Lisola della nebbia dove Fede e Ragione si riconoscono
San Benedetto del Tronto | Tra memoria storica e fine ricerca letteraria, Giuseppe Romani parla delle eterne domande delluomo con una storia da leggere tutta dun fiato.
di Martina Oddi
Presentazione di L'isola degli ignoti
"Un sogno ad occhi aperti - dice l'autore - un'avventura che ho vissuto grazie soprattutto all'aiuto di Margherita Sorge, che mi ha supportato e sopportato".
Un viaggio nella nebbia su una barca guidata da Dante, il giorno dei Morti. L'approdo su un'isola persa nelle contraddizioni e immersa nell'oscurità, in qualche luogo sul versante opposto dell'Adriatico, dove si incontrano creature strane e dannate. Come gli iperpensanti, i telematici, gli acefali, monadi chiuse incapaci di relazione e movimento, in quest'isola che nega l'eccesso umano ricorrendovi in modo estremo secondo quella che il prof. Novelli chiama antropologia critica radicale.
Ma è nella capacità di relazione, affidata ai protagonisti dei dialoghi, che si contrappone la ricerca e il suo movimento vitalizzante, incarnata nell'umanità riscattata dei personaggi folkloristici della memoria storica sambenedettese, come Massimo l'Atermico, o Mimì Buon Giò. Un senso di anelito alla conoscenza, che porta il protagonista di fronte alla dialettica tra Fede e Raziocinio, lasciando la porta aperta al lettore, e non costringendolo ad arrendersi di fronte a una verità dogmatica, come sottolinea Padre Leopoldo Cristinelli.
Conoscenza che è riconoscenza, dipanata attraverso i quattro livelli interpretativi. La lettura filosofica, che si nutre della figura dell'isola persa nell'oscurità della nebbia in cui l'uomo è posto di fronte all'immensità del creato e cerca, disorientato, delle risposte. Quella letteraria e simbolica, che vive nella lunga citazione dantesca e nei riferimenti dotti di cui è cosparso il testo. La visione religiosa, nella dialettica tra l'esistenza e la presenza di Dio, e nella Fede come atto di riconoscimento di un bisogno trascendente vivo in noi. E, infine, quella che parla delle radici, della comune origine e del senso del destino che si compie tra simili, spiegata bene dallo storico Gabriele Cavezzi.
La certezza su cui, in mezzo al dubbio, l'autore sente di poter confidare è nel messaggio finale, come ricorda Monsignor Gestori, tutto nella mani di Cristo, quando accoglie nella luce e dà il benvenuto a quelli che tornano, dopo un lungo e pericoloso viaggio in mezzo al mare mosso della vita.
|
28/02/2011
Altri articoli di...
Cultura e Spettacolo
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
TEDxFermo sorprende a FermHamente (segue)
53 anni di Macerata Jazz (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
A RisorgiMarche il Premio "Cultura in Verde" (segue)
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
La Nuova Barberia Carloni apre un tris di spettacoli (segue)
San Benedetto
Studenti omaggiano il Milite Ignoto (segue)
Samb: Serafino è il nuovo presidente! (segue)
Istituto Professionale di Cupra Marittima: innovazione a tutto campo. (segue)
Open Day a Cupra Marittima, al via il nuovo corso Web Community – Web Marketing (segue)
GROTTAMMARE - ANCONITANA 1 - 3 (segue)
SAN MARCO LORESE - GROTTAMMARE 1 - 0 (segue)
UGL Medici:"Riteniamo che gli infermieri e i medici debbano essere retribuiti dalla ASUR5" (segue)
Premiato il cortometraggio intitolato "Sogni di Rinascita- Sibillini nel cuore" (segue)
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Kevin Gjergji