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L'accusa per Fabrizio D'Intino è di "Omicidio premeditato di primo grado"

San Benedetto del Tronto | Quattro i colpi esplosi. Uno a casa per verificare l'efficacia del fucile e gli altri tre contro lo zio. Uno è stato fatale. Alla base del movente possibili maltrattamenti della vittima alla nonna dell'omicida.

di Carmine Rozzi

Il Vice Questore Aggiunto Marco Fischetto


Alle ore 22,15 circa del 10 Febbraio 2007, a seguito di numerose segnalazioni di cittadini giunte al 113, personale del Commissariato di San Benedetto del Tronto è intervenuto in via Chienti 23, località Porto D’Ascoli (AP) ove, all’interno di un appartamento sito al primo piano di uno stabile,
è stato rinvenuto il cadavere di Adamo Cipollini sambenedettese, 47 anni,riverso in un bagno di sangue con il petto e la faccia squarciati da un colpo di fucile da caccia marca Breda. A sparargli il nipote di costui Fabrizio D’Intino, piccolo artigiano ventinovenne, abitante a Centobuchi (contrada di Monteprandone) con i genitori,la nonna e due fratelli.

Il D’Intino avrebbe maturato il gesto da un po’ di tempo visto che ha agito con estrema calma e determinazione. Ha preso il fucile, regolarmente detenuto dal padre, ne ha prima saggiato l’efficacia sparando un colpo a vuoto al di fuori della propria abitazione quindi ha inserito tre cartucce, vale a dire il massimo che un’arma del genere possa contenere e a bordo di una Toyota fuoristrada si è recato nell’abitazione dello zio. Qui giunto ha citofonato al parente pregandogli di affacciarsi alla veranda per una comunicazione urgente. Una volta che la vittima si è reso visibile l’omicida ha estratto l’arma e dopo aver mirato con cura ha esploso tutte e tre le cariche. Mentre due dei colpi sono andati a vuoto infrangendosi contro le persiane e le pareti il terzo ha raggiunto il Cipollini al petto.

Colpito, avrebbe cercato di rientrare in casa ma sulla soglia del terrazzo si è accasciato finendo con lo sbattere la faccia su dei vasi di fiori. Dopo aver esploso i colpi il giovane omicida si è recato a casa, ha riposto l’arma al suo posto ed è uscito recandosi in un bar poco distante dalla sua abitazione. Qui è stato successivamente raggiunto dalla volante della Polizia che, grazie alle numerose segnalazioni dei vicini dell’ucciso, sono riusciti ad individuare la macchina e quindi il D’Intino che si è fatto prendere senza opporre resistenza mentre si informava delle condizioni del parente.

Prontamente condotto al Commissariato è stato subito interrogato dal Vice Procuratore Ettore Picardi che ne ha stabilito il trasporto al carcere di Marino del Tronto con una prima imputazione di “omicidio di primo grado premeditato”. Con una seconda disposizione lo stesso magistrato ha stabilito che non vi debbano essere nessun approccio tra imputato e difesa per le prossime 48 ore. Questo probabilmente per evitare qualsiasi contaminazione dei fatti. Le prime ipotesi del movente parlano di ripetute percosse subite dalla nonna dell’arrestato da parte della vittima, suo figlio.

Sia il Cipolloni che il D’Intino sono conosciuti presso le autorità per precedenti legati al mondo degli stupefacenti. Il Cipollini in particolare, che gestiva un negozio di fiori in prossimità del cimitero di Monteprandone, sembra fosse anche sotto terapia psichiatrica per cercare di uscire dalla dipendenza. Nessun altro componente della famiglia era al corrente delle intenzioni dell’omicida nè questo aveva mai palesato o fatto minacce in tal senso. Il corpo della vittima è tuttora a disposizione del medico legale dottor Claudio Cacaci che nella giornata di domani lunedì ne effettuerà l'auotpsia per determinare con esattezza le cause della morte.

 Il fatto ha lasciato nello sconcerto un’intera città ma in special modo il quartiere intorno all’abitazione della vittima e dell’omicida.

11/02/2007





        
  



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