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La cultura dello sballo

San Benedetto del Tronto | Italia: Quarto posto per il consumo di psicofarmaci tra i giovani. Le ragazze sono il doppio dei maschi.

di Roberta Capriotti

Psicofarmaci

Allarmanti i dati che giungono dall'indagine internazionale Espad, l'European school project on alcohol and other drugs, sull'uso di sostanze stupefacenti tra i ragazzi di 15-16 anni, i cui dati sono stati raccolti nel 2007. A condurre lo studio per l'Italia sono stati i ricercatori dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa su un campione di circa 10 mila studenti. Aumenta il numero di studenti, soprattutto trai 15 e i 16 anni, che assumono sedativi e tranquillanti, senza prescrizione medica.

Secondo lo studio, i paesi dove con più frequenza si consumano psicofarmaci sono Polonia, Lituania e Francia-Principato di Monaco, dove circa il 15% degli studenti ha dichiarato di consumare queste sostanze, mentre i livelli più bassi si registrano in Armenia, Austria, Russia e Regno Unito (0-2%). In media, negli otto paesi in cima alla classifica, il numero di ragazze che dichiara di assumere tali sostanze senza prescrizione medica è superiore a quello dei maschi (8% contro 5%) e in Italia la percentuale femminile è pari al doppio di quella maschile (13% vs. 7%).

Nel nostro Paese la tendenza generale registrata dall'Ifc-Cnr è in aumento rispetto alla precedente indagine del 2003 e sta tornando al livello massimo registrato a metà anni '90: 11% nel 1995, 7% nel 1999, 6 % nel 2003 e 10% nel 2007.

Altrettanto preoccupante il dato, secondo i ricercatori, relativo al consumo di alcolici associato ai farmaci per "sballare", dichiarato dal 6% degli studenti a livello internazionale e dal 4% di quelli italiani. Il paese in cima alla classifica del consumo di questo mix è la Repubblica ceca (18%), mentre i livelli più bassi si osservano in Armenia e in Ucraina (1%).

Diminuisce lievemente, invece, il vizio del fumo che registra un -4% rispetto ai dati del 1995: in media, il 58% degli studenti nei paesi partecipanti ha infatti riferito di aver fumato sigarette almeno una volta, il 29% lo ha fatto durante gli ultimi 30 giorni. In Italia", rileva Sabrina Molinaro dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr, "ha fumato almeno una sigaretta nella vita il 61% degli studenti intervistati e siamo al sesto posto nella fra i primi dieci in Europa".

Quanto al consumo di alcool il nostro Paese segna una stabilizzazione nel caso di una o più volte negli ultimi 30 giorni, mentre aumenta in modo significativo il consumo episodico di quantità elevate di alcol (ovvero il binge drinking, che equivale a cinque o più bevute di fila) che interessa in particolare le ragazze passate dal 35 al 42% tra il 2003 e il 2007.

Invariato, infine, anche il consumo di sostanze illecite con il 18% degli studenti che ha dichiarato di avere fatto tale esperienza negli ultimi 12 mesi. In media, il 23% dei ragazzi e il 17% delle ragazze nei Paesi oggetto dell'indagine Espad hanno provato sostanze illecite almeno una volta nella vita. Cannabis in particolare, usata dal 19% degli studenti italiani nell'anno in questione. Mentre il 7% ha provato una o più delle altre sostanze tra anfetamine, cocaina, cocaina crack, ecstasy, LSD ed eroina.

Questi dati ci spingono ad una riflessione urgente sulle dinamiche e sulle problematiche giovanili e ad interrogarci sulle responsabilità di ciascuno.

Sempre più numerosi sono i giovani che dimenticano il valore prezioso della vita e della salute.

La famiglia, la scuola, le istituzioni devono impegnarsi nella ricerca di soluzioni che sostituiscano alla cultura dello sballo, dilagante tra i giovanissimi, una cultura della vita, dei suoi valori, del suo rispetto come diritto fondamentale, naturale, contemplato da tutte le costituzioni dei paesi civili.

Come inibire questi impulso smodato, irrefrenabile all'autodistruzione proprio dei giovani e ancor più dei giovanissimi?

Sicuramente mediante nuove modalità di educazione al significato della vita.

Sembra che le nuove generazioni cerchino il divertissement, l' oblio di sé , del proprio male di vivere, della propria inadeguatezza all'esistere non - come sosteneva Pascal - nell'impegno di una vita attiva,dinamica, attraverso il lavoro, lo studio, la ricerca di nuove mete da perseguire, ma nell'annullamento totale, fisico di se stessi, e di quanto più prezioso caratterizza l'uomo: la facoltà di pensare, di essere presenti a se stessi,di affrontare il mondo.

Il mal di vivere di cui tanto hanno parlato poeti,scrittori e filosofi sorto dalla consapevolezza dei propri limiti, della propria finitezza, non si traduce in un impulso a superare, a valicare quei limiti che la natura ci ha posto, in accettazione entusiastica piena della vita stessa, ma diventa un desiderio di non vivere,di abdicare alla vita.

28/03/2009





        
  



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