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Vitali contro Valentini: duro botta e risposta

Fermo | Vitali resta coordinatore del comitato per Fermo provincia e critica le scelte sul Coni e la CdO Marche sud; il presidente Valentini replica: "Non è all'altezza di un compito importante per la nuova provincia"

di Pierpaolo Pierleoni


Luigi Vitali
non ha mollato la battaglia, ma si è fatto di certo qualche nemico. Dopo essersi detto pronto a continuare a guidare il comitato territoriale della provincia di Fermo, pur senza tornare coordinatore dei sindaci, Vitali non ha risparmiato nessuno ed è tornato su alcuni dei temi sui quali aveva polemizzato al momento delle sue dimissioni. E' partito però dall'impegno a rimanere attivo nella battaglia per il Fermano, a partire dai fondi 2006, persi poi riconquistati, poi di nuovo persi ed ora, pare, recuperati di nuovo. 

Tanti ad ascoltarlo nella sede di Confindustria, compresa una delegazione del Comitato di lotta Barletta provincia, guidata dall'avv. Antonio Di Lecce. Fermo porta infatti avanti la sua lotta insieme alle altre due nuove province italiane, Monza ed appunto Barletta-Andria-Trani.  Sulla questione del Coni Vitali non molla.

“Nel marzo scorso il più acerrimo nemico della provincia di Fermo, Aldo Sabbatucci, presidente Coni di Ascoli, ha inviato al Coni regionale un invito a delegare per il Fermano Stefano Castori. Non accettando un nome inviato da un nemico del Fermano, insieme al Commissario di governo andammo fino a Roma per bloccare quella delega. Avrei dovuto essere io il presidente del Coni Fermo per preparare il campo nel periodo di separazione tra le due province. Poi c’è stato qualche inciucio. Morto il presidente regionale del Coni Censi, al suo posto è subentrato Sturani, che ha detto che io non sarei stato adatto, perché c’era bisogno di svecchiare. Allora si è rinominato Castori. Possibile che a presiedere il Coni debba essere una persona bocciata e poi ripresa, con una precisa identità politica?”

Vitali che attacca anche il recente convegno di Servigliano organizzato da Confindustria: “Come si fa ad andare ad organizzare riunioni a Servigliano, insieme al presidente della Compagnia delle Opere Marche sud, che ha sempre lottato non per l’autonomia del Fermano ma per accorpare le province, per fare cosa? Per disquisire su come mandare all’aria la provincia di Fermo?”

E su quest'ultimo punto a reagire sugli stessi toni di Vitali, senza risparmiare complimenti, è il presidente della Compagnia delle Opere Marche sud Massimo Valentini. "Il recente convegno di Servigliano è stato un importante momento di confronto sul futuro della nostra provincia che ha proposto un metodo centrale: l’ascolto e valorizzazione della società civile. Tra le varie proposte che ho fatto in quella sede, ho parlato della necessità di una provincia aperta, di superare un provincialismo chiuso in se stesso che in una minoranza non produttiva è ancora presente e che costituisce un freno alla realizzazione di un ente capace di leggere le sollecitazioni che la realtà pone.

"Lo sviluppo di una leale e stabile collaborazione - continua Valentini, nel rispetto delle rispettive autonomie, tra le province di Ascoli, Fermo e Macerata (l’area vasta Marche sud) è oggettivamente posto dalla storia dei nostri territori, dalla cultura e dall’economia, dalle sollecitazioni delle evoluzioni normative previste dal disegno di legge sul codice delle autonomie, nonché dalla minore disponibilità di risorse finanziarie pubbliche. Lo stesso dicasi per le necessarie collaborazioni di settore con enti della regione e fuori regione. Questi concetti li sto ripetendo da diversi anni e sono anche trascritti in interventi sulla stampa e negli atti del convegno che la CdO organizzò sul tema nel 2004".

"La distorsione del pensiero altrui - attacca Valentini dopo le premesse e mirando duro contro Vitali -  il ricreare continuamente un clima di piazza incapace di confrontarsi sui contenuti, l’anteporre alle proprie responsabilità istituzionali questioni personali come una mancata nomina al Comitato del Coni o il mancato invito ad un convegno, il grottesco balletto di dimissioni date e ritirate, la non percezione della immagine squalificante dell’istituzione che viene data all’esterno, sono un chiaro esempio dell’incapacità di una parte dell’attuale classe dirigente di essere all’altezza del compito che la realizzazione della nuova Provincia richiede. Oggi abbiamo bisogno di una classe dirigente che esprima tensione ideale, visioni strategiche e coraggio nella costruzione di un bene comune".

01/02/2007





        
  



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