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Gian Mario Spacca: “decentramento solidarietà e sviluppo per le Marche del futuro”

| ANCONA - Intervista al candidato governatore delle Marche per il centrosinistra, Margherita, attuale vicepresidente

di Giovanni Desideri

Presenta cifre e prospettive per le Marche con grande agilità Gian Mario Spacca, candidato alla presidenza della Regione (attualmente ne è il vicepresidente) per il centrosinistra, sotto l’insegna dell’“Unione”, espressione del partito della Margherita. Nato a Fabriano nel ’53, si è laureato in Scienze Politiche a Roma nel ’76 con un relatore d’eccezione: il prof. Aldo Moro. Consigliere regionale dal ’90, è assessore con varie deleghe dal ’93. Il suo slogan: “la politica con le tue parole, il Governo con le tue idee”.

Tipiche critiche dell’attuale opposizione di centrodestra in Regione sono le addizionali Irpef e Irap più alte d’Italia. Cosa risponde?
“Intanto che l’Irpef più alta d’Italia non è quella delle Marche, ma del Piemonte. In secondo luogo che l’aumento delle tasse, deciso nel 2001 nel momento in cui lo Stato ha obbligato le Regioni a ripianare i deficit della sanità con altre risorse rispetto ai trasferimenti, non ha colpito il 60% della popolazione marchigiana, e in particolare non ha colpito i redditi più bassi. Dovendo far fronte a quella emergenza abbiamo chiesto un contributo di solidarietà ai redditi più alti e alle imprese.”
 
Proprio il deficit della sanità è un’altra delle critiche rivolte alla gestione D’Ambrosio, anche in riferimento al fatto che la spesa sanitaria assorbe circa l’80% del bilancio della Regione.
“Le Marche non fanno eccezione rispetto alle altre regioni né per il fatto che la sanità sia in passivo, né sulla percentuale della spesa sul totale del bilancio. Il diritto alla salute è uno dei diritti di base dei cittadini. Quanto al deficit, le cifre mostrano il risanamento in atto: nel 2001 ci siamo trovati di fronte a un passivo di 156 milioni di euro da ripianare, nel 2002 eravamo già a 110, nel 2003 a 92, nel 2004 a 72 e nel 2005, come previsione, a 47.”
 
Far quadrare i bilanci comporta a volte sacrifici in termini di qualità.
“Non nel nostro caso. Nel 2001 è iniziato un percorso di forte qualificazione della sanità regionale, con selezione degli interventi e distribuzione delle risorse sul territorio per una programmazione in termini di bisogni reali dei cittadini. Con la creazione di un’Azienda Sanitaria Unica Regionale è stato introdotto il concetto di “gestione parsimoniosa della sanità”: procedure centralizzate per alcuni servizi, sistema informativo unico, gare al di sopra di certi importi e gestione amministrativa del personale coordinate. Così abbiamo recuperato efficienza senza gravare sui servizi.”
 
C’è un obiettivo prioritario da perseguire nella sanità?
“Sì. Stiamo lavorando sulle liste d’attesa. Questo è un problema vero della comunità regionale. E anche in questo caso ci muoviamo selezionando i bisogni reali. Ma anche mettendo in rete la medicina generale con le specialistiche, una soluzione che sta abbreviando le liste già adesso, attraverso corsie preferenziali riservate a queste collaborazioni.”
 
La sanità grava sull’economia marchigiana?
“Non direi. Oggi abbiamo potuto “sterilizzare” l’aumento dell’Irap nel tessile, calzature, agricoltura e imprese che fanno innovazione. Quella del 2001 è stata una manovra dura, ma ispirata da un principio di giustizia sociale che non ha impedito alla nostra economia di crescere. Anche nel 2004 la crescita regionale del Pil è stata dell’1,2%, contro lo 0,4 dell’Italia in generale.”
 
La sanità delle Marche è “anconacentrica”.
“Non è vero. Nel corso degli anni Ancona ha avuto tutte le specializzazioni, ma proprio nell’ultima legislatura si è iniziato a dare protagonismo ai territorio, responsabilizzando i sindaci.”
 
