15 Marzo 2004, uno dei tanti check point a pochi chilometri da Nablus (Cisgiordania). La gente palestinese si accalca in attesa di poter passare, i militari perquisiscono bagagli e persone una ad una. È il turno di un bambino dell'età di 10 anni, ha con sé una sacca.

All'apparenza uno scolaretto, come tanti altri nel mondo, che si avvia verso la scuola. La soldatessa di servizio lo ferma, si fa dare lo zainetto, lo apre e, anziché abbecedario e matite, trova tritolo e pezzi di ferramenta. È il panico. Il ragazzino viene fermato, intervengono gli artificieri che fanno brillare l'esplosivo confezionato da "perfetta cintura del Kamikaze".

L'incredibile verità è subito chiara e lampante per tutti: il bambino è stato utilizzato dai militanti dell'Intifada per trasportare un ordigno esplosivo pronto per l'uso (del peso complessivo fra i sette e i dieci chilogrammi) oltre le linee di controllo in territorio israeliano, per farne poi l'uso che si può ben immaginare. Il bambino ha anche spiegato alla soldatessa israeliana che ispezionava il suo zaino che gli era stato promesso un compenso una volta portata a termine la missione.

È questo dunque il punto al quale sono arrivati i terroristi nella loro logica di sopraffazione. Agghiacciante la coerenza e la determinazione alla distruzione che li spinge a coinvolgere gli innocenti. Non solo come inconsapevoli bersagli delle loro incoscienti azioni, ma come collaboratori nelle manovre più rischiose.

Oggi più che mai lo spirito e i valori che hanno combattuto le battaglie (fredde o calde) contro gli "ismi" che hanno insanguinato il mondo nel ventesimo secolo (fascismo, nazismo e comunismo), devono riprendere forza perché, anche nel ventunesimo secolo non si può soccombere alle logiche del terrore e della sopraffazione.

*Coordinatore Forza Italia Giovani di Grottammare