Lo Chaabi di Sherine
San Benedetto del Tronto | Sherine "Ana Ktir"
di
Sherine
"Ana ktir"
In soli dieci giorni i dieci milioni di contatti complessivi su You Tube fanno di Sherine una delle stelle più grandi dell'attuale mondo musicale arabo. Con "Ana ktir", un album molto atteso in tutto il medio oriente, Sherine Ahmed Abdel Wahab giunge al suo quarto disco nel quale fonde egregiamente le più classiche melopee orientali con elettronica, pop e arrangiamenti orchestrali che accorpano oriente ed occidente (basterebbe un brano come "Koly Melkak" per dare un'idea, ma anche la bellissima "Ya Layali" non è da meno).
Nata al Cairo nel 1980 e nipote di uno dei più grandi compositori egiziani, quel Mohammed Abd El-Wahaab, che con Oum Kalthoum brilla come la stella più fulgida del firmamento arabo, Sherine, con la sua presenza e la sua vita privata, ha scosso in passato l'opinione pubblica grazie alla continua ricerca di indipendenza personale ed artistica. Il suo ultimo matrimonio con l'arrangiatore Mohammad Mustafa, giunto dopo anni di convivenza, ha riempito le cronache scandalistiche del paese ma ha anche portato l'artista ad una grande maturità che l'hanno oggi trasformata nella regina dello chaabi (la pop musica egiziana che negli ultimi anni ha veicolato anche idee e posizioni politiche). E a proposito di prese di posizione politica Sherine ha diviso nuovamente il suo pubblico schierandosi apertamente a favore di Abdel Fattah el-Sisi, principale oppositore del presidente Mohamed Morsi (per la cronaca il suo ultimo concerto estivo al Cairo fu interrotto bruscamente). Il sincretismo sonoro che suo marito le ha costruito intorno la avvicina, per molti aspetti, con la turca Sezen Aksu (ascoltate la bellissima "Ana Keteer" linkata qui sotto per una prova dimostrativa) ma nei suoni di "Ana Ktir" si mescolano i Kraftewerk e Giorgio Moroder, la libanese Fairuz e la "rosa algerina", scomparsa di recente, Warda, modello tipico di un pan-arabismo che ha prodotto molti proseliti.
Ci sono qui riflessi andalusi ("Mota5tha Men Al Ayam") mescolati con sapienti giochi orchestrali ma anche riflessi di forte interiorità tipici dei suoni armeni del duduk ("Khaynen" e "Mosh Khayfa"). Non manca nemmeno il pop un po' banalotto à la Shakira con canzonette come "Qelt Noom" o "W Meen Ekhtar" ma sicuramente è un peccato veniale che non sminuisce un bel lavoro come questo che cantando l'amore con "Tajrba Mo2lema" e "Koly Melkak" si riprende tutta la sua intensità grazie al suo splendido vibrato.
http://www.youtube.com/watch?v=ks4OSe5moH0
Voto 7/10
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07/02/2014
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