Alla Palazzina Azzurra il carnevale di Fulvio Roiter
San Benedetto del Tronto | Inaugurata questa mattina la mostra fotografica Magie del Carnevale. Trenta magnifici scatti che celebrano il carnevale di Venezia. Roiter ha molto apprezzato l'allestimento: "Eccezionale, fantastico. Come da tempo non mi capitava più di vedere"
di Marco Braccetti
L'Assessore alla Cultura Margherita Sorge con il maestro Fulvio Roiter
La gioia del carnevale, velata da quella sottile malinconia che è insita nella città di Venezia. Un esplosione di colori, tra scorci universalmente noti ed anonime quanto affascinanti calli. Personaggi fantastici, onirici, che una volta l’anno popolano le vie della Serenissima. Questo e tanto altro ancora è la mostra fotografica “Magie del Carnevale”, inaugurata questa mattine e che vedrà esposte fino al 28 febbraio le opere di Fulvio Roiter, il più grande fotografo italiano. A detta di Indro Montanelli: “Il numero uno al mondo”.
Trenta scatti. Trenta finestre che s’affacciano sul carnevale veneziano.
“Sono cinquant’anni che aspettavo di organizzare una mostra come questa- dice Fulvio Roiter- e fino all’ultimo ho avuto il timore di non essere soddisfatto dell'allestimento. Invece ho trovato un ambiente eccezionale. La Palazzina Azzurra non è un luogo dispersivo. Vedere le mie foto, esposte così, in modo semplice e pulito, una vicina all’altra, mi hanno ridato quell’entusiasmo che avevo perso con altre mostre in giro per il mondo.”
Gli ultimi anni del carnevale veneziano non hanno più stimolato come un tempo il grande maestro: “Oggi c’è troppa gente, troppo caos, e poi con l’avvento della fotografia digitale- che comunque il maestro dice di apprezzare- tutti si credono grandi fotografi. Invece la macchina fotografica è solo un mezzo, un mezzo potentissimo, ma senza il cervello del fotografo essa rimane un oggetto.”
Fulvio Roiter ha in progetto di preparare un book fotografico di San Benedetto: “Farò delle foto che facciano godere gli occhi di chi le guarda. Immagini che possano stimolare le persone a visitare questa bellissima città”
L’Assessore alla Cultura Margherita Sorge sottolinea l’importanza della mostra: “Ospitare un artista della levatura di Roiter non può che onorare me e tutta l’amministrazione comunale. Il maestro ha portato nella nostra riviera l’eleganza di Venezia. La soddisfazione di aver organizzato un evento così importante mi spinge ad impegnarmi sempre più, per far sì che la nostra città possa essere sempre teatro di eventi artisticamente e culturalmente rilevanti”.
Fulvio Roiter nasce a Meolo (Venezia) nel 1926. Inizia a fotografare a vent’anni; nel 1949 aderisce al circolo fotografico La Gondola di Venezia. Insieme con Paolo Monti, a cui è legato da intensa amicizia, scopre gli autori stranieri del gruppo Fotoform e le opere di Hans Hammarskjöld. Nel febbraio 1953, parte per il suo primo viaggio fotografico, il primo di una lunghissima serie, in Sicilia. La pubblicazione su "Camera", nel gennaio 1954, di alcune fotografie siciliane segna il suo debutto sulla scena internazionale.
Ha incarico dalla Guilde du Livre di Losanna di realizzare un libro sull’Umbria di San Francesco. Qui, ai primi di gennaio del 1954, nell’arco di poche ore scatta quattro tra le fotografie più famose della sua intera carriera. Ombrie. Terre de saint-François vincerà il premio Nadar nel 1956.
Nella primavera del 1955 circumnavigò, in Mosquito, la Sardegna e, poche settimane più tardi, il primo viaggio in Andalusia, dove tornerà anche l’anno seguente.
Nella primavera del 1959 parte per il primo viaggio in Brasile, dove resta nove mesi e dove, tra il 1960 e il 1962, tornerà molte volte.
Nell’inverno del 1959 lavora in Belgio; conosce la fotografa Lou Embo, che sposerà pochi mesi più tardi. Bruges, uno dei suoi libri più intensi, apparirà nel 1963 per i tipi de L’Arcade.
Tra il 1962 e il 1964 fotografa a più riprese in Portogallo: a Nazarè, un villaggio di pescatori vicino Lisbona; in Algarve, nel Sud; a Madeira. Inizia a collaborare con Atlantis Verlag, con cui realizza innumerevoli libri negli anni Settanta.
Viaggia, instancabilmente, in Persia, nel 1964, in Turchia, 1965, in Messico, 1966, in Libano, 1967, in Spagna, 1969, in Irlanda, 1970, in Louisiana e in Tunisia nel 1971.
Tra il 1972 e il 1974, scopre l’Africa equatoriale, con una serie di viaggi in Costa d’Avorio, dove realizza tra l’altro un celebre reportage in un villaggio Senufo; nello Zaire, dove fotografa le danze rituali dei Watussi e i pigmei del monte Hoyo; e in Niger, ad Agades, la porta del deserto. Da questi viaggi hanno origine i suoi celeberrimi libri fotografici: ad oggi, oltre sessanta i più importanti.
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14/02/2007
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