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Grande attesa per il concerto di Toquinho. Domenica 18 marzo al Palariviera

San Benedetto del Tronto | Il progetto artistico è un omaggio alla musica brasiliana e un tributo a tutti quei grandi amici con cui Toquinho ha condiviso tanta musica e tanta poesia

di Stefania Mezzina

Toquinho a San Benedetto del Tronto, per festeggiare i 50 anni di carriera.

Sarà brevissimo, il tour italiano del grande musicista brasiliano di origini italiane: saranno solamente 5 date, con debutto proprio a San Benedetto del Tronto.

Succederà domenica 18 marzo all'Auditorium del Palariviera, con l'organizzazione della Atena Eventi e Medusa Eventi.

L'evento è patrocinato dal Comune di San Benedetto, in particolare dagli Assessorati al Turismo e alla Cultura.

Il progetto artistico è un omaggio alla musica brasiliana e un tributo a tutti quei grandi amici con cui Toquinho, pseudonimo di Antonio Pecci Filho (San Paolo, 6 luglio 1946), ha condiviso tanta musica e tanta poesia.

Sul palco con lui ci sarà la bravissima Greta Panettieri, che lo accompagnerà nei duetti in passato interpretati con grandi figure del panorama musicale femminile italiano, Ornella Vanoni solo per citarne una.

Sicuramente sarà uno spettacolo di grande fascino.

Il concerto entra direttamente in quell'anima poetica della Bossa Nova e nella magia inconfondibile degli "Afro Sambas", ripercorrendo tutti i brani che hanno fatto innamorare il pubblico in tutto il mondo.

Ma basterà un concerto per sintetizzare 50 anni di carriera e successi?

Lo abbiamo chiesto proprio a Toquinho, oppure «Toco», come amava chiamarlo Vinicius De Moraes, con la sua voce calda e quel tocco delicato sulla chitarra, insieme alla splendida voce della brasiliana Selma Hernandes, è l'espressione più pura e veritiera della forza e della storia musicale del Brasile.

"Il tempo non cancella ciò che brucia nella nostra anima.Questa lunga traiettoria può essere raggiunta solo con grande dedizione.

Mi considero un artigiano, sempre supportato dalla chitarra che rappresenta l'inizio e lo sviluppo di tutto.

E la musica sarà sempre una fiamma per riscaldare la mia dedizione allo strumento."Per vivere un grande amore": "Io non cammino da solo / camminare solo in buona compagnia / con la mia chitarra / il mio canto e poesia".

Cosa dovrà aspettarsi chi verrà ad ascoltarla?

"Ogni spettacolo è anche un modo per festeggiare la mia formazione musicale, che ha permesso questo percorso.

Oltre il mio più grande maestro, Paulinho Nogueira, ho avuto lezioni di armonia con Edgard Gianullo e acquisito una certa conoscenza della chitarra classica con Isaias Savio, oltre a seguire le prestazioni di Toribio Santos.

In aggiunta a ciò, ho avuto lezioni di orchestrazione con il maestro Léo Peracchi. E per completare questo mix di tendenze sono sempre stato appassionato dello stile di Baden Powell.

Nel mezzo di questa traiettoria di apprendimento sono emerse le partnership che danno grande valore alle mie composizioni. Del resto, la vita è stata incaricata di mostrarmi valori e percorsi che sapevo usare usando il mio più grande talento: quello di strumentista".

Nella sua lunga carriera ha dato vita a numerose collaborazioni artistiche, con grandi interpreti e musicisti, anche italiani: proprio in Italia, quali sono i suoi ricordi in tal senso?

"Tutte le partnership sono il risultato di un rapporto umano basato sull'amicizia e sulla fiducia reciproca. L'amicizia rafforza ogni legame professionale.

I partner iniziano a capirsi l'un l'altro, con la sincronia degli occhi, e questa sincronizzazione scorre attraverso le voci e le mani nell'esecuzione dei loro strumenti.

Sembra che tutto obbedisca a una linea di convergenza che finisce nella soddisfazione del pubblico: in questo scambio di esperienze, sorge la disponibilità per la composizione.

Il piacere della dedizione nella ricerca della parola giusta, la rima appropriata per ogni accordo. Molti dei miei partner sono stati e sono anche grandi musicisti, condizioni che possono migliorare ulteriormente la creazione melodica.

In questi oltre 50 anni di carriera mi sento privilegiato di aver lavorato con partner che hanno contribuito solo alla positiva evoluzione della mia traiettoria musicale.

In relazione all'Italia, apprezzo il mio primo lavoro con Ungaretti nel 1969, "La vita, amico, è l'arte dell'incontro"; poi con Bardotti in "L'Arca" e azionamento memorabile con Ornella Vanoni nel 1976.

Dopo la morte di Vinicio, il mio successo "Acquarello" collaborazione con Maurizio Fabrizio e Guido Morra, ancora prodotto molte altre canzoni.

Più recentemente, incontri con Fiorella Mannoia, Carla Cocco, e un duetto indimenticabile con Andrea Bocelli".

Ci racconta il suo rapporto con l'Italia, artistico, ma anche di vita?

"L'Italia per me è la mia seconda patria. La mia discendenza è assolutamente italiana, da parte di madre e padre.

