Giunta la notizia, il sindaco la accoglie con un serafico "me l'aspettavo! Segnali chiari che il progetto non sarebbe mai decollato si avevano già dai giorni in cui era stato sollevato il problema del Ballarin". La motivazione addotta per il diniego è basata sulla mancata proprietà dell'area su cui l'opera doveva sorgere, una pregiudiziale che ha bloccato successive valutazioni, che però al sindaco Gaspari suona un po' come una malcelata volontà di non voler fare.

Ma la città va avanti, risponde il primo cittadino, spiegando come in tema di urbanistica e sviluppo del territorio a San Benedetto non si sta con le mani in mano aspettando che piovano soldi dal cielo. Dato confortante, ma fa un po' riflettere l'opportunità persa, tanto da chiedersi: l'intento era fare qualcosa per San Benedetto? In questo caso tanto c'è da fare, e il restyling del lungomare è una delle tante opere che potrebbero connotare il territorio, come si proponeva il prodigo Marini Marini.

Ma se i soldi ci sono, ci sono i bisogni da soddisfare, ci sono l'impegno di chi si spende in prima persona e le polemiche ad ogni passo, fosse a mancare una reale volontà di agire? Volontà che soccombono, volontà che prevalgono, all'insegna di piccole e grandi ostilità, di metodo e di principio, sembrano determinare lo sviluppo anche della campagna elettorale.

Mentre SEL rivendica la sua chance di affermare la propria spinta innovativa alle primarie, e lamenta l'accordo ad escludendum dei partiti della coalizione a scapito di Spadoni, il sindaco fa esercizio di logica riducendo la questione dell'appoggio già espresso dalla coalizione a suo vantaggio a una mera condizione di opportunità e coerenza politica. E ribadisce che l'ultima parola spetta comunque agli elettori. Così sia.