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Ascoli, un set cinematografico naturale

Ascoli Piceno | Definita più volte come una città-salotto, ciclicamente Ascoli viene riscoperta per le sue bellezze storico artistiche

di Rossella Rinaldi


Definita più volte come una città-salotto, ciclicamente Ascoli viene riscoperta per le sue bellezze storico artistiche. Non stupisce quindi il fatto che spesso le vie e le piazze picene siano state scelte per ambientarvi servizi fotografici pubblicitari, ma soprattutto film per il grande e per il piccolo schermo.

Indubbiamente quello che ha sempre attirato il mondo della comunicazione è l’immagine della città, che pare essere rimasta fuori dal mondo, con la sua architettura medioevale che si fonde con stili di altre epoche, da quella romana a quella moderna.

Questa bellezza estetica è simbolo di una cittadina di provincia modello, carica di significati.

Il prototipo della rappresentazione dell’ascolanità è indubbiamente il primo, importante, film girato nel capoluogo piceno (se si escludono dei documentari degli anni 10 dalla Cines dalle finalità divulgative…), I delfini di Francesco Maselli, del 1960, un capolavoro della cinematografia italiana del dopoguerra, oggetto qualche anno fa del restauro da parte della Fondazione Philip Morris Progetto Cinema (che ha curato anche la pubblicazione di un libro molto interessante, contenente lo spoglio della sceneggiatura).

Nel film, vicenda di giovani di provincia che ha delle lontane assonanze con I vitelloni di Fellini, ha una centralità simbolica il Caffè Meletti, luogo di snodo degli accadimenti, palcoscenico in cui gli attori, appartenenti ad una società aristocratica e ricca, borghese, recitano i loro ruoli imposti dalle convenzioni.

Il secondo, importante lungometraggio è Alfredo Alfredo (1972) di Pietro Germi (regista genovese innamorato della provincia picena, che aveva già sfruttato Spelonga, Arquata, Monterfortino e Montegallo per girare Serafino con Adriano Celentano): la star americana Dustin Hoffman e la conturbante Stefania Sandrelli sono una coppia ai tempi della legge sul divorzio e diventarono allora per un breve periodo “cittadini” di Ascoli.

Sia gli interni che gli esterni del film sono girati in un riconoscibilissimo centro storico e le comparse sono tutti cittadini ascolani.

La bella Mariarosa lavora presso la Farmacia Rosati, Alfredo presso la sede centrale della Cassa di Risparmio, l’ormai chiuso barbiere Lucioni di Corso Trieste; altre scene sono ambientate al Chiostro di San Francesco, al Bar Ideal…

Dello stesso anno è curiosamente Fratello sole, sorella luna di Zeffirelli, girato nella Piana di Castelluccio; e ancora, curiosando nella filmografia italiana Morirai a mezzanotte (1985), di Lamberto Bava, re dei film horror anni 70, un thriller.

Ma il film a cui più è affidato l’immaginario collettivo di Ascoli è sicuramente Il Grande Blek, forse perché opera di un concittadino, forse perché è un racconto di formazione che fedelmente ricalca le abitudini atemporali dei giovani autoctoni.

Anche qui ci sono scene ambientate prevalentemente nel centro storico, in piazza del Popolo, dove avvengono gli scontri tra rossi e neri, alla ragioneria, in una sala giochi, e naturalmente sulla spiaggia di San Benedetto.

Il regista Piccioni si dimostra innamorato della sua città, delle sue atmosfere, che saprà riprendere anche nel successivo Cuori al verde (vedi le sequenze girate al Teatro Ventidio Basso.

E cosa può definire meglio lo spirito ascolano delle parole pronunciate dalla voce over da Anselmo, il protagonista de I Delfini, durante la prima sequenza? “…è una città antica, come ce ne sono tante nell’Italia centrale, dove strade, palazzi, i muri stessi sono come impregnati di storia, di tradizione, di passato.

Ed è forse per questo che qui tutto finisce sempre per attutirsi, per soffocare. Sembra che non sia successo niente, e finiamo per crederlo anche noi…”

30/03/2006





        
  



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