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Concerto di Zeca Baleiro

San Benedetto del Tronto | Zeca Baleiro "Ao vivo - Calma ai, coraçao"

di

ZECA BALEIRO

"Calma aì, coraçao"

Non è ancora cinquantenne José (Zeca ne è il diminutivo) Ribamar, nordestino dello stato di Maranhao ma residente oggi a San Paolo in Brasile che ha scelto il suo nome d'arte grazie al mestiere di venditore di dolci e caramelle ("baleiro" in brasiliano) che faceva da ragazzo. Come ha dimostrato dal vivo lo scorso anno quando è arrivato per la prima volta in Italia, Zeca non ha uguali nel panorama MPB grazie alla sua inettichettabilità. La sua musica traduce un Brasile moderno che fonde in modo sincretico quanto un appassionato di musica e un autorevole artista riesca a fare con ogni genere musicale.

Con una base di forte energia rock egli riesce a fondere la canzone popolare e le sue straordinarie melodie con il folk, il reggae, l'hip hop e la jungle music. La sua bravura non merità affatto il troppo silenzio internazionale interrotto soltanto nel 2000 da un Grammy Latino come miglior album pop dell'anno ("Vô imbolá"). Nel suo carnet ci sono 13 lavori (di cui 3 dal vivo, compreso questo uscito da pochi giorni in Brasile) ma non ce n'è uno che sia di poca qualità e di mancanza di innovazione. E fu Gal Costa la prima ad accorgersi della sua originalità invitandolo (Baleiro era al suo esordio discografico "Por onde andará Stephen Fry") nel suo show acustico registrato negli studi della Mtv.

Come artista Zeca Baleiro non è né abulico né bulimico. Ha i suoi tempi lenti nei quali mette a frutto ogni esperienza, ogni avvenimento politico e sociale che riesce a tradurre con la forza dei suoi testi lontani anni luce dalla banalità e pieni di poesia ("Il viaggio è lo stile della mia vita e l'esilio anche, la strada è la metafora della mia vita", come canta nel suo bellissimo "Baladas do asfalto") oppure nella sua magnifica "Minha tribu sou eu" mentre annuncia fotografandosi: "Io non sono cristiano, non sono ateo, non sono giapponese ne chicano. Non sono europeo, non sono negro, non sono giudeo, non sono né del samba, né del rock, la mia tribù sono io". E sa scegliere nel gran mare della musica brasiliana le migliori canzoni dei suoi colleghi che traducano i concetti del suo vagabondare artistico. Come nella magnifica versione di "Disritmia" di Ney Matogrosso con i colori flash di "Libertango" oppure nell'affascinante "Maresia" di Adriana Calcanhotto trasformata in ballata country ("Ah se fossi un marinaio me ne andrei di porto in porto a trovare i miei amori") o nella intrigante "Nada além" di Frejat ("Preferisco scrivere da solo il mio cammino").

Sono canzoni bellissime quelle di Zeca Baleiro e vale la pena scoprirle se anocora non lo avete fatto.

Voto 8,5/10

11/02/2014





        
  



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