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Il teatro “si scrive sulla sabbia”

San Benedetto del Tronto | Lo sa bene chi dedica al palcoscenico il proprio impegno artistico e intellettuale.

Al calare del sipario, il complesso sistema di segni, codici, convenzioni e suggestioni di cui ogni spettacolo si compone, svanisce in un soffio. Rimangono soltanto i ricordi, le riflessioni e le emozioni suscitate, tutt’affatto soggettive: diverse da spettatore a spettatore, di sera in sera… “Fermare” il teatro sulla pagina, sulla pellicola fotografica o in video nel tentativo di restituire appieno il sortilegio e il palpito di quest’arte – più d’ogni altra legata all’effimero, all’illusorio, all’hic et nunc – rappresenta dunque un’operazione destinata a rimanere parziale. Eppure si tratta di un’operazione coraggiosa e fondamentale.
Antonio Calenda

Perché di quella “grande magia” che avviene sul palcoscenico è importante raccogliere al meno i frammenti, le impressioni, a testimonianza della storia di un’arte irripetibile e del generoso lavoro concreto, creativo, di pensiero, di tutti coloro che ad essa votano la propria esistenza.

L’interessante libro proposto da Maddalena Lenti si muove proprio in tale prospettiva e cerca di ovviare a quest’“impalpabilità” attraverso la voce di testimoni di assoluta eccellenza: gli attori.

Essi sono cuore e strumento del teatro, ne conservano la memoria e ne trasmettono le vibrazioni, ne incarnano contemporaneamente la spiritualità e la materialità: tramite le loro riflessioni ed i loro vivi ricordi, l’autrice sceglie di costruire un avvincente percorso da cui si evince molto della civiltà teatrale di oggi. Conversazioni dunque che si spingono acutamente al di là della mera memoria personale di ognuno per raccogliere le res gestae, e con esse le acute induzioni, di un folto – ma ponderatamente selezionato – manipolo di interpreti di valore, nei cui nomi potremo riconoscere i fondamenti dell’attuale scena italiana.

Molto apprezzabile dunque per la “collocazione documentale” offerta all’attore italiano, l’opera di Maddalena Lenti risulta ancor più preziosa per l’atteggiamento dell’autrice che mostra contemporaneamente sensibilità e competenza verso l’arte attorale. Nell’articolato reticolo delle domande che pone ai suoi intervistati, vi è una sorta di “teleologia” che le consente di mirare al teatro con abilità epistemologica, ma anche con una passione sincera attraverso cui intravede il profilo dell’imprescindibile universo dell’attore.

24/03/2006





        
  



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