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Il messaggio pasquale del Vescovo alla Diocesi

San Benedetto del Tronto | "La nostra gioia deriva dalla fede in Cristo risuscitato, non rimane intaccata dalle prove della vita".

di S.E. Gervasio Gestori


Carissimi,
“sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva” (1 Pt 1,3).

Queste parole della lettera di S. Pietro contengono in sintesi il messaggio della Pasqua: Gesù è risorto per donare a quanti avrebbero creduto in lui un nuovo modo di vivere, illuminato da una speranza talmente forte da rendere felice ogni persona. “Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove” (1 Pt 1,6). La nostra gioia deriva dalla fede in Cristo risuscitato, non rimane intaccata dalle prove della vita, e se anche le difficoltà non mancheranno, esse serviranno per provare la fede e renderla più sicura.

Prima di arrivare alla gloria della risurrezione Gesù ha dovuto subire la prova della Passione e della Morte in croce: “messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito” (1 Pt 3, 18). Questo vale anche per tutti noi, chiamati dalla fede in lui a coltivare quella speranza, che ci dona la serenità nella vita di ogni giorno e ci promette una felicità senza fine nella vita eterna.

 Carissimi, poiché desidero ardentemente la gioia per tutti voi,  anch’io vi ripeto le parole dell’apostolo Pietro: “Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,9).

E’ questa la grande fortuna di essere cristiani, è questo il dono per avere accolto la redenzione operata da Gesù morto in croce e risorto il mattino di Pasqua, abbiamo qui il nostro destino di vivere quella beatitudine evangelica, che permette di godere già su questa terra il centuplo promesso dal Signore a quanti avrebbero creduto in lui.

Avere la fede in Gesù risorto e poter sperare nella sua salvezza è la felicità concreta della vita cristiana, contro la quale si è tentati  specialmente quando arrivano le prove di una sofferenza, di qualche malattia, della incomprensione da parte di chi ci sta accanto.

In questi momenti, allora, può subentrare uno dei mali più sottili dell’animo umano, consistente nella tristezza che conduce alla disperazione. Questa tristezza addormenta lo spirito fino a renderlo inerte e la persona colpita si abbandona ad una desolazione, che impedisce di agire, anche se risulta comoda quasi come una droga. Questa malattia è la radicale negazione della Pasqua del Signore, che è invece evento di gioia e di speranza.

 La tristezza, che svuota la vita privandola di senso, è stata definita come “elisir del demonio”: “Il peccato contro la speranza – il più mortale di tutti – è forse il meglio accolto, il più accarezzato. Ci vuole  molto tempo per riconoscerlo, e la tristezza che lo annuncia e lo precede è così dolce! E’ il più ricco degli elisir del demonio, la sua ambrosia” (R. Bernanos, Diario di un curato di campagna). Esistono purtroppo delle persone che, pur soffrendo, non vogliono essere aiutate ad uscire dalla loro disperazione, e se anche dicono di volere la liberazione dal male che le attanaglia, nulla fanno per venirne fuori.

La fede in Gesù, crocifisso e veramente risorto, e cioè la fede in una persona concreta, che per amore accolse la morte sul Calvario e che il mattino di Pasqua inaspettatamente si presentò vivo ai discepoli meravigliati ed increduli, questa fede è la risposta contro i mali profondi della nostra vita quotidiana ed è la grande speranza capace di donare gioia vera. Se a tante persone di oggi il cristianesimo appare astratto e lontano dalle esigenze attuali, e se da alcuni credenti viene vissuto come un fatto marginale ed irrilevante sulle scelte della vita personale e sociale, questo dipende dall’avere ridotto la fede  cristiana ad una specie di filosofia e ad una grande ideologia, anche se ricca di valori.

Occorre ritornare alla fede, che ci fa incontrare il Gesù della storia e ci mette in comunione di vita con lui. Quando la persona fa questa esperienza, allora tutta la forza della fede esplode in maniera imprevedibile e si vive dentro una realtà, che mettendo al centro il Signore non può assolutamente fare a meno di lui, perchè Gesù ha ormai cambiato completamente la vita.

Carissimi,
la Pasqua in arrivo ci domanda non tanto un soprassalto teorico di fede ed un più profondo indottrinamento religioso. Nemmeno ci chiede la sola partecipazione ai riti affascinanti della Liturgia, che spesso tuttavia vede una celebrazione stanca o solo emotiva e povera di vigore spirituale. Anche l’incontro con la centralità di Cristo  è importante, ma non basta la proclamazione.

Invece, occorre che lo sguardo di Gesù in Croce produca dentro di noi quella trasformazione della vita e quella adesione di fede in Lui, che fa sperare anche durante le prove e permette di gioire anche nelle sofferenze. E’ il Crocifisso che dona speranza ed è il Risorto che offre gioia e forza per andare avanti nella vita. Non si tratta qui di compiere particolari ricerche intellettuali, perché tante donne e tanti uomini, anche delle nostre Comunità cristiane, stanno già vivendo, semplicemente ma realmente, questa formidabile ed affascinante dimensione della esperienza cristiana. Sono le persone “beate” di cui parla il Vangelo.

Gesù risorto disse: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,31). E’ questo augurio che presento a tutti voi, carissimi: Siate beati, per la fede nel Signore risorto!  Buona Pasqua!

Con la mia benedizione.                   

22/03/2005





        
  



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