Ogni tanto una buona notizia. Siamo incalzati da un pagliaccio mediatico sempre più isterico, e siamo consapevoli (forse, chissà) che questo paese trascorre una fase acuta di stagnazione economica e di precarietà esistenziale (non riuscire ad arrivare con lo stipendio alla fine del mese intacca la psiche e l’esistenza, senza contare chi proprio lo stipendio non ce l’ha); un paese che negli ultimi cinque anni ha trovato il fondo e continua a raschiare, sotto la guida scellerata di un governo che ha sconvolto a colpi di “fiducia” o di maggioranza le regole fondamentali delle istituzioni repubblicane, del confronto politico e della vita civile.

 

Dicevo, ogni tanto, però, una buona notizia: da Città del Messico. Nella capitale messicana si è infatti tenuto, dal 14 al 19 marzo, il Forum alternativo per la difesa dell’acqua e si è lanciato il programma per la costituzione di un grande movimento internazionale sull’acqua. Un movimento che mira a ripristinare a livello globale la gestione sociale, partecipativa, comunitaria, in una parola, pubblica, delle risorse idriche, attualmente sfruttate in larga parte dalle grandi multinazionali come Vivendi, Danone, Nestlé (ma quest’ultima non fa i cioccolatini??).

 

Il Forum si è concluso con la stesura di una Dichiarazione finale da parte di rappresentanti di oltre 40 nazioni, che prevede la creazione di un quadro normativo internazionale per la difesa del diritto all’acqua: l’estensione dei tribunali dell’acqua in tutti i paesi; l’obbligo per i governi di risarcire i danni provocati alla salute umana e agli ecosistemi; lo sviluppo di tecnologie non invasive per l’estrazione, la distribuzione, il riciclaggio e la potabilizzazione dell’“oro blu”; l’impulso alle campagne di sensibilizzazione sul tema dell’acqua e sul problema della sua potenziale scarsità.

 

L’acqua è difatti un bene comune e non una merce; ciò significa che è un diritto umano inalienabile e non un prodotto che può essere distribuito e venduto sul mercato. Ma soprattutto, l’acqua è un bene vitale esauribile, minacciato dall’appropriazione dei privati e del libero mercato: non può sottostare a nessuna logica che non sia quella del suo consumo equo, responsabile e pubblico; non può soggiacere alla dottrina del profitto e neppure rispondere al problema occupazionale, se ciò ne comporta la privatizzazione e il lancio sul mercato.

 

C’è poi anche un’altra buona notizia, che ci riguarda più da vicino. Patrizia Sentinelli, responsabile del settore Ambiente di Rifondazione Comunista ha affermato che il concetto dell’acqua come diritto universale comincia “carsicamente” a penetrare il discorso politico. Vero? Sì, almeno per una certa parte di discorso politico (l’altro lo lasciamo scomparire, finalmente, tra un paio di settimane).

 

Nel Programma dell’Unione è scritto forte e chiaro: “l’acqua è un bene pubblico prezioso che va protetto in nome della vita e della salute pubblica. L’acqua per i bisogni primari è un diritto cui va garantita la disponibilità, oggi più che mai minacciata da fenomeni di inquinamento, dal suo uso distorto e dallo spreco. Nel settore cruciale dell’acqua dovranno essere assunti criteri di massima sensibilità, di precauzione, di forte investimento programmatico. 

 

In questo caso la distinzione fra rete e servizio è più complessa. Entrambe le funzioni dovranno dunque rimanere pubbliche …”. Finalmente il discorso sull’acqua come bene pubblico acquista cittadinanza politica: non la politica delle lottizzazioni e delle privatizzazioni, ma la Politica che amministra i Beni comuni, riconoscendo e garantendo l’inalienabilità di questo diritto universale. Possiamo cominciare a rimboccarci le maniche lasciandoci dietro le spalle gli slogan di buffoni e gregari ricominciando dalla A … come Acqua!