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Marcello Veneziani “accultura” Monteprandone

Monteprandone | Grossa partecipazione di pubblico al dibattito organizzato dal Polo per Monteprandone. Veneziani: “La cultura non è un fatto marginale; c’è la necessità di ritrovare il gusto di pensare, di criticare, e quindi la necessità di fare cultura"

di Paride Travaglini

Mi scuso per essere di destra e per esserlo in maniera critica….”
 
Così ha esordito Marcello Veneziani domenica scorsa intervenendo all’incontro -  dibattito “La cultura e le sue egemonie” organizzato dal Polo per Monteprandone e che ha visto una massiccia partecipazione di pubblico, e di varie personalità tra le quali il Sen Ciccanti, I consiglieri regionali Castelli e Santori , il Presidente della Picena Truentina, Cav. Gino Gasparretti
 
Un tema attualissimo che ha offerto numerosi spunti di riflessione, affrontato con quella verve e con quello spirito libero e critico che lo ha sempre caratterizzato il Dott. Marcello Veneziani
 
La società odierna vive oggi una situazione in cui la cultura sembra avere sempre più un ruolo marginale se per cultura si intende il riferimento ai libri, agli intellettuali, “questa noiosa setta di animali pensanti,” se si pensa all’attività filosofica, di ricerca storica.
Anche in politica, le ideologie che sono forme di cultura popolare, appartengono sempre più ad un numero ristretto di persone,non incidono più sulle decisioni politiche e hanno lasciato il posto ad altre forme che non sono legate più al terreno delle idee, al confronto delle idee.
 
Se si fa però un’analisi attenta della realtà, ci si accorge che se si devono fare scelte politiche, civili, avere azioni incisivi rispetto al territorio è sempre alla cultura che si deve far riferimento. È la cultura infatti, la tradizione, la storia che orienta una scelta rispetto ad un'altra.
 
Cultura è tradizione, - ha continuato Marcello Veneziani- ,  capacità costruttiva di far crescere, germogliare un pensiero, un orientamento di vita. Il filosofo, ha parlato di biopolitica, la politica in relazione a delle scelte di vita, distinguendo tra cultura e potere culturale.
 
Esiste una cultura di evasione - ha aggiunto- e una cultura impegnata che si identifica con la cultura militante di sinistra.
 
Da diversi anni, si parla di egemonia culturale della sinistra; il riferimento storico naturalmente a Gramsci, a Togliatti e al ’68 dove materialmente vengono conquistate le cattedre, i giornali i comitati di redazione e dei quotidiani
 
Una conquista questa della sinistra intellettuale che trova la complicità  della destra economica: grandi imprenditori ed editori che assumono nelle loro case editrici, nei loro giornali intellettuali di sinistra tanto da creare una vera e propria egemonia culturale.
 
Veneziani ha messo in luce come oggi viviamo in una situazione paradossale in un contesto in cui da una parte c’è questo residuo ideologico intellettuale di sinistra e dall’altra parte la cultura è ridotto a spettacolo, è diventata un’Isola dei Famosi: non c’è altro. È una guerra asimmetrica. Chi non si identifica con la sinistra si deve identificare con l’isola dei Famosi, perché non c’è alternativa. Non c’è altra via se non quella di uscire dalla cultura e ritenere che l’unica alternativa sia l’evasione, l’intrattenimento.
 
“È sconsolante pensare che quando si affronta il tema delle idee non ce ne siano altre  oltre quelle che sono state coniate come political correct
 
Abbiamo bisogno di cultura , ne abbiamo bisogno come italiani perché ciò che ci distingue e che ci rende una superpotenza è proprio la cultura Abbiamo un patrimonio storico, culturale e artistico che non ha nessun altro paese e che solo un Paese colto sa accogliere a livello di opportunità.
Non siamo all’altezza del nostro passato.  
 
La cultura serve a dare un collante al nostro Paese perché viviamo in una forma di egoismo tribale, ci si vuole salvare a discapito dell’altro, viviamo in un individualismo che rischia di sfasciare il Paese in maniera irreversibile e questo vale a livello di cariche politiche ma anche del cittadino. La cultura serve a riconoscere una comunità .
 
La cultura non è un fatto marginale. Abbiamo vissuto paradosso, - ha ribadito il filosofo-: da una parte la sinistra militante che invitava a leggere soltanto quei giornali, quei libri prettamente di sinistra; dall’altra, una destra che non era faziosa come la sinistra ma era più obiettiva non leggeva ne libri di destra ne libri di sinistra.
 
C’è bisogno di una maggiore sensibilità verso la cultura che si esprime in vario modo. Cultura è vedere un concerto anziché un altro, è vedere un film, leggere un libro, fare zapping in televisione cultura è la scuola questo grande laboratorio che non produce più avvenire…
 
Spezzare l’egemonia non per sostituirla con un’altra ma perché ci siano idee di destra e di sinistra o semplicemente buone, spazi per riferimenti alti e bassi e non solo bassi come ci sono nell’attuale società dei consumi…
C’è la necessità impellente-  ha concluso Veneziani,-  di ritrovare il gusto di pensare, di criticare, di obiettare e quindi la necessità di fare cultura.

01/02/2006





        
  



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