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FI: "Difendiamo gli stipendi degli Italiani"

| TERAMO - Le stangate della Finanziaria 2007. Ecco i dati.

Se i conti e il quadro generale dell’economia italiana segnano un deciso miglioramento tra il 2006 e il 2007, non è certo merito delle stangate contenute nella Finanziaria 2007 nazionale e regionale del centrosinistra.

La ripresa economica è merito esclusivo dei privati grazie all’azione propulsiva del governo di legislatura del Presidente Silvio Berlusconi (2001-2006), a favore delle imprese e dei cittadini. I dati parlano chiaro e le chiacchiere smascherano le incredibili affermazioni di illustri esponenti del centrosinistra sui loro presunti meriti.

Per stessa ammissione di Confidustria, Api, Confartigianato ed altre organizzazioni di categoria, grazie alle tasse della Finanziaria 2007, la metà dei Comuni italiani ha più che raddoppiato l’addizionale Irpef. Tranne poche amministrazioni comunali come quella di Teramo.

Poiché l’aumento tocca molti e popolosi capoluoghi di provincia, questo significa che ben più della metà delle famiglie italiane subirà un pesante salasso. In sovrappiù, con la busta-paga di marzo, i dipendenti cominceranno a pagare la prima delle nove rate di un acconto del 30% sull’addizionale Irpef per il 2008.

Il conto è presto fatto: 0,50% di addizionale comunale; 0,1% (poco meno) di anticipo addizionale 2008; 1,4% di addizionale regionale aumentata per il buco sanitario ereditato dagli anni Novanta del secolo scorso. Due punti secchi di Irpef per i soli tributi locali, ogni mese a partire da primavera. Basta questo esempio per comprendere come la raffica di aumenti nei Comuni e nelle Regioni annullerà, per la quasi totalità dei contribuenti, gli scarsi benefici della nuova Irpef disegnata dalla Finanziaria in nome della cosiddetta “redistribuzione della ricchezza” di Prodi e Co.

E’ stato calcolato (Il Sole 24 Ore) che il salasso toccherà i redditi a partire da 26mila euro per i single e da 35mila per le famiglie con uno o due figli. Un vero e proprio attacco al ceto medio, come noi di Forza Italia diciamo da tempo. E’ ancora il giornale della Confindustria a segnalare che, al momento, sono 841 i Comuni che hanno deciso un aumento consistente dell’addizionale e, fra questi, 24 capoluoghi di provincia. L’aliquota media sale del 108% ed è del 116% se si guarda ai soli grandi Comuni. In barba alla semplificazione burocratica che fa bella mostra di sé nel programma di questi governi di centrosinistra, in vista delle buste-paga di marzo gli imprenditori saranno impegnati in una vera e propria caccia al tesoro. Il già difficile adeguamento contabile alle nuove regole Irpef dettate dalla Finanziaria “sarà a confronto una passeggiata” (Il Sole 24 Ore).

Per ogni dipendente le aziende dovranno: verificare il domicilio dell’anno in corso e di quello precedente; verificare se il Comune ha deciso l’addizionale e di quanto è; sapere quando l’aumento è stato deciso per stabilire la cifra dell’acconto del 30%; fare attenzione a non confondere i calcoli, poiché le detrazioni dell’Irpef nazionale non si applicano ai tributi locali. Insomma, una Babele. Nella stessa pagina che dà conto del salasso per i contribuenti, il quotidiano di Confindustria, forse con una certa malizia, pubblica questa dichiarazione del vicepremier Rutelli: “Benefici per il 95% dei pensionati”. Non aggiungiamo altro: sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

Da alcuni giorni Il Sole 24 Ore fa una tambureggiante e meritoria opera di informazione sulle tasse. Una ricerca certosina, numeri veri, calcoli precisi e inappuntabili, un diluvio di tabelle, città per città, Regione per Regione. Le conclusioni sono queste: i “guadagni”, peraltro minimi, promessi dal governo alla fascia di contribuenti con redditi medio-bassi verranno annullati dalle addizionali locali; la soglia dei “ricchi” che piangeranno si attesta fra i 25mila e i 35mila euro lordi l’anno; la Finanziaria del governo ha tentato una operazione di pura immagine, passando il cerino acceso nelle mani degli enti locali.

Questa operazione si connota sempre meno come “lotta all’evasione fiscale” e sempre più come una vera e propria aggressione fiscale al ceto medio e a chi le tasse, da sempre, se le vede sottrarre con lo stipendio.
Quel che stupisce è che l’informazione su tutto questo si fermi ai lettori del Sole 24 Ore.

Nell’indifferenza e nel disinteresse generale dei mass-media locali. La disattenzione, quindi, non riguarda soltanto i grandi quotidiani.

È utile ricordare che il grande recupero di voti e di consensi che ha portato la Casa delle Libertà a un soffio dalla vittoria elettorale, è venuto dal rush finale portato dal presidente Berlusconi proprio sui temi economici e, in particolare, sui temi fiscali. Ora che i fatti confermano le più pessimistiche previsioni e dimostrano che l’allarme su questo “governo delle tasse” era tutt’altro che campato in aria, i cittadini si chiedono quando cadranno i governi di centrosinistra.

Perfino una recente, autorevole conferma che su tutti i Bot, vecchi e nuovi, sarà applicata una nuova e pesante imposizione è caduta nella disattenzione generale. Quella interessata della sinistra, quella colpevole del centrodestra. Il governo è in caduta di consensi e le elezioni amministrative, impareggiabile occasione per dare una spallata alla sinistra, sono alle porte. Giusto dibattere dei massimi sistemi, dai Dico agli Usa. Ma non dimentichiamo che milioni di famiglie e di nostri elettori ogni mese aspettano la busta-paga: per mangiare, vestire i figli, mandarli a scuola, tirare a campare, far quadrare i conti di ogni giorno. E sperano che Forza Italia li difenda.

Si comincia venerdì prossimo quando sarà in edicola il tredicesimo manuale di conversazione politica, edito da Libero-Free e curato da Vittorio Feltri e Renato Brunetta, dal titolo: “Le coop rosse. Il più grande conflitto di interessi nell’Italia del dopoguerra” di Rodolfo Ridolfi con i contributi di Tino Oldani e Davide Giacalone Insieme a Vittorio Feltri e Renato Brunetta.

19/02/2007





        
  



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