine ripresa dai Carabinieri del Ris. Risulterebbero tre le impronte forse diverse ma leggibili: una lasciata su una copertina di plastica di un libro, nella libreria dell’avvocato, dal quale manca una pagina strappata forse usata per accendere un fuoco presso una porta interna; una lasciata su una porta e l’impronta plantare (una “strisciata”) impressa sul sangue non ancora coagulato.

Secondo quanto riferito dal pm Auriemma, la necessità della segregazione delle indagini era motivata anche dall’urgenza di impedire (“era una nostra speranza”) agli assassini di venire a conoscenza degli elementi acquisiti. “Secondo gli accertamenti tecnici effettuati insieme al Ris - rivela il maggiore Pasquale Nurzia del Reparto operativo presso il Comando Provinciale Carabinieri di Teramo - al momento risultano delle impronte plantari e forse capillari alcune delle quali sono risultate compatibili e utili per successive comparazioni”. La plantare risulterebbe lasciata da uno degli assassini. “Questa è l’ipotesi più plausibile: la traccia è stata rilevata ed asportata per eventuali confronti quando troveremo la scarpa gemella”.

Le impronte digitali stanno per essere inserite nel sistema informatico Afis che raccoglie dati provenienti dall’Italia, dall’Europa e dal Nord Africa in collaborazione con l’Interpol. “Nutriamo delle speranze” - sostiene il magg. Nurzia. Per il momento non esistono altri riscontri positivi ma gli inquirenti sono decisi a risolvere il caso per assicurare alla giustizia gli assassini dei coniugi Masi. “Assolutamente - rivela Nurzia - non abbiamo mai perso le speranze: il caso non verrà chiuso, ogni minuto del nostro tempo ci avvicinerà alla soluzione, ogni sforzo utile verrà compiuto”. Il dr. Auriemma ha aggiunto che gli inquirenti non vogliono avanzare ipotesi e ha riferito i particolari dell’orribile delitto: prima la rapina e poi il massacro a colpi di macete della donna e dell’avvocato.

La pista più accreditata resta quella della rapina perché i particolari della vita privata non rivelano nulla. Da escludere qualsiasi collegamento con il delitto di Avezzano. “Sicuramente, la strada maestra è verosimilmente quella della rapina - assicura il magg. Nurzia - come risulta dagli elementi finora acquisiti, dagli accertamenti, dalle impronte stesse, dai luoghi della scena del crimine. Una rapina andata a male”. Ma cosa è successo effettivamente quella notte? Cosa ha portato tre criminali, forse professionisti, a un duplice omicidio così efferato? Il pm Auriemma ha assicurato che i responsabili verranno presi, ma ha chiesto ai cittadini di Nereto e dintorni la massima collaborazione. “Chi sa, parli ora”. Infatti, i pettegolezzi e le strumentalizzazioni di questi ultimi mesi, non aiutano di certo la scoperta della verità.

01/02/2006





        
  



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