Qui mi sento bene, tra amici, in una terra calda e familiare. La musica italiana aveva frequentato la mia casa sin dalla mia infanzia, nei dischi che mio padre ascoltava, nelle canzoni che mia madre cantava.

Poi la musica romantica degli anni '60, con Domenico Modugno, Sergio Endrigo, i Festival di San Remo, tutto ciò ha suscitato la mia sensibilità.

Fino a quando ho avuto l'onore e il piacere di lavorare con nomi meravigliosi come Bardotti, Iodice, Fabrizio, cantare con Lucio Dalla, con Ornella Vanoni, anche con Andrea Bocelli.

Penso che gran parte della mia melodia abbia a che fare con la moderna canzone italiana, amo essere qui, amo il pubblico italiano e mi sento assolutamente a mio agio.

I progressi hanno un po' cambiato il volto dell'Italia, ma il rapporto con il Paese rimane lo stesso: calore, simpatia e gioia per essere qui".

Il primo concerto del tour è in programma a San Benedetto del Tronto: conosce questa città?

"Mi sono documentato su questa splendida città italiana, piccola di estensione e enorme nella dimensione umana. Appoggiata sulla costa adriatica e benedetta dalla magia del mare, offre panorami mozzafiato, che potrebbero, se non si sta attenti, farci distrarre dal palco per le sue bellezze naturali.

Solo l'Italia offre queste emozioni e questa connessione tra uomo e natura".

Nonostante i genitori brasiliani di nascita, il cognome di Toquinho denuncia origini italiane. Il nonno paterno era, infatti nativo di Toro, in Molise, e la nonna paterna era nata in Calabria; i nonni materni venivano invece da Mantova.

Da piccolo era chiamato da tutti Toninho, diminutivo di Antonio. Fu sua madre a trasformare il nomignolo nel vezzeggiativo Toquinho, dopo averlo visto accennare a lievi passi di danza.

L'artista crebbe nel clima musicale degli anni cinquanta in cui fiorivano le sperimentazioni del pianista Johnny Alf e dei cantanti Dick Farney e Lúcio Alves. Al loro fianco si sviluppavano i germi della bossa nova, grazie ai contributi, fra gli altri, di João Gilberto, Tom Jobim, Vinicius de Moraes, Ronaldo Bôscoli, Roberto Menescal, Carlos Lyra, Baden Powell.

Dopo avere imparato a suonare la chitarra sotto la guida del virtuoso strumentista e compositore Paulinho Nogueira, non ancora ventenne decise di intraprendere la carriera musicale dopo aver conosciuto Chico Buarque de Hollanda.

A metà degli anni sessanta, Toquinho esordì come compositore scrivendo "Lua Cheia" e venne a contatto con l'ambiente artistico e intellettuale che si era radunato a Rio de Janeiro, e lì ebbe occasione di crescere culturalmente e musicalmente grazie alle collaborazioni con gli artisti che qualche anno prima avevano dato vita al sound innovativo.

L'incontro che segnò la sua carriera avvenne nel 1969; Toquinho strinse amicizia con il poeta Vinicius de Moraes e si legò a lui in un sodalizio artistico di lunga durata.

Gli anni settanta lo videro allontanarsi dal Brasile per sfuggire alle pesanti conseguenze del colpo di Stato militare che limitava la libertà di espressione.

Assieme a Chico Buarque approdò in Italia che divenne la sua seconda patria. Dopo un breve rientro nel paese natale, ritornò in Italia dove fu raggiunto da Vinicius e dove lavorò anche con Sergio Endrigo e Sergio Bardotti, oltre a registrare le popolari incisioni con il poeta brasiliano e Ornella Vanoni.

Ha inciso sedici album con Vinícius de Moraes e altri dischi collaborando in particolare con Ornella Vanoni (La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria).

È diventato popolarissimo in Italia nel 1969 suonando nel disco "La vita, amico, è l'arte dell'incontro", realizzato da Sergio Endrigo, Vinícius de Moraes e Giuseppe Ungaretti , e che è la sua prima incisione in Italia; l'anno successivo ha collaborato con Ennio Morricone nella Realizzazione del disco Per un pugno di samba di Chico Buarque de Hollanda.

Nel 1983 ha ottenuto un notevole successo con l'album Acquarello, scritto insieme a Maurizio Fabrizio e Guido Morra e acclamato sia in Italia che in Sudamerica dove venne pubblicato col titolo Aquarela nel quale ha inserito una cover in brasiliano del brano "Tutta 'n'ata storia" di Pino Daniele.

Nel 1990 ha partecipato al Festival di Sanremo cantando in portoghese la canzone di Paola Turci "Ringrazio Dio". Il titolo della canzone era Nas asas de um violão (Sulle ali di una chitarra).

È stato protagonista di due tournée con Fred Bongusto, nel 1993 in Italia e nel 1996 in Brasile; nel 2003 il tour con Grazia Di Michele.

Per il concerto di domenica 18 marzo alle ore 21 sono ancora disponibili biglietti, per chi non volesse perdersi questo grande appuntamento con la musica internazionale.

I biglietti sono reperibili nei punti vendita ciaotickets, su ciaotickets.com e presso la biglietteria del Palariviera in orari di cinema.

 

16/03/2018





        
  



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