Dallo studio sulle barriere frangiflutti opportunità di sviluppo per il turismo locale
| Presentato lo stato di avanzamento delle ricerche: gli appassionati del mondo subacqueo scopriranno un "pezzo di mare" inaspettato
di Arianna Teseo
Nuove prospettive di sviluppo per il turismo locale grazie al variegato patrimonio naturale che caratterizza il tratto di costa tra San Benedetto del Tronto e Pedaso. A popolare infatti la realtà sottomarina del futuro Parco Marino del Piceno sono ben ventiquattro specie di animali acquatici, sette tipologie di invertebrati e la cosiddetta “ulva rigida”, ovvero la lattuga di mare.
Questo, in sintesi, quanto emerso dalla conferenza stampa che si è svolta nel pomeriggio di ieri nell’Aula Magna del Centro Unicram (Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Camerino) a San Benedetto del Tronto. Presenti all’incontro, oltre al Prof. Alberto Cresci e al Prof. Massimo Sargolini, il Prof. Gian Luca Gregori, Consigliere d’Amministrazione della Carisap, il Presidente di Asteria Dante Bartolomei, il Direttore Luca Tarquini e la ricercatrice Daniela Zanzi.
L’individuazione e lo studio delle specie presenti, delle nicchie ecologiche, delle catene alimentari e di tutti i meccanismi che regolano il particolare habitat di riferimento sono state l’obiettivo di un importante progetto realizzato da Asteria, Istituto per lo Sviluppo Tecnologico e la Ricerca Applicata con la collaborazione operativa della Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto. L’iniziativa è resa possibile grazie alla Fondazione Carisap di Ascoli Piceno che, nella pregevole collaborazione con i ricercatori di Asteria, propone un importante investimento culturale e microeconomico per il futuro del nostro territorio, in linea con le scelte che hanno portato all’imminente istituzione del Parco Marino del Piceno, veicolo di miglioramento socioeconomico nel comparto ittico e turistico.
In particolare, il Prof. Gregori ha sottolineato «il rapporto positivo e produttivo della Fondazione con l’Istituto Asteria grazie ad una sinergia che sta portando avanti progetti con risvolti decisivi per il territorio e con il diretto coinvolgimento di ricercatori della nostra zona».
Il progetto, dal titolo: “Studio e verifica della funzione di conservazione e tutela delle specie ittiche presenti nei bassi fondali in prossimita’ delle barriere frangiflutti nell’area proposta a Parco Marino del Piceno”, basandosi sull’osservazione a medio termine delle attuali barriere marine presenti nel tratto di costa considerato prevede un’attività di studio e verifica dell’ecosistema delle acque circostanti le barriere artificiali.
l progetto, dunque, prevede importanti interventi per la salvaguardia, la valorizzazione e la fruizione delle risorse naturalistiche, storiche e culturali favorendo la creazione di itinerari turistici mirati, lo sviluppo delle attività compatibili con le diverse destinazioni d'uso del Parco legate alla pesca, alla navigazione, alla cantieristica navale, all'attività turistica, alla conservazione e ripristino della vegetazione naturale, alle attività portuali e ai servizi inerenti la balneazione. Ovviamente tali proposte dovranno essere coadiuvate dall’utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale e da interventi di riqualificazione delle strutture insediative del Parco, oltre che dalla creazione di un centro di educazione ambientale a San Benedetto del Tronto e dall’attivazione corsi di formazione relativi al settore turistico-ambientale.
«L’obiettivo dei nostri studi è quello di incrementare le potenzialità del pescato, attraverso lo sviluppo di microeconomie locali legate all’ambiente e al turismo, con risvolti occupazionali, sociali e culturali – ha spiegato Daniela Zanzi, ricercatrice di Asteria – ma si tratta anche di un formidabile strumento tecnico per rendere effettiva la realizzazione del “Parco Marino del Piceno”, modello conservativo per tutte le aree con i fondali marini bassi e sabbiosi. Dallo studio è emerso che alcune specie ittiche prediligono i fondali rocciosi come la Leccia e la Ricciole altre invece si avvicinano alle barriere approfittando del maggiore trofismo in prossimità degli scogli come la Bavosa Le barriere da un punto di vista biologico creano le condizioni per lo sviluppo di nicchie ecologiche tipiche dei fondali rocciosi creando delle interruzioni alla uniformità del fondale sabbioso caratteristico di questa costa. Lo studio ha previsto anche la realizzazione di un video sulle comunità ittiche presenti referenziato da osservazioni scientifiche».
Il turismo sottomarino legato alle attività di snorkeling, diving, pesca sportiva è infatti in continua crescita e, in tal senso, le Aree Marine Protette Mediterranee, che offrono servizi di attività subacquea, registrano un alto numero di visitatori attratti dal patrimonio dei fondali contribuendo così allo sviluppo sostenibile locale e incentivando l’ecoturismo e la destagionalizzazione del turismo stesso.
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24/03/2006
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