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Il posto della "Retara"

San Benedetto del Tronto | La "Retara" non sarà gettata via, ma solo spostata di qualche metro per rendere, fidandomi dell'architetto progettista, più armonioso l'insieme. Eppure, il CAMBIAMENTO, seppure ispirato da idee positive tese a rendere migliore la società genera paure...

di Antonella Roncarolo

I lavori in corso in Piazza Matteotti

CAMBIAMENTO: inizio da questa parola, ispiratami da un incisivo intervento dedicato alla "Retara" del mio amico Leo Bollettini su Facebook.

E ancora: cambiare per migliorare.

Che il mondo, la società e le idee cambino è parte essenziale dell'esistenza stessa dell'uomo: chi mai potrebbe solo pensare e accettare di nascere in un mondo e lasciarlo tale e quale senza averlo visto cambiare in meglio e senza aver contribuito anche solo in minima parte al suo mutamento?

Eppure, il CAMBIAMENTO, seppure ispirato da idee positive tese a rendere migliore la società genera paure, soprattutto in periodi storici di buio e di assenza di ideologie.

E', infatti, esperienza comune che, ogniqualvolta un uomo o una donna o ancora un gruppo di persone propone un CAMBIAMENTO, si alzi un coro di critiche, talvolta gratuite e senza fondamento che si trasformano troppo spesso in censure o peggio in persecuzioni.

Questa breve introduzione, forse un po' troppo filosofica, mi porta ad affrontare l'argomento "Retara", che pur nella sua banalità sta accendendo il dibattito pubblico.

Un passo indietro: l'attuale amministrazione della città di San Benedetto decide una ristrutturazione radicale di Piazza Matteotti, luogo importante della città tra la Chiesa di San Giuseppe, la Via Laberinto, la fontana e il vecchio quartiere marinaro.

Il restyling, anzi il lifting completo, era sicuramente necessario, visto che la parte est ed ovest già restaurata e resa isola pedonale, non "ci azzeccava" niente con la zona della piazza ancora intasata dal traffico e dai parcheggi. Il progetto presentato dai tecnici del Comune era stato, a suo tempo, accettato dalla cittadinanza e dalle associazioni cittadine.

E' chiaro che nel momento in cui si stravolge completamente la struttura della piazza, alcuni cambiamenti siano necessari. E qui torniamo prepotentemente alla parola con cui ho iniziato il pezzo. CAMBIAMENTO. Cambiare per migliorare.

Nella parte già restaurata della piazza, oltre alla bellissima fontana, restaurata e riposizionata nel sito storico, ci sono anche due monumenti dedicati alla cultura marinara: una grande "ancora" che ritengo originale e la "Retara", un'opera in bronzo dello scultore Sergiacomi donata dal Rotary Club e dall'Inner Whell cittadini. La statua riproduce in maniera figurativa un nobile mestiere muliebre, quello della fabbricazione delle reti da pesca, affidato per tradizione alle donne.

Poiché nella nuova piazza è prevista anche un'altra scultura dell'artista Paolo Annibali, i progettisti hanno ritenuto opportuno dare una nuova disposizione alle statue. La "Retara" sarà spostata verso il lato sud all'ingresso di Via Custoza, sopra un piedistallo e sarà illuminata.

Le motivazioni di questa scelta saranno sicuramente parecchie e provo a indovinarne qualcuna: la "Retara" già troppo vicina all'"ancora", sarebbe "soffocata" dalla nuova scultura che prevede anche la piantumazione di un piccolo boschetto.

Ancora, la "Retara", posta all'ingresso della piccola strada pedonale che porta al vecchio quartiere marinaro, ripete lo schema di Viale Moretti con le statue di Baj e di Consorti poste su vie laterali.

Insomma, la "Retara" non sarà gettata via, ma solo spostata di qualche metro per rendere, fidandomi dell'architetto progettista, più armonioso l'insieme. Sarà inoltre possibile organizzare attorno alla statua "simbolo della marineria", finalmente più visibile perché isolata, incontri culturali dedicati al mare e al dialetto.

Mi riesce, quindi, difficile capire i motivi del coro di voci che si è alzato contro il progetto di miglioramento della piazza, da parte di alcuni pochi cittadini che parlano di offesa alla cultura marinara.

O forse questi motivi li posso vedere chiari, nella paura del nuovo che porta, come sempre è accaduto nella storia, ad una resistenza sterile, estrema e senza ragioni, al CAMBIAMENTO.

Ritengo che la cultura del CAMBIAMENTO sia fondamentale, oggi, per uscire dal momento di crisi che stiamo vivendo e approvo il coraggio di un'amministrazione che ha la forza di decidere questo CAMBIAMENTO anche in una piccola piazza della città.

A incoraggiamento del sindaco e dei progettisti voglio solo ricordare che Parigi sarebbe meno bella se i suoi amministratori, un secolo fa, avessero dato retta al solito coro di voci e alle critiche di molti parigini e avessero smontato la Tour Eiffel.

Comunque, a piazza conclusa, rimane sempre la mia penna, libera e non ancora spuntata, per scrivere di severe critiche o di lodi al CAMBIAMENTO.

22/02/2009





        
  



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