Quali sono i principali punti del programma del centrosinistra?
“Il nostro programma è diviso in 10 punti, che abbiamo chiamato “Dieci passi verso il futuro”, con due grandi aree tematiche: la sicurezza e lo sviluppo. Il 5 marzo lo presenteremo con i leader nazionali Prodi, Fassino, e gli altri. Partiamo dal tema della sicurezza sociale. Nelle Marche c’è da una parte la consapevolezza che si vive bene, dall’altra una grande preoccupazione per il futuro: di perdere questo benessere. Quindi la sicurezza non è solo da intendere come prevenzione sul piano dell’ordine pubblico, ma in termini di diritti primari e fondamentali dei cittadini. Così posso elencare alcuni dei 10 passi: salute, politiche sociali, “rete dei saperi”, ovvero istruzione, scuola, università e l’educazione nel suo complesso, allargamento degli orizzonti culturali e professionali delle persone in ogni fascia di età. Quarto punto la sicurezza del lavoro, che non è solo quella dei luoghi (e da questo punto di vista abbiamo dati allarmanti nelle Marche), ma anche quella del mercato del lavoro, perché la flessibilità non diventi precarietà.”
 
Per lo sviluppo?
“Per lo sviluppo, e con questo siamo al quinto punto, partiamo da infrastrutture e mobilità. Non solo le forme classiche, ma anche le nuove, ovvero infrastrutture telematiche, come la diffusione della banda larga. Sesto, l’innovazione organizzativa: dei processi e della tecnologia. Settimo la finanza. Voglio dire che il risparmio delle Marche non deve finire nelle borse di New York o Londra, ma finanziare i progetti nella nostra regione, specie per la nuova imprenditorialità, sul versante dell’ambiente, del turismo, della cultura e del territorio. Ottavo punto l’internazionalizzazione e l’immagine delle Marche nel mondo; nono l’ambiente come risorsa della crescita e infine una pubblica amministrazione che sia più amica e dalla parte del cittadino.”
 
Cosa prevedete per i settori economici più importanti per il sud delle Marche, come il turismo, l’agricoltura e la pesca?
“Il distretto agroalimentare ha già ricevuto un notevole impulso dalla Regione e continuerà ad averlo. La pesca è stata seguita con attenzione puntuale e meticolosa, ai limiti di quanto ci è concesso dalle normative europee. Il turismo è la grande scommessa della prossima legislatura. Sarà un turismo maggiormente integrato, orientato all’internazionalizzazione e alla competizione sul versante della qualità dell’offerta.”
 
Alcuni lamentano la somiglianza politica tra lei e Massi, il candidato di centrodestra, per la comune origine dall’ala forlaniana della DC.
“È vero, abbiamo la stessa origine, ma i due schieramenti sono molto diversi tra di loro. Noi siamo molto plurali, loro singolari. Noi siamo ancorati di più ai valori, loro agli interessi. Loro difendono gli interessi dei gruppi economici, si identificano con il loro leader e sono poco attenti ai temi della comunità.”
 
Quella di difendere gli interessi dei grandi gruppi è proprio un’obiezione mossa a lei che ha lavorato con Merloni.
“Ognuno lavora dove trova il lavoro. Lavorare in una grande industria non significa essere ancorato ai valori di quel sistema: io credo di essere coerente dicendo che il centrosinistra è più per la pluralità e la comunità.”
 
Nelle Marche del sud si lamenta comunque una scarsa attenzione da parte della Regione.
“Su questo abbiamo fatto la scelta di una politica del territorio e del territorio come nostra politica. Questo comporta un’equa distribuzione delle risorse verso tutte le aree, in maniera ancor più coerente. E voglio precisare che distribuire equamente non è dare la stessa parte a tutti, ma farsi carico dei problemi più urgenti e sentiti. E l’area ascolana oggi è quella che ha maggiori difficoltà, come dicono tutti gli indicatori, dissociati da quelli del resto delle Marche.”

22/02/2005





        
  



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